Ospite del programma In 1/2 ora, il ministro Dario Franceschini apre a una possibile intesa del Partito Democratico con gli scissionisti di Bersani. Mossa per salvare il governo?
Torna a parlare Dario Franceschini che in un’intervista va controcorrente rispetto alle recenti dichiarazioni di Matteo Renzi e Maurizio Martina, non escludendo infatti un possibile accordo elettorale tra il Partito Democratico e il Movimento Democratici e Progressisti di Pierluigi Bersani.
Resta sempre più intricato il complesso rebus delle possibili alleanze in seno al centrosinistra italiano. Ospite del programma In ½ ora condotto da Lucia Annunziata, il ministro dei Beni Culturali si è detto possibilista per un accordo non solo con Bersani, ma anche con il Campo Progressista di Giuliano Pisapia e le forze centriste.
Sono aperte quindi le porte del Partito Democratico secondo Franceschini, che solo pochi giorni fa aveva apertamente lanciato un appello a Silvio Berlusconi allo scopo di trovare un’intesa sullo spinoso tema della legge elettorale.
Bisogna capire adesso però se le parole di Franceschini verso Bersani siano realmente un messaggio di pace dopo le turbolenze dei mesi scorsi, oppure se si è trattato solo un tentativo di calmare le acque visto i traballanti numeri al Senato su cui si regge questo governo Gentiloni.
Franceschini, apertura verso Bersani
Alla fine il vecchio spirito democristiano della mediazione è tornato a emergere nelle parole di Dario Franceschini. Il ministro comunque vale bene ricordare fu una delle figure che più si spese a febbraio per evitare la scissione di Bersani e i suoi.
Tentativi però alla fine furono inutili nonostante l’influenza e la corposità della corrente interna al PD che fa capo a Franceschini. Insomma, più che l’ala più spostata a sinistra dei dem, era lui che sembrava essere l’unica persona in grado di poter far dialogare Renzi e Bersani, nella speranza di poter mantenere il partito unito.
Consumata la separazione, Franceschini però con ogni probabilità culla ancora speranze di trovare adesso almeno un accordo in vista delle prossime elezioni, dove i voti degli scissionisti potrebbero far molto comodo al Partito Democratico.
Ecco quindi arrivare le parole del ministro durante la trasmissione In ½ ora, dove parla di porte aperte a chi fa parte della stessa area del PD in quanto, allo stato attuale, la situazione è quella di tre blocchi alla pari.
Se non avremo i numeri per governare da soli è evidente che qualche alleanza dovremo farla. Il Movimento Democratici e Progressisti fanno parte del nostro campo: poi c’è un tema Pisapia, ci sono gli alleati centristi, le forze più vicine. Dovremo avere la capacità di tenere le porte aperte.
Un discorso questo di Franceschini che assomiglia molto a quello fatto tempo addietro da Pisapia, quando l’ex sindaco di Milano parlava di ricostruire un nuovo Ulivo pluralista. Il problema però è che Matteo Renzi di avere di nuovo attorno Bersani e Speranza non ne vuol sentire nemmeno parlare.
La mano tesa del ministro agli scissionisti allora può avere anche una valenza diversa, ovvero quella di ammorbidire le posizioni dei bersaniani in Parlamento dove la maggioranza specie al Senato rischia di non avere i numeri per governare.
Una fragile maggioranza
Nei giorni scorsi è avvenuto un episodio che può essere definito emblematico a riguardo dell’attuale situazione in Parlamento. Dopo la nuova esplosione del caso Boschi-Banca Etruria, il Movimento 5 Stelle ha deciso di presentare una mozione di censura alla Camera verso la sottosegretaria.
Una decisione questa che ha fatto tirare un bel sospiro di sollievo al Partito Democratico: se i 5 Stelle avessero presentato il provvedimento al Senato, la mozione con ogni probabilità sarebbe stata accolta aprendo anche una crisi di governo. Alla Camera invece i numeri sono molto più ampi
Questo perché il sentore era quello che il Movimento Democratici e Progressisti avesse intenzione di votare a favore della mozione, con la maggioranza che a quel punto sarebbe stata salvata soltanto dal soccorso di Forza Italia o dei verdiniani.
Un altro esempio può essere ciò che è avvenuto in commissione Affari Costituzionali del Senato, dove il Partito Democratico è andato sotto nel designare il nuovo presidente impallinato in questo caso anche da alcuni alfaniani.
Più che dei voti alle prossime elezioni, il PD sembrerebbe aver al momento più necessità dell’appoggio dei bersaniani in Parlamento, dove gli scissionisti negli ultimi tempi hanno tirato più di uno scherzetto alla maggioranza.
Il messaggio di pace di Franceschini a Bersani può essere quindi interpretato in quest’ottica: niente più scherzi al Senato o nelle commissioni, poi magari possiamo cercare di trovare una convergenza alle prossime elezioni.
Scenario questo però molto improbabile vista la netta opposizione di Renzi a riguardo. Gli ultimi sondaggi politici dipingono un Partito Democratico in grande crescita e un Movimento Democratici e Progressisti invece in affanno.
Il fatto però è che questa rimonta al momento non basterebbe al PD per vincere le elezioni, con gli scissionisti che per garantirsi una presenza sicura nel prossimo Parlamento dovrebbero far fronte comune con Sinistra Italiana e Pisapia.
Il paradosso è che il centrosinistra unito sarebbe di gran lunga la prima forza politica del paese, vicino a raggiungere anche un premio di maggioranza fissato al 40%. Il problema però è che un’alleanza del genere al momento è soltanto una chimera.
Alla fine si dovrà aspettare che venga definita la nuova legge elettorale, ma anche su questo fronte l’impressione è che questa situazione di impasse sia destinata a durare ancora molto a lungo.
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