Le notevoli difficoltà dell’economia dell’eurozona stanno spingendo gli investitori a credere sempre più nell’ipotesi di un quantitative easing della BCE. E l’euro si svaluta
Gli investitori sembrano credere sempre più alla possibilità di un quantitative easing in Europa, complice la difficoltà dell’area euro di riprendersi dalla crisi economica che imperversa ormai da qualche anno. Troppi paesi restano in recessione e/o deflazione, così le misure monetarie ultra-espansive varate finora dalla BCE (tassi allo 0,05%, tassi sui depositi a -0,2%, aste T-Ltro, acquisti di Abs) potrebbero non essere sufficienti a garantire all’eurozona una ripresa sostenibile nel medio-lungo termine.
Il tasso di inflazione, poi, resta molto vicino allo zero e lontanissimo dai target della BCE (2% circa nel medio periodo). Inoltre la disoccupazione è su valori inaccettabili e la domanda interna è completamente bloccata. Lo stesso Mario Draghi si è detto preoccupato per la situazione, affermando che esistono più rischi al ribasso per l’economia che possibilità di ripresa. Il numero uno dell’Eurotower ha ricordato che la BCE potrebbe valutare sempre l’ipotesi di nuove misure monetarie non convenzionali, che includono chiaramente anche il quantitative easing.
Ormai sono in tanti a scommettere su questa possibilità anche se su questo punto non sarà affatto semplice superare le resistenze dei “falchi” della BCE (Jens Weidmann della Bundesbank in primis), senza contare che bisognerà capire fin dove potrebbe spingersi Draghi con gli acquisti di asset nell’ambito del mandato della BCE. Nel frattempo l’euro continua a svalutarsi sui mercati internazionali, offrendo agli esportatori europei un po’ di sollievo ma facendo però aumentare il costo dei beni importati (come le materie prime energetiche). Sul forex l’euro è sceso sotto 1,27 sul dollaro americano e resta debole anche nei confronti della sterlina.
Il tasso di cambio EURUSD è sceso fin sotto 1,2680, ai minimi da novembre 2012. La rottura del supporto di medio-lungo periodo di 1,2750 dovrebbe creare i presupposti per una maggiore spinta al ribasso. I prezzi sono ora attesi alla prova del supporto intermedio di 1,2650 ma, se anche qui ci sarà una caduta, il prossimo test sarà direttamente a 1,20, ovvero i bottom di luglio 2012. Questo target è stato già ipotizzato da Morgan Stanley entro il 2015, mentre Citigroup e Barclays vedono il cambio ancora più giù rispettivamente a 1,15 e 1,10. Un sondaggio condotto da Bloomberg vede in media il cambio euro/dollaro a 1,26 entro la metà del prossimo anno.
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