Il dollaro australiano resta sui minimi da quasi 7 anni, complice la frenata economica cinese e la caduta dei prezzi delle commodity. Ripresa difficile nel breve termine, ma valori sempre più in linea con il fair value stimato dagli esperti
Il 2016 non è iniziato di certo con il piede giusto per il dollaro australiano, complice le turbolenze finanziarie globali provocate dal crollo dei mercati azionari cinesi e dei prezzi delle materie prime. La valuta di Sidney è fortemente esposta alle notizie macroeconomiche provenienti dalla Cina, primo partner commerciale del paese oceanico in grado di assorbire più del 30% delle esportazioni australiane. La frenata economica di Pechino, che stanotte ha divulgato il dato sul pil leggermente più basso del previsto (+6,8%), sta avendo un impatto molto negativo sugli asset finanziari denominati in dollari australiani.
Sul forex la moneta oceanica è scesa fin sotto 0,69 contro il dollaro americano. Da un punto di vista tecnico, il tasso di cambio AUD/USD rischia un nuovo sell-off soprattutto in caso di bad news provenienti dalla Cina. L’Aussie, già sui minimi dalla primavera del 2009, rischia di sprofondare fino ai successivi supporti di lungo periodo posti tra 0,6250 e 0,60 (minimo che risale all’ultimo trimestre del 2008). Eppure gli esperti di forex iniziano a ritenere la discesa dell’Aussie fin troppo eccessiva, se si considera che la politica monetaria sta diventando molto più equilibrata dopo la necessaria fase accomodante che ha portato il cash rate fino al bottom assoluto del 2%.
La Reserve Bank of Australia inizia ad apprezzare i valori correnti, ritenuti tutto sommato in linea con il fair value della propria moneta, per cui eventuali forti discese sotto 0,69 – 0,68 potrebbero essere considerate anche interessanti opportunità d’acquisto in ottica di medio periodo. L’economia australiana sta migliorando, nonostante il crollo dei prezzi del minerale di ferro (sotto i 40$ al porto cinese di Quingdao), tanto che la disoccupazione è rimasta stabile al 5,8% mentre l’inflazione si è avvicinata al 2%. Nel breve termine, però, la risalita per l’Aussie appare quantomai complicata: più facile prevedere un movimento lateral-ribassista compreso tra 0,70 e 0,66.
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