Sul forex la moneta unica è in difficoltà a causa dei crescenti rischi di deflazione e di bassa crescita. Il cambio euro/dollaro continua a muoversi intorno a 1,36
L’anemica crescita economica evidenziata dalla Germania nel 2013, inferiore alle aspettative, e la conferma della politica monetaria accomodante da parte della BCE hanno trascinato al ribasso l’euro sui mercati valutari. A pesare sull’andamento della moneta unica sono state anche le prese di beneficio su bond e borse del Vecchio Continente, anche se gli investitori iniziano a concentrarsi maggiormente sui fondamentali macroeconomici che al momento di fatto non sorridono all’area euro. Nel consueto bollettino mensile, la BCE ha confermato per l’ennesima volta che i tassi di interesse resteranno su livelli bassissimi per un lungo periodo di tempo. Attualmente il costo del denaro nell’eurozona è pari allo 0,25%, che è il valore più basso di sempre.
L’Eurotower ha fatto sapere che continuerà a mantenere i tassi di riferimento sui valori attuali, o magari anche su livelli più bassi, allo scopo di sostenere la ripresa economica nel Vecchio Continente. La BCE resta ottimista sulle possibilità di recupero dell’economia dell’eurozona. L’istituto monetario di Francoforte inizia a scorgere qualche segnale di stabilizzazione sul fronte dell’occupazione, anche se l’ultimo dato è stato ancora una volta negativo con il tasso di disoccupazione medio nell’eurozona al livello record del 12,1%. A marzo 2008, quando la crisi finanziaria globale non era ancora del tutto entrata nel vivo, la disoccupazione nell’area euro era del 4,8% più bassa rispetto ad oggi.
E’ pur vero che la BCE ha dovuto fronteggiare anche la pericolosa crisi dei debiti sovrani tra il 2010 e il 2012, ma in ogni caso non è riuscita a fare un percorso simile a quello degli Stati Uniti, dove la disoccupazione è passata dal 10% del 2009 al 6,7% di fine 2013. L’Eurotower continua a ribadire che esistono sempre rischi al ribasso per la crescita economica nell’area euro, a causa dei possibili ritardi nell’implementazione delle riforme strutturali da parte dei singoli governi. Per quanto riguarda l’inflazione, i rischi restano sempre molto contenuti e anzi si guarda con attenzione alla discesa dei prezzi e quindi alle potenziali pressioni deflazionistiche. Per i prossimi mesi la BCE si aspetta che l’inflazione resti ancora sotto l’1%, ma pur sempre sotto controllo.
Il rischio di deflazione sembra non far paura nemmeno alla potente Bundesbank. Il governatore Jens Weidmann si è detto d’accordo con Mario Draghi sul fatto che non ci sia alcuna ragione per avere “irrazionali timori inflattivi” nell’eurozona. Il numero uno della Buba difende la politica dei tassi bassi, ma mette in guardia sul loro utilizzo per un periodo prolungato di tempo. Weidmann ritiene che l’Europa non rischia di finire nella “trappola della deflazione”, come accaduto nell’ultimo decennio in Giappone. Più pessimista su questo fronte è apparsa, invece, Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale. Secondo il numero uno del Fmi, i rischi di deflazione potrebbero rivelarsi disastrosi per l’economia mondiale.
Sul forex il tasso di cambio euro/dollaro resta piuttosto volatile, in attesa del meeting della Federal Reserve della prossima settimana. Le autorità monetarie di Washington dovrebbero ridurre ancora il piano di quantitative easing dagli attuali 75 miliardi di dollari a 65 miliardi, in particolare dopo la forte discesa della disoccupazione e la conferma di buoni tassi di crescita economica negli Stati Uniti. Ciò dovrebbe creare ulteriori pressioni al ribasso sul cambio euro/dollaro, che sta orbitando in area 1,36 ma che rischia ben presto di andare a testare l’area di supporto di 1,3550. In caso di discesa sotto questa area chiave, il cambio dovrebbe approfondire il ribasso fino a 1,35 prima e 1,34 poi nelle prossime settimane.
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