La banca centrale d’Australia lascia i tassi di interesse invariati, ma aggiunge: "L’AUD forte mette a rischio la ripresa".
La banca centrale dell’Australia ha mantenuto i tassi di interesse invariati per la decima riunione di politica monetaria consecutiva nella notte di martedì, giustificando la decisione elogiando la crescita continua del Paese nonostante l’apprezzamento del dollaro australiano.
In un mondo in cui le banche centrali sono costrette ad attuare tassi di interesse negativi, la Reserve Bank of Australia (RBA) ha lasciato i tassi al 2%, come ampiamente previsto dagli analisti.
La porta, tuttavia, rimane aperta ad un aumento dello stimolo di politica monetaria se le condizioni di inflazione, disoccupazione e dell’intera economia globale dovessero richiederlo, ma non vi è stato alcun segnale che la RBA possa muoversi presto.
"Il Consiglio ha convenuto che ci sono ragionevoli prospettive di crescita continua per l’economia",
ha detto il governatore della RBA Glenn Stevens in una breve dichiarazione.
"L’inflazione bassa continua potrebbe avvalorare un nuovo stimolo alla politica, che dovrà essere appropriato per dare sostegno alla domanda."
L’unico cambiamento importante nella dichiarazione della banca centrale d’Australia è l’aver notato che il dollaro australiano è salito di recente, in parte a causa della politica di allentamento da altre banche centrali.
"Nelle circostanze attuali, un apprezzamento del tasso di cambio potrebbe complicare la ripresa in corso dell’economia",
ha detto Stevens.
Alcuni investitori avevano previsto che il governatore della RBA avrebbe allarmato di più i mercati circa il pericolo dell’aumento del dollaro australiano, che è salito del 7% contro il dollaro USA nel mese di marzo.
Il risultante aggiustamento della posizioni short ha visto l’australiano salire fino a $0,7615, da quota 0,7583 $ di poco prima della decisione della RBA.
La reticenza di Stevens potrebbe riflettere una certa sicurezza che i rendimenti in Australia diventeranno sempre più essere attraenti dato che nelle altre maggiori economie mondiali sono o si stanno muovendo sotto lo zero. I titoli di debito australiano a 10 anni sono al 2,45 per cento, mentre il Giappone offre un rendimento di meno di 8 punti base.
E in Nuova Zelanda è in corso una situazione simile.
La Reserve Bank della Nuova Zelanda ha scioccato il mercato tagliando i tassi all’inizio di marzo, sottolineando come il calore del dollaro neozelandese sia ingiustificatamente elevato. Eppure, dopo una discesa iniziale, il kiwi è tornato a salire e ha chiuso il mese in rialzo.
Gli investitori sospettano che un ulteriore aumento del dollaro australiano, oltre gli 80 centesimi statunitensi, potrebbe costringere a rivedere la decisione sui tassi. Sul calendario economico si attendono i dati sull’inflazione per il primo trimestre alla fine di aprile; un risultato basso potrebbe essere una giustificazione valida per tagliare i tassi di interesse durante la prossima riunione.
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