Il 2014 sarà l’anno della riscossa del dollaro? Diversi fattori di matrice tecnica e fondamentale fanno presagire uno scenario diverso rispetto agli ultimi 12 mesi
Negli ultimi 12 mesi il dollaro americano ha sofferto molto sui mercati valutari, riuscendo a evidenziare buone performance soltanto nei confronti delle due monete maggiormente sotto stress negli ultimi mesi, ovvero lo yen e il dollaro australiano. Il biglietto verde si è piegato, però, alla forza di euro, sterlina e yuan, complice la minore richiesta di valute rifugio a seguito del graduale miglioramento della crisi dei debiti sovrani europei e del maggiore appetito per il rischio sui mercati finanziari globali. Inoltre il greenback ha dovuto fare i conti con i problemi dovuti al debt ceiling e allo shutdown, senza contare i continui rinvii del tapering da parte della Federal Reserve.
Il risultato è stato un dollaro ancora debole, ma nei prossimi 12 mesi lo scenario potrebbe cambiare. Gli analisti valutari che profetizzano una riscossa del dollaro nel 2014 sono in aumento e le ragioni tecnico-fondamentali sembrano essere effettivamente favorevoli alla valuta statunitense. Innanzitutto l’economia americana è in decisa crescita e ormai il ritiro degli stimoli monetari appare sempre più scontato, nonostante Janet Yellen (che sostituirà Bernanke alla guida della FED) abbia fatto intendere di voler continuare a inondare i mercati di liquidità a basso costo per sostenere ancora la ripresa economica negli USA. Tuttavia, il significativo miglioramento del pil e la disoccupazione scesa al 7% ai minimi da 5 anni fanno presagire un imminente avvio del tapering.
Attualmente il piano di stimoli monetari è fermo a 85 miliardi di dollari al mese, ma secondo alcuni analisti potrebbe esserci la prima riduzione già a partire dal meeting della FED di mercoledì 18 dicembre, anche se dovesse trattarsi di una cifra simbolica di 5-10 miliardi di dollari. Nel 2014 il biglietto verde potrebbe rafforzarsi sia perché il differenziale di crescita con altre aree economiche dovrebbe ampliarsi (in particolare con l’eurozona) sia perché Camera e Senato USA hanno da poco raggiunto un’intesa definitiva sulla legge di bilancio, scongiurando una nuova paralisi del governo.
E poi c’è l’avvio del tapering e l’avvicinarsi della stretta monetaria anche sul fronte dei tassi di interesse, che la FED potrebbe iniziare a ritoccare verso l’alto anche prima dei tempi stimati finora (fine 2015), soprattutto se l’economia dovesse iniziare a crescere a ritmi sostenuti e il mercato immobiliare dare segnali di surriscaldamento con tassi fin troppo a buon mercato da diverso tempo. Anche a livello tecnico la moneta USA sembra avere qualche chance in più di rivalsa rispetto alle ultime settimane, visto che ha raggiunto livelli di supporto molto importanti soprattutto nei confronti di euro e sterlina.
Ricapitolando ecco 5 ragioni che potrebbero spingere gli investitori a posizionarsi long sul dollaro statunitense nel 2014:
1) avvio del tapering da parte della FED;
2) ampliamento del differenziale di crescita USA-Europa;
3) avvicinamento della stretta monetaria prima del previsto;
4) accordo del Congresso USA sulla legge di bilancio;
5) fattori tecnici finalmente favorevoli al dollaro USA.
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