Fisco, arriva il Socialometro per stanare gli evasori: occhio ai social network

Laura Pellegrini

19 Febbraio 2021 - 11:26

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Le autorità fiscali francesi potranno avere accesso a Facebook, Instagram e Twitter per controllare e verificare le dichiarazioni dei contribuenti. Ecco come funziona.

Fisco, arriva il Socialometro per stanare gli evasori: occhio ai social network

La lotta agli evasori in Francia assume un volto e delle modalità nuove e al passo coi tempi: il Fisco francese riuscirà a scovare gli evasori tramite il monitoraggio dei dati sui social network. Un “Socialometro”, come è stato ribattezzato da ItaliaOggi nel riportare la notizia.

Ciò significa che sia i cittadini residenti in Francia, sia coloro che sono domiciliati all’estero (ma attraverso i social hanno dimostrato la loro presenza continua sul territorio nazionale) saranno controllati attraverso le piattaforme online e da qui si verrà a sapere se pagano correttamente le tasse.

Qualsiasi dichiarazione dei redditi falsa non avrà lunga vita. Secondo quanto indicato dalla Direzione generale delle finanze pubbliche al quotidiano Le Figaro, la sperimentazione di questa novità dovrebbe iniziare tra qualche settimana e dovrebbe durare almeno 3 anni.

Vediamo cos’è e come funziona il Socialometro e cosa rischiano gli evasori.

Socialometro: cos’è e come funziona

In ottemperanza al decreto pubblicato il 13 febbraio 2021 in Francia è stata introdotta la possibilità per le autorità fiscali di controllare la veridicità delle dichiarazioni dei cittadini attraverso i social network o le piattaforme online.

Il sistema sfruttato dal Fisco permetterebbe la raccolta delle informazioni fiscali dei cittadini sfruttando un “algoritmo di apprendimento automatico” che consentirebbe di identificare le dichiarazioni o le attività fraudolente attraverso l’analisi di keyword, date o luoghi che gli individui inseriscono - inconsapevolmente - sui propri social network.

Come spiega l’articolo 154 della legge finanziaria per il 2020, Il Fisco potrà avere accesso alle piattaforme digitali (per esempio Facebook, Twitter, Instagram o altri siti web) per controllare i contribuenti.

Le fasi di sperimentazione

Come annunciato dalle autorità, è prevista una fase di sperimentazione di questo sistema di almeno tre anni da suddividere ulteriormente in due parti:

  • la prima dedicata all’apprendimento e alla progettazione, durante la quale l’esecutivo del Presidente francese Emmanuel Macron dovrà implementare la tecnica del web scraping, ovvero del reperimento dei dati attraverso le piattaforme online;
  • la seconda dedicata allo sfruttamento dei dati e alla loro trasformazione in informazioni utili per rilevare le eventuali attività fraudolente.

Socialometro: quali rischi per la privacy dei contribuenti?

I dati che possono essere raccolti dal Fisco francese, per non ledere la privacy degli utenti, devono soddisfare due condizioni (stabilite dalla Commissione nazionale per l’informatica e le libertà, l’authority della privacy francese):

  • anzitutto, devono essere liberamente accessibili sulla piattaforma digitale;
  • i contenuti controllati devono essere volontariamente resi pubblici dall’utente sul sito web.

In qualsiasi caso, anche se soddisfano le precedenti condizioni, i dati raccolti dalle autorità - come riporta ItaliaOggi - non possono essere conservati per oltre 30 giorni se non risultano utili, oppure oltre un anno in caso di attività fraudolenta.

Lotta all’evasione in Italia: quali misure?

L’evasione fiscale è una delle maggiori piaghe italiane: quali nuove misure potrebbe adottare il Governo contro le attività fraudolente? In realtà, come riportava il Corriere delle Sera circa un anno fa, anche in Italia si potrebbe utilizzare un algoritmo per scovare gli evasori: a consentirlo sarebbe una è una circolare (la numero 16/E del 28 aprile 2016) dell’Agenzia delle Entrate.

Secondo questo documento, infatti, oltre alle informazioni reperite dalle banche dati, le autorità fiscali possono accedere anche a informazioni “che provengono da altre fonti, ivi fonti aperte”, tra le quali potrebbero rientrare i social network.

Da tenere in considerazione anche la circolare numero 1/2018 della Guardia di Finanza, che riporta la possibilità di “cercare elementi utili non risultanti dalle banche dati”, con “particolare attenzione alla consultazione delle fonti aperte (articoli stampa, siti internet, sociale network) al fine di acquisire ogni utile elemento di conoscenza sul contribuente da sottoporre a controllo e sull’attività da questi esercitata”.

In tal senso, ciò che è stato introdotto in Francia non costituirebbe una novità, ma una consuetudine, almeno per il nostro Paese.

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