Finanza: le persone si fidano più dei robot che degli umani per gestire i propri soldi

Giulia Adonopoulos

11/02/2021

11/02/2021 - 15:04

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Lo rivela uno studio mondiale condotto da Oracle: cresce la fiducia di aziende e privati nei confronti dell’intelligenza artificiale e dei robot nella gestione e esecuzione di attività finanziarie. Il ruolo dei professionisti e dei consulenti finanziari non sarà più lo stesso.

Finanza: le persone si fidano più dei robot che degli umani per gestire i propri soldi

Forse può sembrare incredibile, ma oggi ci si fida più dell’Intelligenza Artificiale che di sé stessi per la gestione dei propri soldi.

Secondo la ricerca Money&Machine su AI e investimenti finanziari in epoca pandemica condotta da Oracle e Savanta Research, nel 2020 la pandemia ha cambiato il nostro rapporto con il denaro e il modo in cui compiamo le scelte finanziarie.

Ansia, negatività e stress finanziario e lavorativo hanno preso il sopravvento, modificando la percezione della fiducia nei confronti di chi ci aiuta a gestire le finanze.

È così emerso che in molti casi (ma non tutti) preferiremmo affidarci più a bot, applicazioni tecnologiche, sistemi basati su AI e machine learning che ai veri consulenti e professionisti in carne e ossa,

Finanza: le persone si fidano più di un robot che di sé stesse

Lo studio, che ha coinvolto oltre 9.000 persone in 14 Paesi, rivela che ben il 67% degli intervistati si fida più dei robot che delle persone per gestire gli aspetti finanziari della sua vita domestica o lavorativa. Percentuale che sale in ambito aziendale: il 73% dei manager afferma di fidarsi di un agente di intelligenza artificiale più di sé stesso, mentre il 77% ha più fiducia in questo tipo di strumenti che nei suoi collaboratori del team finance aziendale.

Grazie alla capacità di elaborare un’enorme mole di dati in tempi brevissimi, questi strumenti digitali sono considerati aiutanti finanziari ideali in quanto aiutano a migliorare e ottimizzare il lavoro, a risparmiare e a investire riducendo i rischi più di quanto sarebbe in grado di fare una persona.

Cambia il ruolo del consulente finanziario

Questi dati fanno riflettere su come cambia il ruolo dei professionisti e dei consulenti finanziari, chiamati a sviluppare nuove competenze per non finire per essere rimpiazzati dai più efficienti robot nei prossimi 5 anni. Ipotesi, questa, sostenuta dal 56% dei manager partecipanti all’indagine.

Ma non tutto è perduto: se oltre l’80% dei responsabili d’azienda intervistati ritiene necessario un aiuto tecnologico per attività come approvazioni, budget e previsioni, reporting, conformità e gestione del rischio, l’apporto umano sarebbe richiesto per quanto riguarda la comunicazione con i clienti, la negoziazione di sconti e l’approvazione delle transazioni.

In ambito privato i sistemi basati su AI sarebbero preferibili per gestire le proprie finanze liberando tempo, riducendo le spese necessarie e aumentando la puntualità dei pagamenti. Per decisioni importanti e molto personali, come l’acquisto di una casa, di un’auto o la pianificazione di una vacanza, l’apporto del consulente umano è ritenuto ancora essenziale nella maggior parte dei casi.

La risposta delle aziende

Con la pandemia le persone hanno modificato le loro abitudini finanziarie: nel 2020 c’è stato il boom dei pagamenti elettronici favorito dalla spinta dell’e-commerce per i lockdown e dalla paura del contagio attraverso i contanti. C’è anche una buona fetta di persone che ritiene che avere a che fare con un interlocutore che usa solo contante sia un ostacolo per fare affari.

Le aziende hanno già iniziato a rispondere al cambiamento. Come rivela lo studio di Oracle, il 51% delle organizzazioni già fa uso dell’Intelligenza artificiale per gestire processi finanziari. Nel 2020 il 69% dei manager ha investito in funzionalità di pagamento digitale e il 64% ha creato nuove forme di coinvolgimento dei clienti o modificato i propri modelli di business per operare in sicurezza rispetto al Covid-19.

Non ripensare i processi finanziari espone infatti a dei rischi, che vanno dalla perdita di competitività sul mercato all’avere dipendenti più stressati e meno produttivi.

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