La sentenza di condanna a quattro anni di prigione per frode fiscale presa dalla Corte di Cassazione contro Silvio Berlusconi segna uno spartiacque nella storia dell’Italia.
Non era la prima volta che i giudici formulavano delle accuse contro l’uomo che ha dominato la politica italiana negli ultimi due decenni. Ma mai prima d’ora Berlusconi era stato condannato. Molti dei casi costruiti contro di lui erano caduti in prescrizione, grazie all’incredibile lentezza del sistema giudiziario italiano e alla spudorata tendenza del magnate milanese di cambiare la legge per rallentare i suoi processi.
Alcuni ritengono che il reato per il quale Berlusconi è stato condannato sia poca cosa rispetto all’enorme quantità di tasse che paga. Ma in nessun caso è corretto evadere le tasse. I politici hanno una particolare responsabilità nel dare l’esempio, specialmente in Italia, dove la diffusa evasione fiscale è una delle principali ragioni del terribile stato delle finanze pubbliche.
I giudici dovrebbero essere lodati per la loro indipendenza. Non dev’essere stato facile prendere una decisione contro il leader di uno dei partiti più importanti del Paese, contro un uomo che possiede così tanto potere e ricchezza. Alcuni osservatori pensavano anche che Berlusconi avesse concordato una silenziosa amnistia in cambio del suo appoggio al Governo deciso dopo il caos delle elezioni di febbraio. Ma questo verdetto dimostra che nessuno è al di sopra della legge.
A 76 anni, Berlusconi è troppo vecchio per finire in carcere. Potrà scegliere tra arresti domiciliari e lavori socialmente utili. Ma la legge anti corruzione votata dal Governo Monti lo scorso anno e supportata dal partito di Berlusconi stabilisce che quest’ultimo non potrà partecipare alle elezioni per i prossimi sei anni. Il Senato, luogo in cui detiene uno scranno, deciderà se sarà il caso di espellerlo.
Se Berlusconi avesse un minimo d’onore si dimetterebbe da solo, liberando i suoi colleghi senatori dall’imbarazzo di cacciare un ex Presidente del Consiglio. Ma se lui dovesse prendere una decisione diversa da questa – come suggerisce la sua attuale condotta – loro dovranno mandarlo a casa. Qualsiasi altra decisione sarebbe impossibile da giustificare e aprirebbe una pericolosa frattura tra Parlamento e Magistratura.
Sarebbe ingenuo aspettarsi che i parlamentari del Popolo delle Libertà voltassero le spalle al fondatore del loro partito, al loro leader e al loro maggiore finanziatore. Berlusconi ha promesso di lottare e molti di loro lo seguiranno. Ma i tempi sono maturi per fare emergere un partito di destra che sia pronto a rinunciare alla leadership di Berlusconi e al suo delirante populismo, abbracciando il liberalismo economico.
Dopo anni sotto la guida di un incapace showman, l’Italia potrebbe finalmente trarre beneficio da questa situazione.
Traduzione a cura di Vittoria Patanè. Fonte: Financial Times
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