Il FMI lascia intendere che la Grecia avrebbe dovuto uscire dall’Euro anni fa attraverso un grafico che mette in luce un paragone interessante con gli USA.
Il FMI lascia intendere che la Grecia avrebbe dovuto uscire dall’Euro anni fa attraverso il suo ultimo report.
Grazie ad un grafico che mette a paragone il crollo dell’economia greca e la crescita in contesti diversi, come quella registrata con la reflazione del ’33 negli Stati Uniti, il Fondo Monetario Internazionale divulga implicitamente il perché la Grecia avrebbe dovuto dire addio all’Euro anni fa.
L’ultimo report sull’economia della Grecia redatto dal FMI, infatti, rende finalmente chiaro il motivo per cui Atene ha sbagliato a rimanere nell’Unione Europea e nella moneta unica.
Finalmente, il crollo dell’economia ellenica viene messo in luce sotto la giusta prospettiva dal grafico che segue. Con l’andamento della Grecia relazionato ad un contesto corretto si rende palese lo sbaglio che Atene ha fatto nel rimanere membro dell’area euro.
Grecia ha sbagliato a rimanere nell’UE: il paragone con gli USA e la Grande Depressione
Il confronto con l’America durante la Grande Depressione è particolarmente rilevante perché, come la crisi dell’euro, è stata preceduta da un boom dei prestiti all’interno di un sistema di tassi di cambio fissi. Il mix tra l’indebitamento pubblico e privato differisce da paese a paese a seconda delle circostanze, ma la crescita del credito negli anni ‘20 è stata sostanzialmente analoga a quella del 2000, il che può essere spiegato con la creazione dell’euro.
Dopo anni di tentativi per riequilibrare i bilanci, lasciando che le banche fallissero e stringendo la politica monetaria per mantenere il peg tra dollaro e oro, l’America alla fine ha commutato corso e seguito una politica di reflazione nel 1933 (dal punto t + 4 sul grafico).
In particolare, la Federal Reserve il peg con l’oro e sincronizzato i suoi sforzi di stimolo con quelli del governo. Il risultato pratico è stata una raffica di inflazione, un calo significativo degli oneri del debito reale e una grande ripresa dell’attività economica che è durata fino alla recessione di Roosevelt del 1937.
Grecia: cosa sarebbe successo se...
Se c’è un paese al mondo avrebbe potuto beneficiare di una politica monetaria più flessibile negli ultimi sette anni, sicuramente sarebbe la Grecia, che ha sofferto (e ancora soffre) degli alti costi di capitale, i debiti altissimi e dei valori patrimoniali troppo bassi.
Purtroppo per i greci, tuttavia, le istituzioni della zona euro sono state progettate per impedire le pratiche paragonabili alla reflazione del 1933 degli Stati Uniti. U fondatori della moneta unica erano più interessati a limitare le "svalutazioni competitive" degli anni ‘70 e ‘80.
Il confronto provocatorio del FMI attraverso questo grafico suggerisce pertanto quella che sarebbe stata un’opzione migliore per il governo greco, anche se sarebbe potuta non sembrare particolarmente attraente al tempo: ripristinare la sovranità monetaria e agire su debito e inflazione non appena le cose avevano iniziato ad andare male, forse nel 2010 o nel 2011.
Uniamo l’allentamento delle condizioni finanziarie nazionali con una gestione del tasso di cambio e ci saremmo ritrovati in una situazione analoga all’Argentina nei primi anni 2000 - peggio rispetto alle prospettive della Grecia negli anni ‘90 ma peggio di ciò che poi in realtà è accaduto.
La domanda interessante è se questo piano possa funzionare anche oggi. Da un lato, l’economia ha smesso di contrarsi. Ma non è neanche cresciuta e non sembrano in arrivo cambiamenti particolari che potrebbero risolvere la grande carenza di spesa interna greca e la disoccupazione. Il FMI non suggerirebbe mai alla Grecia di uscire ora dall’Unione Europea, ma la sua ultima analisi è a dir poco interessante.
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