L’istituto guidato da Janet Yellen ha confermato i tassi al minimo di sempre, ma ha fatto intendere che a dicembre potrebbe esserci il tanto atteso rialzo del costo del denaro per la prima volta dal 2006. Sul forex vola il dollaro Usa
Ieri sera la Federal Reserve ha comunicato ai mercati internazionali di aver mantenuto invariato il tasso di interesse di riferimento negli Stati Uniti nel range tra 0% e 0,25%, ovvero il livello più basso di sempre. Tuttavia, in base a quanto risulta dallo statement del FOMC, il braccio operativo della FED, il board dell’istituto monetario di Washington potrebbe alzare il costo del denaro nel corso del prossimo meeting del 15 e 16 dicembre. Insomma nessun rinvio a oltranza, i tassi possono finalmente risalire dopo oltre 9 anni.
Il tono decisamente “hawkish” del comunicato della FED ha spinto gli investitori a fare incetta di dollari americani, mettendo al tappeto praticamente tutte le valute mondiali. Hanno evitato il sell-off solo le monete più esotiche e il dollaro canadese: quest’ultimo è riuscito addirittura a rafforzarsi grazie al boom dei prezzi del petrolio. Il tasso di cambio Euro/Dollaro ha perso quasi 200 pip in un’ora, dal momento in cui la FED ha iniziato a diffondere le notizie relative alle strategie di politica monetaria.
La quotazione, che ieri era riuscita a sfiorare nuovamente la soglia di 1,11, è crollata fin sotto 1,09 e ora non dovrebbe avere più ostacoli nel percorso bearish fino all’area chiave di supporto compresa tra 1,0850 e 1,08. Nel comunicato del FOMC di ieri sera si legge che “nel determinare se sarà appropriato alzare il target range alla prossima riunione, il Comitato valuterà i progressi, sia effettivi che attesi, verso gli obiettivi di piena occupazione e di un’inflazione al 2%”. Questa frase ha fatto scattare i “buy” sul biglietto verde, con il paniere del dollaro volato sui massimi da oltre due mesi.
Il greenback ha dimostrato grande forza non solo contro l’euro, ma anche nei confronti di sterlina, yen, franco svizzero e valute oceaniche, tanto per citarne alcune. Alla forza del dollaro ha fatto da contraltare la debolezza dei bond, con il T-Note Usa a dieci anni che è crollato così tanto in pochi minuti da spingere il rendimento lordo fin sopra il 2%. Bene le borse, che non hanno accusato il rischio di una stretta sui tassi in America già a partire da dicembre. Tra le materie prime va annotato il dietrofront di oro e argento, che si erano ben comportati nelle ultime due settimane.
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