Bernanke, governatore rivoluzionario. La FED verso nuovi interventi?

Federica Agostini

15 Novembre 2012 - 14:42

Bernanke, governatore rivoluzionario. La FED verso nuovi interventi?

Stando alle ultime notizie che giungono dalla Federal Reserve, tra discorsi di alte cariche e minute della FOMC, sappiamo che il gigante dell’economia statunitense sta pensando alla propria politica monetaria e non si può esclude la possibilità di nuovi interventi a sostegno dell’economia.

Questa sera, il Governatore della Federal Reserve, Ben Beranke terrà un discorso al HOPE, Summit sulla Dignità Finanziaria Globale presso la città di Atlanta e tutti gli occhi, adesso, sono rivolti verso di lui: Bernanke dirà qualcosa riguardo alla possibilità di nuovi interventi Fed? Dalle minute si evince che tale intervento potrebbe essere messo in atto a partire dal 2013, il "chairman" confermerà questa possibilità?

Rispondere a questa domanda è praticamente impossibile, ma è certo che la figura del governatore della banca centrale è, per l’economia, forse più importante del Capo del Governo, specie quando si tratta di Stati Uniti e Federal Reserve.

Ben Bernanke: il rivoluzionario pacato

Ben Bernanke è il rivoluzionario pacato, titolava qualche tempo fa Business Week, metà falco che odia l’inflazione, metà colomba che odia la disoccupazione. Dall’inizio della crisi nel 2008-2009, Bernanke ha messo in atto una serie di misure radicali senza precedenti nella storia della Fed da quando, nel 1913, fu fondata. Tra le misure rivoluzionarie introdotte da Bernanke rientrano i tassi di interesse vicinissimi allo zero e i piani di acquisto titoli per migliaia di miliardi di Dollari.

Il Governatore discusso

In virtù del potere derivato dalla sua posizione, Bernanke è da sempre oggetto di dibattiti che, inevitabilmente, sfociano in campo politico.

PRO Bernanke
Chi appoggia la condotta della Federal Reserve, sostiene che Bernanke abbia dimostrato elevatissima competenza di gestione della crisi, arrivando ad occuparsi di questioni che in realtà spetterebbero alla Casa Bianca, come il settore immobiliare o il fiscal cliff. Il programma di acquisto titoli è stato squisitamente pensato per risollevare il settore immobiliare facilitando l’accesso al credito. Allo stesso modo, la politica monetaria accomodante dovrebbe stimolare l’economia e compensare, per parte, gli effetti dell’aumento delle tasse (alla voce, fiscal cliff) che rischia di congelare l’intera economia (fosse anche soltanto per i timori che questo può generare).

CONTRO Bernanke
D’altra parte, invece, c’è la schiera di quanti sostengono che iniettare ingenti quantità di liquidità nel sistema economico rappresenti una minaccia alle fondamenta del sistema finanziario e abbia, come estrema conseguenza, l’iper-inflazione.
Secondo questa visione, quando l’economia mostrerà ulteriori segni di ripresa, allora le banche saranno incoraggiate a continuare a prestare (sotto l’effetto della politica monetaria) generando così una "bomba" di liquidità che farà esplodere l’inflazione.

Federal Reserve: i risvolti politici

Come già detto, l’economia della prima potenza al mondo non può certo prescindere la politica, così le due posizioni appena descritte si avvicinano in parte alla considerazione che Democratici e Repubblicani hanno della Fed. La questione è talmente tanto politica che durante la campagna elettorale è stata più volte enfatizzata la "simpatia" tra Obama e Bernanke, al punto che Krugman descrisse così la situazione: "Siamo arrivati al punto in cui la Fed teme di portare avanti il suo lavoro per timore di essere accusata di aiutare Obama".

Ora le elezioni sono finite, Obama ha vinto e le minute dell’ultimo meeting di ottobre rivelano il dissenso (e il voto contrario) di Jeffrey M. Lacker (Federal Reserve di Richmond), secondo il quale i programmi di acquisto previsti dalla Fed saranno insufficienti a recuperare l’economia e, anzi, hanno possibili effetti negativi sull’inflazione. Inoltre, si legge dalle minute, Lacker è in disaccordo sul periodo (indefinito) e sull’atteggiamento accomodante della politica monetaria che mettono in pericolo la garanzia dei fondi federali.

Che all’interno della Fed si stia aprendo una spaccatura più profonda del previsto? Difficile prevedere, ma una metafora utilizzata dal Washington Post racchiude magnificamente la situazione: Ben Bernanke e la macchina del capo.

Bernanke: la macchina del capo

Il signor Bernanke è alla guida di un’automobile (ovvero l’economia USA) che nel 2008 era quasi in panne (forse per colpa di poca manutenzione da parte della Fed o forse a causa di fattori esterni al controllo). Dal 2009, Bernanke cerca di far riprendere il motore spingendo l’acceleratore al massimo, per poter tornare a velocità di crociera degna di autostrada.

Ben Bernanke ha provato ad accelerare in tutti i modi a lui conosciuti (quantitative easing, operazione twist, etc.), ma a quanto pare l’automobile non riesce ad accelerare. Arrivati a questo punto, però, sono sempre di più le persone che vorrebbero vedere Bernanke riparare il motore forse rotto o forse danneggiato (ovvero recuperare le carenze strutturali dell’economia USA), piuttosto che accelerare senza controllo, col rischio di superare i limiti di velocità.

La Fed continuerà ad accelerare con tutta la sua forza fino a che, ha spiegato, la macchina non avrà ripreso sufficiente velocità, fosse anche superando per un poco il limite consentito (i target sull’inflazione).

Infatti, la dichiarazione del 13 settembre parlava chiaro: "se l’assetto economico non dovesse migliorare, la Commissione continuerà con il piano di acquisti e con gli strumenti di politica monetaria finché il miglioramento non sia effettivamente raggiunto nel contesto della stabilità dei prezzi".

- Il dubbio: accelerare o riparare il motore?

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