Euro debole sotto quota 1,27: ecco i motivi del calo e le conseguenze su società e imprese

Marta Panicucci

26 Settembre 2014 - 09:31

L’euro frena sul dollaro e scende sotto quota 1,27. Ecco le ragioni che stanno spingendo al deprezzamento dell’euro e le conseguenze (positive e negative) sulla società dell’Eurozona.

Euro debole sotto quota 1,27: ecco i motivi del calo e le conseguenze su società e imprese

L’euro continua la sua discesa verso i livelli dell’autunno 2012. Da maggio ad oggi la flessione dell’euro sul dollaro è stata del 9%, ieri il tasso di cambio è sceso fino sotto 1,27. Si tratta di un calo consistente e anche molto rapido della moneta unica nei confronti del biglietto verde. Il dollaro è la più importante valuta di scambio per l’euro, ma non l’unica: il cambio effettivo, ovvero l’indice che tiene conto di 20 diverse valute, è ora ai livelli di aprile 2013, in calo del 5,3% dal massimo degli ultimi tre anni segnato il 13 marzo scorso.

Questo brusco calo dell’euro sul dollaro, non soltanto ha un impatto sui mercati finanziari, ma anche sulla società e sulle imprese. Un euro che perde terreno equivale a maggior spazio per l’export e a condizioni migliori per le aziende che operano fuori dall’Ue.

Cause del calo dell’euro
A far rallentare all’improvviso la corsa dell’euro è stata certamente la politica della Bce e la distanza tra le politiche espansive dell’Eurozona e quelle della Fed. Gli ultimi interventi di Mario Draghi per combattere la bassa inflazione e far ripartire la crescita sono stati giudicati da alcuni osservatori ancora troppo timidi o comunque non abbastanza efficaci. Ma, c’è da dire, che dallo scorso 24 aprile la Bce ha messo in campo diversi strumenti di politica economica espansiva, facendo in alcuni casi anche più di quanto gli investitori si aspettassero dalla Banca Centrale Europea, spesso frenata dai falchi tedeschi, e non solo.

Draghi nel giro di pochi messi ha portato i tassi di cambio prossimi allo zero e quelli di deposito in negativo, concesso liquidità alle banche, a patto che finisse nelle tasche delle imprese, con le aste Tltro, e adesso si prepara all'acquisto di ABS.

Inoltre gli addetti ai lavori prevedono, nei prossimi mesi, una forte divergenza tra la politica monetaria della Bce, che continuerà a essere espansiva, e quella della Fed che si muove in direzione opposta. La Federal Reserve infatti sta esaurendo il piano di acquisti di bond sui mercati (il quantitative easing), lo stratagemma usato negli ultimi due anni per sostenere il recupero dell’economia degli Stati Uniti.

Anche le prospettive dell’attività economica futura incidono sul cambio euro dollaro, spingendo verso il deprezzamento dell’euro e l’apprezzamento del dollaro. Negli Stati Uniti al termine del piano di rilancio della Fed si prevede, per i prossimi mesi, una crescita più rapida. Mentre nel Vecchio Continente, come ha chiaramente annunciato Draghi la crescita del prossimo futuro sarà ancora "modesta, debole, diseguale e fragile". Tale prospettiva spinge gli operatori a vendere euro e comprare dollari.

Quanto potrebbe scendere?
Le previsioni sui cambi tra valute sono complesse dal momento che sono molti i fattori, anche politici, che possono compromettere l’andamento di una moneta. Secondo gli analisti comunque l’euro potrebbe continuare la sua discesa sul dollaro. Barclays prevede un euro/dollaro a quota 1,10 entro un anno; Citigroup a 1,15; Morgan Stanley a 1,20, la Bank of Tokyo- Mitsubishi a 1,22, mentre un sondaggio condotto da Bloomberg immagina l’euro a quota 1,26 entro metà 2015.

Impatto sulla società
Un cambio deprezzato può da una parte incentivare l’export e dall’altra far salire i prezzi dei beni importati. "L’euro debole ci impoverisce dolcemente e ci compra in cambio spazio per esportare e tempo per le riforme strutturali. La Fed, fatti bene i conti, non intende mettersi di traverso e rovinare il clima decisamente migliorato" commenta Alessandro Fugnoli, esperto di mercati della Kairos Partners.

La Coldiretti vede nel deprezzamento dell’euro risvolti positivi: l’euro debole è un’opportunità per sostenere la ripresa economica nell’attuale fase di stagnazione dei consumi interni e una possibilità per insistere sulle esportazioni extra Ue". Inoltre anche il prezzo della benzina dovrebbe beneficiare di un cambio sotto quota 1,27. Sul prezzo della benzina incidono molti fattori, primo tra tutti il rischio geopolitico, ma in linea generale è appurato che un dollaro forte spinge al ribasso il prezzo del petrolio con impatto positivo sul prezzo finale.

L’unico effetto negativo sarà sui prezzi dei prodotti americani o provenienti da Paesi legati al dollaro che, per effetto del cambio, subiranno un rincaro nell’Eurozona. Stesso discorso vale anche per i viaggi negli Stati Uniti e gli acquisti fatti sul posto; non saranno più così convenienti.

Argomenti

# Italia

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it