11 settembre 2001 - 11 settembre 2012: 11 anni dopo l’attentato alle Torri Gemelle che aria tira in America? Un’aria di cambiamento, senza alcun dubbio: non quello auspicato da Obama, bensì quello quasi naturale segnato dal passare del tempo.
11 settembre 2001: 11 anni dopo
Niente più politici, ma solo una commemorazione sottotono; la campagna elettorale non si fermerà, poiché Bill Clinton sarà a Miami, in Florida; nessun grido d’allarme contro il terrorismo ancora in auge. Osama Bin Laden è morto, anche se Al-Qaida è vista ancora come una delle più pericolose minacce per gli Stati Uniti. Eppure non c’è più nessun proclama né dichiarazione di guerra al terrorismo. Sono altri i pensieri a occupare le menti degli americani: come la crisi economica, oppure il nuovo presidente da eleggere o uno status di potenza minacciato dall’avanzare delle economie emergenti. Un mondo che cambia gerarchie, dunque, retrocedendo gli Stati Uniti, facendo avanzare Cina, Brasile e India, mentre i venti europei soffiano sull’Atlantico sferzando violentemente i timori di Washington.
Dall’11 settembre 2001 all’11 settembre 2012 ne sono cambiate di cose: sicuramente gli Stati Uniti non rappresentano più quel fortino inespugnabile. Le Torri Gemelle sotto attacco, testimoniate da migliaia e migliaia di foto e video, rappresentano il simbolo più emblematico del tramonto dell’egemonia statunitense nel mondo. Sia a livello politico, sia a livello economico.
E l’11 settembre diventa una data funerea, di commemorazione, ma si deve continuare, i problemi sono diventati altri e gli Stati Uniti devono voltare pagina: minuti di silenzio e celebrazioni a parte, da domani si ricomincerà a pedalare più velocemente. Con Moody’s che minaccia la tripla A degli Stati Uniti e l’economia che stenta a riprendersi, nonostante le promesse dei due candidati alla Casa Bianca, l’America è chiamata a risollevarsi: missione non semplice, ma neppure impossibile. L’11 settembre resta una ferita aperta, non ancora cicatrizzata, ma serve a non dimenticare di quanto anche la corazzata che sembra più forte rivela i suoi punti di fragilità.
Ma sull’11 settembre di oggi subentra anche la polemica: quella attorno al Museo della Memoria a Ground Zero: più di 1 miliardo di dollari per la sua realizzazione, ma la sua inaugurazione è stata ulteriormente rimandata al 2014. Chi pagherà? Chi lo gestirà? Chi se ne occuperà? E soprattutto, perché c’è da attendere così tanto tempo prima di aprire un museo commemorativo? Non siamo mica in Italia, dopotutto!
Le polemiche riguardano anche le famiglie dei volontari e dei pompieri che ancora oggi continuano ad ammalarsi e a morire per via delle esalazioni respirate durante il crollo delle torri: e naturalmente, all’aumento del numero delle vittime, corrisponde un calo dell’attenzione mediatica.
Obama vs Romney: pubblicità in stand-by
Politici in ombra, a differenza degli anni scorsi, in questo 11 settembre 2012: Barack Obama e sua moglie Michelle resteranno alla Casa Bianca, dove osserveranno un minuto di silenzio all’ora del primo schianto sulle Twin Towers, mentre in seguito andranno in visita al memoriale delle vittime del Pentagono, mentre il segretario alla Difesa Leon Panetta ha commemorato e celebrato gli eroi del volo United 93, caduto in Pennsylvania, dove è in visita il vicepresidente Joe Biden, e i militari USA impegnati in Afghanistan, due categorie di persone accomunate dallo stesso spirito americano.
Mitt Romney, invece, parlerà davanti al convegno annuale della Guardia Nazionale. Sul tema sicurezza, un argomento ancora molto sentito dagli americani ma non attualmente tanto quanto l’economia, le due fazioni giocano alla pari.
E pensare che 4 anni fa Obama e McCain si recarono assieme in visita a Ground Zero: oggi i tempi sono cambiati, i politici sono lontani non solo per loro scelta, ma anche per quella dei cittadini. Per quanto riguarda la campagna elettorale, in stand-by, sarà solo la pubblicità.
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