Il duck test sul commissariamento italiano è servito. E il 25 maggio evoca il Big Bang

Mauro Bottarelli

18 Maggio 2022 - 15:26

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Ironia o contrappasso, a stoppare ogni intervento espansivo del governo Draghi ci ha pensato il commissario Gentiloni. Senza deroghe. E fra 7 giorni gli Usa decidono se bloccare cedole e coupon russi

Il duck test sul commissariamento italiano è servito. E il 25 maggio evoca il Big Bang

Se sembra un’anatra, nuota come un’anatra e starnazza come un’anatra, allora probabilmente è un’anatra. Il duck test o test dell’anatra non lascia molto spazio a interpretazioni: se una cosa appare in un certo modo è perché, in realtà, lo è. Insomma, il rasoio di Occam for dummies. E per quanto il governo italiano si sia affrettato - seppur a denti un po’ stretti - nel dirsi d’accordo con quanto dichiarato da Paolo Gentiloni, le parole pronunciate dal Commissario Ue all’Economia al Brussels Economic Forum sono suonate come un monito imperativo: La guerra in Ucraina non giustifica aiuti economici come è accaduto per il Covid-19.

Articolo dedicato da Il Messaggero alla messa in guardia di Paolo Gentiloni al governo Articolo dedicato da Il Messaggero alla messa in guardia di Paolo Gentiloni al governo Fonte: sito internet Il Messaggero

Tradotto, nessuno spazio per nuovi sostegni o scostamenti di bilancio. E se rispetto a quest’ultima fattispecie il governo Draghi ha mostrato una pedissequa osservanza nel corso sia della discussione sul DEF che proprio nei Cdm dedicati al caro-energia, ecco che i 200 euro garantiti a una platea di 32,5 milioni di italiani appena confermati dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale sembrano cozzare con il diktat di Bruxelles. Insomma, il governo potrà anche essere d’accordo con Gentiloni ma ha operato in senso contrario alle sue indicazioni. Le quali non si fermano allo stop verso sostegni a pioggia, bensì invitano a stringere la cinghia e operare in termini di riduzione dell’indebitamento. Come d’altronde confermato dall’Italia in sede di accesso al Recovery Fund e poi di messa a terra delle risorse tramite il PNRR.

Insomma, se sembra un commissariamento, si esprime come un commissariamento e lega le mani come un commissariamento, molto probabilmente l’Italia è commissariata. In maniera informale ma poco cambia: chi temeva le condizionalità del MES durante il governo Conte, ora pare servito. E con un decreto che è riuscito a schiodarsi dall’argent de poche dei 5 miliardi lasciati in dotazione dal DEF solo attraverso la misura una tantum dell’intervento sugli extra-profitti energetici, le parole del Commissario Ue paiono una sentenza: se si vuole sostenere economia e redditi, occorre farlo pressoché a saldi invariati. Quindi, prima si taglia e poi si destinano altrove le risorse racimolate senza nuovo deficit. Il tutto alla vigilia del periodo peggiore in assoluto per l’economia, poiché il vero nodo legato a inflazione, caro-energia e rischio recessione arriverà al pettine solo con il terzo trimestre. Per ora, si traccheggia.

Grazie anche a misure tampone come i 200 euro. Pochi, maledetti e (oltretutto) fra due mesi. Ma ecco che se le parole di Paolo Gentiloni allarmano, la notizia giunta da Washington dovrebbe far issare le bandiere dell’allarme rosso. Il 25 maggio, infatti, scade la deroga (waiver) garantita dal Tesoro Usa a ministero delle Finanze, Banca centrale e Fondo sovrano russi per il pagamento di cedole e coupon sulle scadenze obbligazionarie di debito governativo. Di fatto, una mossa finalizzata a non penalizzare i bondholders statunitensi. Stando a quanto riportato da Bloomberg, però, un non rinnovo di quella deroga sarebbe sotto stretta considerazione da parte degli Stati Uniti, poiché - a detta di un fonte senior dell’amministrazione Biden - siamo intenzionati a utilizzare ogni via per aumentare la pressione su Vladimir Putin. Tradotto, accelerazione verso il default russo, finora evitato proprio grazie a questa scappatoia e ad altrettanto ipocriti meccanismi legati al clearing dei sottoscrittori da rublo a dollaro.

Ad oggi, la questione rimane ancora da confermare. Questo poiché in seno all’amministrazione Usa esiste una corrente di pensiero che ritiene controproducente bloccare il pagamento di cedole, stante un flusso di cassa costante garantito dall’export energetico che, se non utilizzato per il servizio del debito, potrebbe terminare in spesa militare. Ma l’ala dura spalleggiata dal Pentagono vorrebbe invece giocare la carta estrema per fiaccare la resistenza russa e ,tentare il regime change prima che l’Europa ceda completamente alla realpolitik, dopo il nulla di fatto sul bando del petrolio e il rinvio sine die dell’intero sesto pacchetto di sanzioni. E cosa potrebbe accadere? Di fatto, un epilogo degno del Comma 22 di Joseph Heller: la Russia potrebbe fare default non per incapacità di onorare il debito ma per mancanza di volontà dei creditori di essere pagati!

Mosca può infatti staccare cedole e coupon ma, tolta la deroga, non potrà farlo mai più in dollari, stante il blocco cui è soggetta la Banca centrale. Ecco quindi che il venire meno della waiver statunitense che permette pagamenti in rubli, poi processati dalla banca intermediaria in dollari o euro, spianerebbe la strada all’evento di credito che obbligherebbe la agenzie di rating al taglio della valutazione a spazzatura. Questo nonostante, appunto, la capacità effettiva della Russia di pagare il dovuto e il fatto che, come dimostrato dalla vicenda dei conti k presso Gazprombank, tutti continuino a trattare commercialmente con Mosca per importare fonti energetiche. A quel punto, il Cremlino reagirebbe. Non fosse altro per offrire all’opinione pubblica spaventata e fortemente tentata da bank run da panico, un capro espiatorio e un nemico da incolpare.

E quale bersaglio più facile di quell’Europa definita suicida dallo stesso Vladimir Putin e che sta pedissequamente seguendo il playbook di Usa e Nato in fatto di sanzioni? Tradotto, più che probabile blocco totale dei flussi sulla pipeline Yamal-Europe e anticipazione della crisi sistemica per l’economia Ue, la stessa evocata non più tardi dell’altro giorno dal presidente della Confindustria tedesca e implicitamente confermata dalla stessa Commissione Ue attraverso la sua drastica revisione al ribasso delle stime di crescita dell’eurozona. Se questo accadesse, alla luce del diktat di Paolo Gentiloni (difficilmente tacciabile di appartenenza alla schiera dei falchi del rigore nordici, alibi prêt-à-porter di ogni manovra correttiva italiana), quale temperatura caratterizzerebbe l’autunno italiano a livello sociale ed economico? Non a caso, il Consiglio dei ministri tenutosi al rientro di Draghi dagli Usa ha prorogato lo stato di emergenza per intervento all’estero, in scadenza anch’esso il 25 maggio. E senza specificare un nuovo termine.

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