Draghi "Il futuro dell’Euro: stabilità attraverso il cambiamento" (traduzione integrale)

Federica Agostini

29/08/2012

Draghi

Traduciamo il testo integrale del contributo del Presidente della BCE, Mario Draghi, pubblicato oggi sul settimanale tedesco "Die Zeit" e riportato sul sito istituzionale della Banca Centrale: The future of the euro: stability through change.

Per comodità espositiva e per facilitarne la lettura abbiamo diviso il testo in paragrafi.

Il futuro dell’Euro: stabilità attraverso il cambiamento

Un dibattito fondamentale sta avendo luogo in questo periodo in Europa e riguarda il futuro della moneta unica. Molti cittadini si chiedono dove stia andando l’Europa e tutte le soluzioni possibili sembrano essere insoddisfacenti.

Questo succede perché le soluzioni sembrano offrire due scelte binarie (e dunque impossibili da seguire all’unisono): possiamo decidere di tornare indietro, al passato oppure proseguire in avanti e muoverci verso gli Stati Uniti d’Europa.

La mia risposta è: per avere una moneta stabile, non c’è bisogno di fare scelte estreme.

Quali sono gli obiettivi dell’Euro?

La ragione di questo dibattito non è l’Euro in quanto valuta. Gli obiettivi della moneta unica rimangono gli stessi di quando questa fu creata:

- Diffondere la stabilità dei prezzi e permettere una crescita sostenibile per tutti i cittadini.

- Raccogliere i frutti del mercato unico più grande del mondo e rendere irreversibile il processo di unificazione dell’Europa.

- Innalzare il ruolo e la figura dell’Europa: non soltanto in senso economico, ma anche politico, in un mondo globalizzato.

Perché si dibatte ancora sul futuro dell’Euro?

Il dibattito è ancora in atto perché l’Eurozona non dispone ancora di un sistema di governo completo. Le monete dipendono dalle istituzioni che le sorreggono. Quando, all’inizio, l’Euro fu proposto, c’era chi sosteneva che avrebbe dovuto essere preceduto da un lungo processo di integrazione politica.

Perché condividere la stessa moneta, implica un ampio accordo riguardo alle decisioni da prendere. I paesi membri si trovano su un “Schicksalsgemeinschaft” (in tedesco nel testo, letteralmente: destino comune) e hanno bisogno di un forte e comune accordo democratico.

L’Euro, la valuta senza stato

Ma nel 1990 è stato deliberatamente scelto di non seguire questo cammino. L’Euro è stato lanciato come "valuta senza stato" al fine di preservare il potere politico e le diversità nazionali degli stati membri. Questo è sancito dagli accordi di Maastricht che pongono le basi istituzionali per la valuta europea.

Tuttavia, gli ultimi sviluppi hanno dimostrato che il contesto istituzionale lascia l’Euro sprovvisto degli equipaggiamenti necessari al fine di mettere al sicuro le politiche economiche e, effettivamente, controbattere alla crisi.

I punti deboli dell’Euro

Per le ragioni sin qui viste, il futuro non può essere un ritorno allo status quo ante. La crisi ha ampiamente messo in luce quali siano le sfide di avere un’unica politica monetaria, scarsamente coordinata a livello fiscale, economico e politico.

Come ha sottolineato Jean Monnet, la coordinazione "è un metodo che promuove il discorso, ma non porta ad alcuna decisione". E, per salvare la seconda valuta più importante del mondo, c’è bisogno di prendere decisioni forti.

Il ruolo della Germania

E’ auspicabile una nuova architettura dell’area Eruo al fine di creare un futuro prospero per tutti i paesi Membri, specialmente per la Germania.

La chiave del successo della Germania risiede nella sua profonda integrazione con l’Europa e con le economie mondiali. Per proseguire sul cammino della prosperità, la Germania ha bisogno di agganciarsi e promuovere la moneta unica, ponendosi come centro della stabilità monetaria in un’Eurozona competitiva e dinamica. Tutto questo può essere frutto soltanto di un’unione monetaria forte e solida.

Questa nuova architettura non richiede l’unione politica. E’ chiaro che l’unione monetaria comporta un grande numero di decisioni congiunte. Ma l’integrazione economica e quella politica possono svilupparsi congiuntamente. Dove il necessario potere decisivo nel campo economico deve essere democratico e legittimo.

Quanto durerà ancora questa situazione?

Quanto può durare ancora? Non abbiamo bisogno della centralizzazione di tutte le politiche economiche. Tuttavia, possiamo rispondere molto pragmaticamente a questa domanda: semplicemente chiedendoci quali siano i requisiti minimi per completare l’unione economica e quella monetaria. E facendo così, troveremo che le risposte sono tutte a portata di mano.

Sulle politiche fiscali

Per quanto riguarda le politiche fiscali: dobbiamo essere lungimiranti sulle questioni che riguardano i bilanci nazionali. Le conseguenze di scorrette politiche fiscali, in una unione monetaria, sono troppo gravi per poter rimanere sotto il controllo individuale.

Dobbiamo garantire la competitività, per raggiungere migliori risultati economici. I paesi debbono essere in grado di generare crescita sostenibile e posti di lavoro, senza creare eccessivi squilibri economici.

L’area Euro non è una nazione in cui i leader hanno l’appoggio del loro elettorato. Per questo, non possiamo permetterci una situazione in cui determinate regioni vivono in costante deficit rispetto ad altre.

Sulle politiche finanziarie

Per le politiche finanziarie, c’è bisogno di poteri centrali che limitino i rischi delle banche, regolamentate da enti supervisori. Questo è il miglior modo di proteggere i contribuenti dell’area Euro. C’è anche bisogno di un quadro operativo che salvaguardi le finanze pubbliche, come avviene in altre federazioni.

Negli Stati Uniti, ad esempio, dal 2008 circa 90 banche, tra le più piccole, sono state risanate ogni anno. E questo non ha avuto impatto sulla capacità di solvenza del governo.

L’unione politica, ci sarà?

L’unione politica può, e deve, svilupparsi man mano con quella fiscale, quella economica e quella finanziaria.

La condivisione dei poteri e quella della credibilità devono muoversi in parallelo.

Non dobbiamo dimenticare che questi 60 anni di integrazione europea hanno creato già una sorta di integrazione politica. Le decisioni, infatti, vengono prese da un consiglio UE composto di ministri nazionali e da un Parlamento Europeo.

La scommessa ora è quella di aumentare la legittimità di questi corpi, aumentandone le responsabilità e cercare di implementare il processo di Europeizzazione a livello nazionale.

C’è un principio basilare

Fondamenta politiche più solide dovrebbero permettere accordi sul principio basilare: non è né sostenibile né legittimo per i paesi, di perseguire politiche nazionali che possano mettere a repentaglio le economie degli altri stati membri.

Questo vincolo dev’essere costruito e sviluppato nel modo in cui ogni paese progetta modelli economici e sociali.

L’unico modo sostenibile è quello che consiste nel fare perno sulla moneta unica. Ogni paese deve vivere e sostenersi con i propri mezzi.

Il messaggio positivo di Draghi

La competitività e il mercato del lavoro devono essere rinvigoriti. Le banche devono conformarsi agli standard regolatori e concentrarsi a servire l’economia reale.

Questa non è la fine, ma è il rinnovo del modello sociale dell’Europa.

Riguardo alla BCE

Dalla prospettiva della BCE, l’unione economica è complemento essenziale per le politiche monetarie. Costruire questa unione richiede un processo strutturale costituito di fasi conseguenti.

I cittadini dell’Eurozona possono dirsi tranquilli riguardo agli elementi che caratterizzano la Banca Centrale Europea:

- farà il possibile per mettere al sicuro la stabilità dei prezzi,

- rimarrà indipendente,

- continuerà ad agire entro i limiti del suo mandato.

Le misure eccezionali

Certamente, bisognerà comprendere che per adempiere al nostro mandato potrebbe essere necessario andare oltre i limiti degli strumenti convenzionali.

Quando i mercati sono frammentati e influenzati da paure irrazionali, tali che la nostra politica non raggiunge neanche i cittadini dell’area Euro, allora dobbiamo intervenire.

Sistemare la situazione mettendo al sicuro le politiche per la sopravvivenza della moneta unica e assicurare la stabilità dei prezzi per tutti i cittadini dell’Eurozona.

Questo potrebbe richiedere misure eccezionali, ma questa è la nostra responsabilità come banca centrale dell’intera area euro.

Il ruolo e le responsabilità della Banca Centrale Europea

La BCE non è un’istituzione politica. Ma è chiamata a rispondere ad una serie di responsabilità in qualità di istituzione dell’Unione Europea. In quanto tale, non perdiamo mai di vista la nostra missione: garantire una valuta stabile e forte.

Le banconote che stampiamo riportano la bandiera Europea, siamo un forte simbolo dell’identità Europea.

Riguardo agli euro-estremisti

Quanti vogliano tornare al passato, fraintendono il significato della moneta unica.

Quanti invochino la creazione del federalismo come unica via di uscita dalla crisi, puntano troppo in alto.

Ciò di cui abbiamo bisogno è un graduale e strutturato sforzo per completare l’Unione Monetaria Europea. Questo darebbe finalmente all’Euro le fondamenta solide di cui ha bisogno.

In questo modo avremo raggiunto gli obiettivi per i quali l’Unione Europea e l’Euro furono concepiti: stabilità, prosperità e pace.

Sappiamo che in Europa, come in Germania, questo è ciò a cui aspirano le persone.

Traduzione per Forexinfo.it a cura di Federica Agostini - Fonte: Banca Centrale Europea (ecb.int)

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