Dollaro sempre più debole, a quando la ripresa?

Pierandrea Ferrari

23 Febbraio 2021 - 17:57

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Il dollaro è di nuovo sotto pressione e tocca ora i minimi delle ultime sei settimane: per una ripresa (contenuta) del biglietto verde si dovrà attendere il secondo semestre 2021.

Dollaro sempre più debole, a quando la ripresa?

Il dollaro è sempre più debole sul mercato dei cambi. Dopo il rimbalzo di inizio anno, dettato dal diffuso ottimismo sui tempi della ripresa economica, il biglietto verde è tornato a perdere terreno per toccare oggi – martedì 23 febbraio – i minimi delle ultime 6 settimane.

Un trend, questo, che si riallaccia alla spirale ribassista che aveva spedito a fondo la valuta nel corso del 2020: lo US Dollar Index – indice che tasta lo stato di salute del dollaro in rapporto ad un paniere di sei valute straniere – aveva infatti rilevato una sostanziosa svalutazione della divisa statunitense, e ora, in questo contesto ribassista che torna a scuotere la valuta, il dollaro finisce per soffrire anche l’euro - la coppia EUR/USD è a 1,2163 - e lo yen giapponese, fino ad oggi ai margini.

Ora, per una ripresa del biglietto verde - sottolineano gli analisti - si dovrà aspettare almeno il secondo semestre del 2021, ma molto dipenderà dal passo della ripresa economica, ancora minacciata dalle alterne fortune del processo di vaccinazione in corso.

Dollaro ancora debole sul mercato dei cambi

La debolezza del dollaro durante la stagione pandemica è, di per se, un fatto inedito: dopo gli attacchi terroristici del 2001 e il crack della Lehman Brothers il biglietto verde guadagnò sulla media ponderata delle altre valute, rispettivamente, il 5% e il 13%. Non stavolta, invece: la rassicurante stabilità macroeconomica del dollaro non ha conquistato gli investitori, che per proteggersi dagli scossoni pandemici hanno preferito cedere la valuta, piuttosto che comprarla (dollaro svalutato dell’11,6% su un paniere di valute straniere, e del 13% rispetto all’euro).

A giocare un ruolo, nella spirale ribassista che continua a indebolire il dollaro, le politiche dovish della Federal Reserve sui tassi d’interesse – ora ai minimi – destinate a restare finché il tasso d’inflazione non supererà il target fissato dalla banca centrale stessa, 2%, con possibilità di una maggiore tolleranza.

Poi, nel domino valutario anche quella liquidità pompata nell’economia USA, circa 3.000 miliardi di dollari dall’inizio della crisi sanitaria, con un’ultima tranche da 900 miliardi approvata dal Congresso sotto le feste natalizie e un ulteriore round promesso dal nuovo inquilino della Casa Bianca, Joe Biden, da 1.900 miliardi.

Iniezioni di liquidità che hanno di fatto rafforzato le prospettive di crescita economica e, di conseguenza, l’appetito degli investitori, accorsi in massa sulle piazze finanziarie statunitensi – visti anche i rendimenti ai minimi del mercato obbligazionario – con conseguente ulteriore pressione sul dollaro.

Dollaro in ripresa solo nel secondo semestre 2021

E così, anche le prospettive per i prossimi mesi rimangono grigiastre: secondo gli analisti il primo semestre dovrebbe vedere ancora un dollaro debole, con una graduale (ma contenuta) ripresa negli ultimi sei mesi, quando il riassestamento dell’economia reale statunitense sarà favorito dalla completa vaccinazione dei cittadini.

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