Crisi: PMI al collasso. Le banche stanno affondando il Made in Italy?

Nadia Fusar Poli

3 Giugno 2013 - 15:59

La crisi del settore bancario e l’aggravarsi delle più ampie condizioni economiche del paese, si stanno traducendo in un vero e proprio allarme. Serve ossigeno...ma le banche sono indebitate e il governo perde tempo

Crisi: PMI al collasso. Le banche stanno affondando il Made in Italy?

Le piccole e medie imprese (PMI), spina dorsale dell’economia in Italia, stanno lottando per ottenere finanziamenti dalle banche. La crisi del settore bancario e l’aggravarsi delle più ampie condizioni economiche del paese, si stanno traducendo in un vero e proprio allarme: le aziende sono al collasso e il “Made in Italy” rischia di affondare. Serve ossigeno e il governo deve intervenire quanto prima. Con una stima di 5 milioni di aziende che rappresentano l’80 per cento del prodotto interno lordo in Italia, le PMI sono state a lungo il principale motore della economia Export Led italiana. Ma quello che quotidianamente, ormai da mesi, rimbalza sulle pagine di tutti i giornali, è un drammatico bollettino di guerra: ogni giorno chiudono decine e decine di aziende e questo è evidentemente sintomatico di un sistema (bancario-statale) inefficiente e senza risorse.

Le PMI italiane sono affamate di fondi e finanziamenti – così come di ossigeno - provenienti da quelle stesse banche indebitate, che stanno cercando di tagliare i bilanci e stringere, dove possibile, la cinghia far fronte ai propri prestiti. I dati diffusi lo scorso mese dall’Associazione Bancaria Italiana hanno mostrato che le sofferenze delle banche italiane sono salite a 131 miliardi di euro (170 miliardi di dollari) nel mese do marzo, in crescita del 21,7 per cento su base annua. I prestiti delle banche italiane alle famiglie e alle imprese non finanziarie sono diminuiti del 2,1 per cento nel mese di aprile, il dodicesimo mese consecutivo di declino.

Parte del problema è riconducibile al fatto che la maggior parte delle piccole imprese italiane sono a conduzione familiare, condizione che rende queste realtà territoriali quasi interamente dipendenti dal finanziamento bancario. "La mia ricerca mostra che le PMI italiane sono, in media, redditizie e dal punto di vista finanziario sono fortemente dipendenti dalla ritenzione degli utili (finanziamenti di capitale interno). La maggior parte è anche di proprietà familiare. Queste due caratteristiche determinano un circolo vizioso che finora ha impedito loro di crescere, con un impatto significativo sulla [crescita] italiana", ha spiegato Francesco Baldi, docente di finanza aziendale presso la LUISS Guido Carli di Roma, a CNBC. "Quello che manca è l’uso del capitale di finanziamento esterno, come investimenti private equity (PE)", ha aggiunto Baldi.

Le PMI italiane sono notoriamente inefficienti. Ci sono circa 65 piccole e medie imprese per 1000 abitanti in Italia, sostanzialmente al di sopra della media dell’Unione europea (40 per 1000 abitanti), secondo i dati della Commissione Europea (CE). Ma mentre l’Italia ha circa 1,7 milioni di PMI in più rispetto alla Germania, queste forniscono 3 milioni di posti di lavoro in meno (12,2 milioni di persone occupate rispetto ai 15,2 milioni di euro in Germania) e producono solo il 56 per cento del totale del valore aggiunto delle loro controparti tedesche.

Una società italiana in controtendenza è Orsobianco Dolciaria, un business nel settore dei prodotti da forno con sede nella città di Cuneo. Creata e gestita dalla famiglia Bonelli nel 1989, l’azienda è riuscita a crescere nonostante la crisi, grazie ad un processo brevettato che consente di produrre croissant surgelati (100 per cento naturali) che possono essere riscaldati in tre minuti in un forno normale. La società ha 50 dipendenti e 80 distributori in tutta Europa.
Innovazione ed esportazione sono ingredienti necessari per salvare le imprese italiane ma, per ora, non si sta facendo abbastanza in nessuna delle due direzioni. Nel frattempo, secondo quanto riportato lo scorso mese dal DowJones Newswires, il governo Letta starebbe consultando banchieri e avvocati per creare una forma innovativa di finanziamento delle PMI.

Fonte: cnbc.com

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