Crisi: Europa come Giappone? Munchau: l’unione bancaria non è una panacea

Federica Agostini

27 Maggio 2013 - 11:01

Crisi: Europa come Giappone? Munchau: l’unione bancaria non è una panacea

Il processo per risolvere la crisi durerà ancora molti anni scrive Wolfgang Munchau sul Financial Times. Nel frattempo, l’economia del vecchio continente sarà caratterizzata da crescita scarsa e deflazione, proprio come è stato negli ultimi 20 anni per il Giappone. Il problema? È inutile sperare che l’unione bancaria possa risolvere da sola i problemi dell’Eurozona.

La Germania ha migliorato la propria relativa competitività rispetto all’Eurozona negli ultimi 10 anni, ma se è vero che tutto ciò che sale, prima o poi dovrà anche scendere, allora prima o poi assisteremo ad un’inversione di tendenza.

Cosa guiderà il cambiamento? L’austerity.

L’austerity ha trasformato i deficit della bilancia dei pagamenti in surplus, deprimendo le esportazioni. Mentre i paesi vanno verso la deflazione, le esportazioni diventano più competitive e, come sperano i promotori di questa visione, la crescita comincerà a riprendersi gradualmente, esattamente com’è accaduto in Germania agli inizi del 2000.

Questa aspettativa sulla crescita, ad ogni modo scrive l’autore, è errata perché sottovaluta sostanzialmente due fattori:

  • la contro-produttività dell’austerity sulla crescita quando i tassi di interesse sono vicini allo zero;
  • la presenza di una crisi del settore bancario ancora irrisolta che porta con sé la contrazione del credito; fattori che tenderanno a portare al ribasso la crescita.

Visto che la Germania non accetterà mai gli Eurobond, così come la BCE non potrà tollerare un aumento dell’inflazione, scrive Munchau, molti politici stanno dedicando la loro attenzione all’unione bancaria, ritenendo che questa possa essere la cura a tutti i mali d’Europa.

Unione bancaria: panacea d’ogni male?

Ma questo nuovo regime potrà davvero cambiare la situazione? L’unione bancaria permetterà una ristrutturazione su larga scala del settore bancario, chiuderà le istituzioni non funzionanti o potrà forzare qualche nazionalizzazione? Assolutamente no. L’unione bancaria, scrive Munchau, non può arrivare, specie nelle sue fasi iniziali, a toccare i punti "caldi" dell’Eurozona, per almeno due ragioni.

Anzitutto, l’unione bancaria è alle fasi iniziali ed avrà sicuramente un’impronta piuttosto nazionalistica. Consisterà di un sistema di supervisione centrale con altrettanti regimi risolutivi coordinati, ma solo a livello nazionale. Ciò significa che le politiche di risoluzione finiranno per spostare il debito da un settore dell’economia all’altro. Se, ad esempio, si salverà un fondo pensionistico in Italia che detiene obbligazioni di una banca italiana, lo stato italiano finirebbe col sostenere i pensionati. Ma mentre la zona Euro ha una certa capacità di assorbimento del debito, gli stati periferici dell’euro no.

La seconda ragione per la quale questo tipo di unione bancaria non potrebbe essere sufficiente a risolvere da sé i problemi dell’Eurozona, scrive Munchau, è anche più subdola. In Europa, scrive, non c’è una tradizione per la risoluzione radicale delle banche. I supervisori in Europei sono operatori nazionali, non referenti internazionali. In altre parole, il lavoro dei regolatori nazionali è stato sin oggi quello di proteggere il sistema bancario nazionale dai competitor stranieri.

In altre parole, conclude Munchau:

Credo che una forma di unione bancaria sia un passo molto importante nel lungo termine, ma è del tutto naive credere che supervisori appena nominati possano risolvere i problemi del settore bancario Europeo con una determinazione mai dimostrata a livello nazionale.

Questo, conclude Munchau, ci porterà ad una strategia di risoluzione bancaria, se così vogliamo chiamarla, che inizia con una ricapitalizzazione inadeguata, sulla base di dubbi stress test e revisioni di qualità cui seguiranno piccolissimi passi in avanti negli anni successivi, perché la strategia diventi evidente.

Questa volta, lasciare che sia il recupero economico ad occuparsi dei problemi si rivelerà una strategia sbagliata perché il credit crunch e la deflazione impediranno la ripresa. La risoluzione è una precondizione alla crescita, ma finché i politici negheranno i problemi reali, ovvero la deflazione causata dall’austerity, non aspettiamoci cambiamenti radicali.

Come la mettiamo col debito?

La risoluzione del debito sovrano? Arriverà, nella forma di una mutualizzazione mitigata per i debiti dei governi periferici, ad esempio con un’estensione dei limiti temporali ed un abbassamento dei tassi di interesse.

Nel complesso, siamo di fronte ad una miscela di ricapitalizzazioni di piccole dimensioni, deleveraging e tolleranza finanziaria che per essere portata a compimento richiederà molti anni. Durante questo periodo di austerità finanziaria, il settore privato continuerà ad essere estremamente debole, mentre quello pubblico sarà vincolato dagli obblighi.

Il futuro? È come il Giappone

Mi aspetto una crescita moderata del settore delle esportazioni nelle nazioni periferiche. Un recupero tuttavia insufficiente a compensare gli effetti di cui sopra. Dunque, il prossimo decennio ci troveremo di fronte ad una situazione di crescita scarsa ed un settore bancario a metà tra la vita e la morte, simile a quello che ha rovinato il Giappone negli ultimi 20 anni.Wolfgang Munchau, Financial Times 26/05/2013

Fonte: Financial Times

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