Nel futuro, la zona Euro è destinata all’unione bancaria o alla disintegrazione e perché? Cosa è stato fatto per risolvere la crisi finanziaria e cosa, invece, manca?
Durante l’estate ci sono stati diversi sviluppi nella gestione della crisi da parte della classe politica dell’Eurozona, ma a partire dalla fine di settembre sembra che tutte le speranze di salvezza per l’Euro siano andate in fumo.
Crisi dell’Euro: passi in avanti
Tra gli avvenimenti "positivi" per la salvezza della moneta unica, rientrano:
- L’attivazione del fondo salva-stati ESM (European Stability Mechanism) per il salvataggio dei paesi più problematici dell’Eurozona e per la ricapitalizzazione diretta delle Banche.
- L’approvazione da parte della Corte Costituzionale Tedesca del fondo ESM.
- La maggioranza pro-Euro che ha vinto le elezioni nei Paesi Bassi.
- Il lancio del Bazooka della BCE, il programma Outright Monetary Transaction(OMT)
Crisi dell’Euro: divergenze
- Fondo ESM:
La Germania insiste affinché la ricapitalizzazione delle banche ad opera del fondo ESM sia garantita da un ente di supervisione. Si dibatte allora, se sia più giusto che il fondo contribuisca alla ricapitalizzazione delle banche passando attraverso il governo o se sia più opportuna la ricapitalizzazione diretta, ma si tratta di un dettaglio e presto i mercati vorranno vederci chiaro.
- Sulla supervisione del sistema bancario:
La Germania e i suoi alleati vorrebbero che il ruolo di supervisore della Banca Centrale Europea sia ristretto ad un numero limitato di istituti, dando maggiore rilevanza alle banche internazionali. Inoltre, sarebbe più opportuno secondo questa visione che il fondo ESM partisse soltanto una volta che l’organo di supervisione fosse attivato (e dunque ulteriormente posticipato). Infine, i ministri delle Finanze della Germania, dei Paesi Bassi e della Finlandia sostengono che non ci dovrebbe essere alcuna forma di mutualizzazione del debito.
- OMT: c’è un problema di austerity:
Il potenziale del programma OMT rimarrà inespresso finché un governo non faccia aperta richiesta e accetti tutte le condizioni che questo implica (è recentissima la notizia secondo la quale a partire da novembre la Spagna formalizzerà la richiesta di aiuti). Il problema è che le condizioni sono sconosciute. Si tratterà certamente di austerity, ma non sappiamo fino a che punto. In Grecia la situazione è piuttosto delicata, fino al punto che il Fondo Monetario Internazionale è intervenuto in materia: troppa austerity fa male alla ripresa economica.
La soluzione per l’Euro? L’unione bancaria
Per salvare la vita della moneta unica, la soluzione più plausibile sarebbe allora quella di creare, velocemente, l’unione bancaria. O quanto meno fare concreti passi in avanti in questa direzione. In questo modo la Banca Centrale Europea potrebbe diventare supervisore di tutto il sistema bancario dell’area Euro, un unico regime di risoluzione per le banche insolventi, un unico sistema di garanzia di fondi e depositi. L’unione bancaria è un passo necessario per risanare il meccanismo di trasmissione monetaria dell’Eurozona, un meccanismo distrutto dal vortice vizioso tra governi, banche, banche nazionali e debito.
Inoltre, per salvare l’Euro dovrebbero essere create le condizioni per la ripresa della crescita e la ristrutturazione del debito dei governi insolventi: Grecia, Portogallo, Irlanda, Cipro e, forse, Spagna, Italia e Slovenia.
Le fatiche per l’austerity nelle economie periferiche e quelle per il salvataggio nelle nazioni al cuore del blocco economico dell’Eurozona implicano che il sistema BCE/Euro è l’unico a poter colmare quel vuoto che c’è tra debito pubblico e sistema bancario nazionale. Ma qualsiasi sforzo faccia il sistema BCE/Euro per porsi nel ruolo di poter fornire il giusto aiuto su vasta scala, comporterebbe l’uscita dei "forti" dalla moneta unica, che invece rifiutano il ruolo della BCE quale "Babbo Natale dell’Euro".
Il prossimo, sarà un anno davvero interessante.
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