Crisi Banche Venete: Barbagallo in commissione: “Ci nascosero informazioni”

Francesca Caiazzo

3 Novembre 2017 - 12:56

La versione del responsabile della Vigilanza di Bankitalia sulla crisi di Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Che però contraddice al Consob

Crisi Banche Venete: Barbagallo in commissione: “Ci nascosero informazioni”

Quale fu il ruolo di Bankitalia nella crisi delle banche venete? La vigilanza ha funzionato? Via Nazionale sapeva ciò che si stava consumando alla Popolare di Vicenza e Veneto Banca?

A queste e a tantissime altre domande ha cercato di rispondere il responsabile della Vigilanza di Palazzo Koch, Carmelo Barbagallo, che ieri è stato ascoltato per circa sei ore dalla commissione parlamentare di inchiesta sulla crisi del sistema bancario.

Davanti ai 40 parlamentari dell’organismo parlamentare, si è presentato anche Angelo Apponi, direttore generale di Consob.

Entrambi hanno ripercorso i fatti e spiegato l’operato degli istituti di appartenenze, ma le loro dichiarazioni non hanno chiarito la vicenda – in alcuni punti fondamentali sono anche emerse delle evidenti contraddizioni - tant’è che la commissione potrebbe programmare una seconda audizione sia per Bankitalia che per la Consob.

“Le banche venete nascosero informazioni”

Barbagallo, nel corso della sua audizione a Palazzo San Macuto, rivendica il lavoro di vigilanza fatta da Bankitalia nel corso degli anni nonostante i poteri limitati, non essendo un organo giudiziario. Non una autoassoluzione ma un elenco di fatti, tiene a sottolineare.

In particolare, su Veneto Banca e sulla Popolare di Vicenza ricorda come dalle attività ispettive fossero emerse criticità nella gestione e nel management soprattutto nel periodo tra il 2012 e il 2014.

Irregolarità che Bankitalia avrebbe segnalato puntualmente all’autorità giudiziaria nonostante l’atteggiamento poco collaborativo delle due venete, che invece

“hanno ripetutamente occultato importanti informazioni alla Vigilanza, di cui hanno deliberatamente disatteso le richieste”.

Tra le anomalie rilevate, ci sono, ad esempio, quei 70 milioni di credito erogati da veneto Banca con prassi anomale ad esponenti aziendali e loro congiunti e le operazioni di ricapitalizzazione “baciate” per circa 157 milioni.

Uno degli aspetti su cui la commissione si è soffermata riguarda anche le cosiddette “porte girevoli”, quegli incarichi conferiti a ex dipendenti o funzionari di Bankitalia nelle banche venete.

Un fenomeno esistente, ammette Barbagallo, che però non avrebbe influito sull’attività di vigilanza di via Nazionale perché i soggetti in questione non avrebbero mai svolto attività diretta sugli istituti al centro delle ispezioni.

Un passaggio dell’intervento di Barbagallo sulla vicenda della Bim, contrallata di Veneto Banca, i cui amministratori vennero sanzionati e al cui amministratore delegato, Pietro D’Agui revocati i poteri, è stato secretato.

Rapporto Bankitalia-Consob

La “difesa” di Barbagallo non sembra convincere i commissari e la versione del dirigente di Bankitalia scricchiola quando viene ascoltato il dg della Consob, Apponi.

Il primo, in particolare, ricorda come via Nazionale abbia segnalato alla Consob le anomalie riscontrate dalle attività ispettive portate avanti fin dal 2001 sul prezzo delle azioni della Popolare di Vicenza ritenuto fuori mercato.

Apponi dal canto suo nega di aver ricevuto comunicazioni da Bankitalia, affermando anzi che sia stata la stessa Consob ad accorgersi dell’arbitrarietà nella fissazione dei prezzi:

“Ce le siamo andate a vedere da soli. Questo è quello che avevamo a disposizione e quello che abbiamo fatto.”

Un affondo a via Nazionale, quello di Apponi, che evidenzia come i due istituti – Bankitalia e Consob – abbiano diverse funzionalità e si muovano con ottiche diverse. Un rapporto – che Barbagallo definisce “perfettibile” - non del tutto sereno, visto che una parte dell’intervento su questo tema è stata secretata su richiesta dello stesso Apponi.

Commissari insoddisfatti

Le audizioni di Barbagallo e di Apponi non hanno soddisfatto la commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario.

“Analizzeremo le carte ma se dovesse risultare l’omissione della comunicazione della Banca d’Italia a Consob sul meccanismo di fissazione del valore delle azioni, già nel 2008, allora il presidente della Commissione Pier Ferdinando Casini dovrà valutare se risentire gli esponenti delle due autorità ma su base testimoniale”

dice Andrea Augello di Fratelli d’Italia.

Molto più dura la reazione di Enrico Zanetti, segretario di Scelta Civica:

“Per 15 anni Consob ha autorizzato aumenti di capitale perché ha scoperto da sola nel 2015, a buoi non solo scappati, ma addirittura morti di vecchiaia, ciò che Bankitalia sapeva dal 2001 senza fare nulla perché era competenza Consob. La domanda a questo punto è una sola: mandiamo a casa i vertici Bankitalia, i vertici Consob o entrambi?”

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