Covid: il confronto con l’estate scorsa ci dice cosa succederà in autunno

Simone Micocci

20/08/2021

20/08/2021 - 17:01

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Estate 2021: come sta andando rispetto al 2020? Meno restrizioni ma più contagi. Ma i ricoveri potevano essere molti di più se non fosse per i vaccini.

Covid: il confronto con l’estate scorsa ci dice cosa succederà in autunno

Non possiamo di certo dire che questa sia stata un’estate tranquilla visto lo spauracchio della variante Delta e della quarta ondata, e il rischio di vacanze rovinate a causa delle nuove restrizioni.

Fortunatamente tutta Italia è rimasta in zona bianca - con restrizioni al minimo nonostante l’aumento dei contagi, e dovrebbe essere così anche nelle prossime settimane. Ben diversa fu la scorsa estate, quando si pensava che il virus fosse ormai un lontano ricordo visto il basso numero di contagiati (e gli ospedali vuoti).

Sappiamo tutti cosa è successo poi: in autunno c’è stata la seconda ondata e successivamente ce n’è stata una terza. Guardare a quello che sta succedendo oggi, e facendo un confronto con lo scorso anno, potrebbe essere utile quindi per capire cosa succederà nel prossimo autunno, ossia se dobbiamo preoccuparci per un ipotetico ritorno delle zone arancioni e rosse.

Estate 2021 ed estate 2020 a confronto

È vero che lo scorso anno c’erano meno contagi rispetto a oggi, ma è anche vero che a questo punto dell’estate il Governo aveva già chiuso le discoteche (le quali non hanno mai più riaperto) e imposto l’utilizzo della mascherina anche all’aperto dopo le 18:00. Oggi - salvo alcune ordinanze comunali - la mascherina all’aperto non va messa, merito soprattutto del cambio dei criteri che decretano il colore di una regione, al quale si è provveduto con il decreto del 23 luglio scorso.

Una eventuale zona gialla, infatti, avrebbe imposto il ritorno dell’obbligo della mascherina all’aperto in ogni ora della giornata; restrizione che per adesso stiamo evitando visto che in tutta Italia c’è un livello di rischio molto basso, tanto da non necessitare di un passaggio in zona gialla.

Il motivo per cui si è provveduto al cambio dei criteri (va detto che la scorsa estate non era ancora attivo questo strumento, introdotto solamente durante la seconda ondata) per il cambio colore delle regioni rappresenta la prima grande differenza tra l’estate 2020 e quella di quest’anno.

Oggi abbiamo i vaccini, e in Italia il 66,7% della popolazione vaccinabile risulta immunizzata. Allo stesso tempo, però, abbiamo un maggior numero di contagi, specialmente a causa dell’alto tasso di contagiosità della variante Delta del coronavirus.

Basti pensare che il 18 agosto del 2020 i nuovi contagi erano 403, con appena 5 decessi: era appena iniziata la ripresa dei contagi, tant’è che - come anticipato - il Governo impose il ritorno della mascherina all’aperto nelle ore serali. Il 18 agosto 2021, invece, questi erano 7.162, con 69 morti.

In generale, in tutta l’estate - almeno fino a oggi - sono stati registrati 175 mila contagi in più rispetto alla scorsa: un dato che preoccupa in vista dell’autunno, anche se l’alto tasso di vaccinati fa ben sperare in quanto i dati sul vaccino ci confermano che con la doppia dose è molto raro che si manifestino complicazioni che richiedono il ricovero in ospedale. Ed è proprio quello che si vuole evitare, ossia che i contagiati vadano a gravare sul sistema sanitario.

Il problema sono i non vaccinati: 2 milioni e 600 mila nella fascia 50-59 anni, 1 milione e 400 mila nella fascia 60-69, 700 mila tra i 70 e i 79 anni e circa 400 mila tra gli Over 80. C’è ancora un’alta platea di persone non vaccinate: sono queste che preoccupano in vista di una nuova ondata autunnale, quando il virus ha dimostrato di essere più forte.

Perché i dati dell’estate 2020 sono diversi da quelli del 2021

C’è chi si chiede perché quest’anno c’è un maggior numero di vaccinati rispetto allo scorso. Proprio l’alto numero di vaccinati, infatti, faceva pensare a una situazione migliore rispetto allo scorso anno, ma così non è stato.

In realtà le motivazioni sono diverse e non centrano i vaccini:

  • intanto bisogna considerare che l’estate 2020 è arrivata dopo un periodo di lockdown, con le restrizioni che sono state allentate solo quando gli ospedali hanno cominciato a svuotarsi. Così non è stato nel 2021;
  • c’è poi da considerare l’elevata trasmissibilità della variante Delta, diffusa al 90% in Italia. Basti pensare che un positivo che ha contratto questa variante può arrivare a infettare dalle 7 alle 8 persone, mentre il ceppo originario appena 2,5;
  • rispetto alla scorsa estate sono molti di più i giovani contagiati. Secondo il bollettino rilasciato lo scorso 14 agosto, infatti, l’età media dei positivi al Covid è di 27 anni.

I vaccini, invece, hanno permesso di gestire questa situazione con maggiore tranquillità, senza necessità d’introdurre ulteriori restrizioni (se non l’obbligo del green pass in determinate circostanze). Come spiega al Corriere della Sera Sergio Abrignani, immunologo, docente di Patologia generale all’Università di Milano e membro del Cts, a gennaio quando la campagna vaccinale in Gran Bretagna doveva ancora partire, qui i contagi con la Delta erano 60.000 al giorno, con 1.500 decessi. Oggi siamo invece riusciti a gestire la situazione nel migliore dei modi, limitando le restrizioni e non gravando particolarmente sugli ospedali.

Il banco di prova sarà in autunno, quando potremo dire se effettivamente la pandemia è ormai sotto controllo. Cosa succederà non è facile a dirsi: dipenderà da eventuali nuove varianti, come dalla percentuale di vaccinati. Ma una cosa sembra essere certa: se i vaccinati continueranno a crescere, avremo un autunno che anche con un maggior numero di contagiati non andrà a raggiungere i livelli di ospedalizzazione di quello precedente.

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