Cosa significa fare startup e innovazione in Italia secondo Marco Trombetti

Antonella Coppotelli

22/07/2021

01/09/2021 - 09:54

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Bisogna affrancarsi dall’ego di creazione e concentrarsi sulla risoluzione dei problemi. Una chiacchierata illuminante con Marco Trombetti, CEO di Translated.

Mondo startup e innovazione: un ecosistema che richiama alla mente e a un abusato immaginario comune cantine e luoghi bui dove “cervelloni” dall’aspetto nerd si riuniscono in una febbrile e continua attività per creare qualcosa di diverso e unico noncuranti di trascorrere notti insonni, circondati dal cumulo di cartoni di pizze e di lattine che via via si fa sempre più alto. Storie di successo quali quella di Steve Jobs, Bill Gates o Jeff Bezos hanno segnato una sorta di sceneggiatura che dallo scantinato o garage arriva fino all’ultimo piano di un grattacielo e dalla quale stentiamo ancora ad affrancarci.

Con tutte le difficoltà del caso, fare startup oggi ha ben altri sapori e una cabina di regia che non può prescindere dalla connotazione risolutiva dei prodotti e dei servizi offerti e dall’obiettivo di crescita; soprattutto in un mercato come quello italiano, ancora piccolo e acerbo nel saper fare rete ma che ce la sta mettendo tutta per recuperare ritardi storici in campo innovativo, nonostante le avversità cui deve far fronte sia dal punto di vista economico che da quello normativo. L’ultimo report di monitoraggio trimestrale sviluppato dal Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione con InfoCamere e Unioncamere evidenzia al 1° gennaio 2021 l’esistenza di 11.899 startup innovative, un dato che si è stabilizzato durante lo scorso anno e che assai probabilmente rimarrà tale anche a causa della sentenza del Consiglio di Stato n. 2643 del 29 marzo 2021 in base alla quale alla quale è stata bloccata la possibilità di costituzione per via telematica.

A questo si aggiunge anche il cambio di rotta della Fondazione Enea che a maggio di quest’anno ha cambiato pelle e ha dovuto dirottare i fondi previsti dal governo Conte Bis dalle startup tech a quelle biotech. Insomma vi è più di una complicazione nel panorama nostrano che di certo non agevola un percorso fluido e di crescita e che ci fa essere lontani anni luce dalla Silicon Valley.

A questo si aggiunge anche un tema di contenuto: spesso e volentieri si crea una startup per far sfogo a una parte “creativa” facendo venir meno, invece, il significato più importante, ossia quello di crescere e di creare un prodotto o un servizio che risolva un problema. Ne abbiamo parlato con Marco Trombetti, imprenditore e investitore di lungo corso che nella sua carriera professionale ha dato vita a Translated e Pi Campus di cui è CEO e Co-Founder, due realtà aziendali fiorenti e avveniristiche che non hanno mai smesso di innovare e crescere perché nate già con questo obiettivo. Di seguito l’intervista completa presente nel video, una chiacchierata illuminante che chiarisce molti aspetti del saper fare startup e innovare anche attraverso l’intelligenza artificiale.

Marco Trombetti

Dal tuo osservatorio di imprenditore e investitore che significa fare innovazione in Italia?

Niente di diverso da quello che avviene in tutto il mondo, tranne magari negli ecosistemi più evoluti come la Silicon Valley. Se fai innovazione in giro per il mondo ti trovi sempre con un problema molto semplice: è un mercato locale estremamente piccolo e quindi è difficile crescere e arrivare a un certo livello senza prima aver fatto dei modelli di espansione globale. Quindi penso che per l’Italia valga lo stesso problema, è solamente il 2,4% dell’economia internet e quindi non possiamo creare la prossima Google partendo dall’Italia. Al contrario, magari, in Silicon Valley hanno questo mercato americano enorme che ti permette di arrivare molto più avanti sulla strada, con l’impresa, prima di dover espandere.

Mondo startup: come si è evoluto e qual è il requisito per determinare quella vincente?

Le startup vincenti si riconoscono per una semplice caratteristica: la crescita. Startup significa crescita, molti pensano a una startup come una cosa piccola, ma in realtà è qualche cosa che cresce molto rapidamente, con l’ambizione di diventare una cosa molto grande. Quindi quelle di successo le riconosci banalmente perché, appunto, crescono più degli altri. Ovviamente qualcuno potrebbe dire che questo non può avvenire all’inizio, perché da qualche parte devi iniziare, prima fai il prodotto, raccogli il capitale, sviluppi qualcosa e poi vedi se la gente lo vuole. Invece quello che ho imparato in questi anni è che i soldi si raccolgono dopo aver dimostrato la crescita e questo è il modo più efficiente di farlo e tutte le aziende di successo che ho visto hanno sempre fatto al contrario, prima hanno dimostrato crescita e poi hanno raccolto il capitale. Il nostro investimento in Pi Campus più di successo è quello di Boom Supersonic e il loro è un esempio lampante: nuovo aereo supersonico, ma prima hanno fatto il design dell’aereo, le specifiche, l’hanno proposto, l’hanno venduto, prevenduto, con i preordini, quindi a dimostrare interesse e hanno mostrato una crescita, mese per mese c’erano sempre più persone interessate e quindi hanno raccolto capitale per fare effettivamente l’aereo. Invece tutti noi siamo vittime di questo che io chiamo «ego di creazione», la voglia di creare qualche cosa e ci scordiamo invece che siamo qui per risolvere i problemi alle persone, e quindi meglio partire prima dal risolvere un problema, dimostrare che le persone lo vogliono, crescere e quindi poi raccogliere capitale.

L’intelligenza artificiale fa parte da sempre del DNA di Translated e di Pi Campus: quali sono gli ambiti in cui trova la sua massima espressione?

Intanto devo dire questa cosa simpatica, noi abbiamo iniziato nel 1999 con Translated come uno dei primi servizi di traduzione via internet, e praticamente utilizzavamo da subito l’Intelligenza Artificiale. Il problema era che non potevamo dirlo a nessuno. Utilizziamo l’Intelligenza Artificiale per scegliere i migliori traduttori da un lavoro e per aiutare i traduttori mentre facevano il lavoro. Solo che era una parola che non potevi mai dire, perché altrimenti ti avrebbero associato non ad un servizio professionale di qualità ma a qualcosa di scarso. E quindi ora invece il mondo strano, nascosto che Translated si basa sull’Intelligenza Artificiale per vent’anni, e ora invece tutto il mondo vuole parlare solo di Intelligenza Artificiale. Quindi questa è una cosa simpatica, che ci dice come il timing dell’innovazione spesso è completamente controtendenza. Però quindi secondo me l’Intelligenza Artificiale è semplicemente una tecnologia importante, nuova, esattamente come ne abbiamo avute tante nel passato e la massima applicazione che stiamo vedendo dell’Intelligenza Artificiale, ovviamente come al solito il successo è controintuitivo, quindi non è quella che tutti s’aspettano, queste macchine che sostituiscono gli umani, ma la grande opportunità invece è in queste macchine che supportino gli umani. La parte simbiotica, il lavoro tra umano e Intelligenza Artificiale è un’area estremamente promettente. E lo è per un semplice motivo, che noi siamo umani e interagiamo con altri umani e abbiamo già un mercato, dei mercati molto grandi davanti a noi. E quindi se noi creiamo dei miglioramenti a questi mercati aiutando le persone a lavorare meglio ovviamente creiamo un grande valore. Per farvi un esempio pratico legato a quella che è la mia esperienza diretta, guardate la traduzione. La traduzione è un mercato da 50 miliardi, noi abbiamo applicato l’Intelligenza Artificiale per aiutare i traduttori a tradurre con maggiore qualità e maggiore velocità. E se tu li rendi il 20% più produttivi hai creato un valore da 10 miliardi su un mercato da 50 miliardi. Quindi tutti si confondono, molti guardano l’Intelligenza Artificiale come l’opportunità di creare nuovi mercati, invece oggi la grande opportunità è prendere tutti questi mercati obsoleti, che si muovono lentamente, e applicare alta tecnologia, l’Intelligenza Artificiale, per cercare
di migliorare le performance di questi mercati. Li miglioriamo del 20/30% e abbiamo creato la prossima Google.

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