Coronavirus, come l’India potrebbe avere il vaccino prima di tutti

Alessandro Cipolla

6 Agosto 2020 - 10:26

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Il Serum Institute di Pune ha avviato la produzione del vaccino ora in fase di sperimentazione a Oxford: se i test dovessero essere positivi, a novembre l’India potrebbe avere già a disposizione 300 milioni di dosi.

Coronavirus, come l’India potrebbe avere il vaccino prima di tutti

Il vaccino al coronavirus sarà il tema centrale dei prossimi mesi non soltanto a livello sanitario, ma anche geopolitico vista l’autentica corsa a suon di milioni di dollari di finanziamenti da parte delle superpotenze mondiali.

Chi potrà mettere le mani per primo sul vaccino avrà infatti un vantaggio enorme rispetto a tutti gli altri, anche se da tempo l’auspicio dell’OMS è che la distribuzione avvenga poi in maniera uniforme.

Fatto sta che Stati Uniti, Russia, Regno Unito e Cina stanno finanziando con un fiume di denaro diverse ricerche, nella speranza di poter essere in prima fila e di aver scelto bene il cavallo su cui puntare quando la prima azienda riuscirà a concludere definitivamente e con successo i propri test.

Una sorta di gara che però potrebbe vedere l’India bruciare tutti gli altri competitor, grazie a una sorta di scommessa dal costo 450 milioni di dollari fatta dalla Serum Institute di Pune, il più grande centro di produzione di vaccini al mondo.

Vaccino in India già a novembre?

Il Serum Institute già prima dell’inizio della pandemia era una azienda capace di sfornare un quarto dei vaccini usati in tutto il mondo. Adesso però anche loro hanno deciso di puntare forte sul coronavirus, tanto da ampliare lo stabilimento per aumentare la produzione.

Tutto nasce da un accordo stretto dall’istituto di Pune con AstraZeneca, l’industria britannica che produrrà il vaccino attualmente in fase di sperimentazione da parte dell’Università di Oxford in tandem con l’IRBM di Pomezia.

In sostanza a fronte di un esborso di 450 milioni di dollari, il Serum Institute ha già avviato la produzione del vaccino ideato da Oxford e al momento ancora in fase di sperimentazione, per un massimo di 1 miliardo di dosi da poter realizzare.

Così è stato calcolato che a novembre, quando finiranno i test da parte dell’università di Oxford, se il risultato sarà positivo il Serum Institute grazie alla sua capacità industriale senza eguali avrà già pronte 300 milioni di dosi di vaccino da poter distribuire.

Stando a un successivo accordo fatto con il governo di Nuova Delhi, l’istituto di Pune dovrà girare in caso di esito positivo subito metà delle dosi prodotte all’India, con la restante metà che potrà invece essere commercializzata.

Se così fosse, l’India batterebbe sul tempo tutti gli altri competitor internazionali visto che, prima di novembre, difficilmente gli altri Paesi potranno avere fin da subito a disposizione un così alto numero di dosi di un vaccino funzionante.

Una sorta di scommessa questa del Serum Institute, che in caso di un insuccesso dei test di Oxford avrebbe già in tasca anche degli accordi con altri istituti di ricerca. Questo azzardo sul vaccino per il coronavirus ha però un costo economico immediato importante, tanto che si parla di un possibile aiuto economico da parte della Fondazione di Bill e Melinda Gates.

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