Analisi della risoluzione del Consiglio d’Europa sul Programma di Stabilità.
La verifica del Programma Nazionale di Riforma e conseguente Raccomandazione, sul Programma di Stabilità 2014, da parte della Consiglio dell’Unione Europea non dovrebbe suscitare quegli entusiasmi presenti nei commenti politici.
Il Consiglio ha chiesto una manovra, al Governo perché il deficit strutturale non è come scritto nel DEF di aprile lo 0,6 % del PIL, ma lo 0,9%. Quindi una manovra da almeno 4,5 mld di euro entro l’anno. Il deficit 2015 dovrà diminuire, dal 2,6% PIL di quest’anno all’1,8%. Come? Il DEF ci informa , che 0,1% proverrà da risparmio sugli interessi e 0,7% dall’aumento dell’avanzo primario cioè della differenza tra entrate e uscite al netto degli interessi. I risparmi sugli interessi, ipotizzano tassi d’interesse a lungo termine del 3,5%, e tassi a breve inferiori al 2% fino al 2018.
In tale condizione la spesa, per interessi si colloca tra il 5,2% del PIL del 2014 e il 4,9% del 2017. Tali ipotesi dipendono dal mantenimento di livelli molto bassi dei tassi tedeschi e uno spread, inferiore ai 100 punti base. L’avanzo primario dovrà aumentare quindi , dal 2,6% al 3,3% del PIL.
Allora le tasse aumentano? Si! Passano da 468.446 mln di euro del 2013 (su un totale di entrate di 751.619 mln) a 482.365 mln di euro del 2014 (su un totale di entrate di 767.303) a 493.832 mln del 2015 (su un totale di entrate d 784.596). Le spese? Aumentano pure quelle! Da 798.940 mln di euro del 2013 a 809.172 mln di euro del 2014 a 817.843 del 2015. Gli interessi sul debito pubblico ammontano a 82.550 mln di euro quest’anno e 82.096 mln nel 2015. Quale componente della spesa si contrae? La spesa in conto capitale , che passa da 27.132 mln di euro del 2013 a 25.730 mln di euro nel 2014 a 24.835 mln di euro del 2015 ( parliamo di investimenti fissi lordi).
Considerando come spesa in conto capitale il totale d’investimenti fissi lordi più contributi, in conto capitale più altri trasferimenti la spesa diminuisce, da 45.925 mln di euro del 2015 a 43.860 del 2026 a 41.891 del 2017.
In buona sostanza si è passati, per la spesa in investimenti dal 3% del PIL degli anni ’90 all’1,7% del PIL del duo Monti/Letta all’1,4% del PIL di Renzi Padoan.
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