La soluzione alla crisi dell’euro? Far circolare ben 3 monete: è quanto ha proposto l’ex capo economista di Deutsche Bank Thomas Mayer al Wall Street Journal.
La soluzione alla crisi dell’euro: rifondare l’unione monetaria
La crisi è irrisolvibile, continuando su questa strada. Dopo che l’Eurogruppo ha smentito tutte le indiscrezioni riguardanti una nuova tranche di aiuti alla Grecia, la stabilità della moneta unica continua a vacillare, nonostante la parole rassicuranti della Merkel e nonostante tutte quelle misure di salvataggio che, secondo i più noti e importanti economisti, serviranno solo ad acquistare tempo prima della definitiva débacle.
Perciò, qual è la soluzione? Riformulare l’architettura dell’euro, a partire dalle basi dell’unione monetaria.
Ecco l’Europa a tre livelli di Thomas Mayer
Ormai è inutile negarlo: esistono due Europa, quella del Nord che cresce, e quella del Sud che si contrae. L’unica soluzione, per Thomas Mayer, uno degli economisti più esperti, influenti e riconosciuti del vecchio continente, è quella di dire addio all’euro così come lo conosciamo oggi.
Insomma, per Mayer una via d’uscita c’è: "La storia suggerisce che le valute parallele emergono quando le valute ufficiali non riescono a soddisfare le esigenze e le preferenze delle loro popolazioni. Perciò penso che il risultato più probabile sia l’emergere di due nuove valute che operino a fianco dell’euro, ovvero la creazione di un’unione monetaria a tre livelli".
Di seguito Mayer tende a spiegare il suo piano attraverso le diverse fasi che lo compongono: a cominciare dal Nord Europa, la cui valuta unica continuerebbe a circolare, ma con una indicizzazione al tasso di inflazione nazionale dei contratti economici e finanziari tra privati, dei pagamenti e dei crediti allo Stato. "Ciò proteggerebbe i residenti di questi Paesi dagli effetti della politica perdente della BCE", scrive Mayer. "Qualora l’inflazione dovesse crescere notevolmente, allora la nuova valuta onorerebbe le transazioni economiche e verrebbe fornita da una filiale di banche centrali dei Paesi più forti".
"La moneta parallela esisterebbe solo virtualmente", prosegue Mayer "come un mezzo per conservare la ricchezza in Paesi con finanze pubbliche sicure e con forti legami commerciali con la Germania. L’euro dovrebbe continuare a essere utilizzato come base per le operazioni in contanti. Presumibilmente, la moneta parallela guadagnerebbe in termini di valore nei confronti dell’euro, e i prezzi della valuta parallela sarebbero molto più stabili rispetto a quelli dell’euro di riferimento".
Mayer, tuttavia, spiega anche che tale soluzione di indebolimento dell’euro non sarebbe sufficiente per la Grecia. Atene sarà costretta a garantire propri titoli di credito ai suoi fornitori solo nel momento in cui i soldi nelle casse pubbliche elleniche saranno esauriti. Una volta che questi titoli di credito inizieranno a circolare nell’economia reale, "potrebbero assumere il ruolo di una seconda moneta parallela. Ma questa valuta esisterebbe solo come mezzo di scambio per le transazioni, l’euro resterebbe come bene rifugio a garanzia dei patrimoni".
Ed ecco così che l’unione monetaria a tre livelli potrebbe nascere. "Paesi come la Francia, l’Italia e la Spagna diventerebbero il nuovo centro, in cui l’euro verrebbe utilizzato come mezzo di scambio per le transazioni così come bene rifugio. Germania, Paesi Bassi e Finlandia costituirebbero il livello superiore, dove l’euro è un mezzo di transazione, ma non un bene rifugio. Paesi come la Grecia, Cipro e Portogallo andrebbero invece a comporre il livello inferiore, dove l’euro è un bene di rifugio, ma non un mezzo di transazione".
Per Mayer uno scenario simile potrebbe realizzarsi già a metà di questo decennio, quando collasseranno gli aiuti alla Grecia, mentre al Nord potrebbe essere provocato dalla politica monetaria della BCE che genererà rialzi inflazionisti.
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