Come investire nel Biotech? Guida all’investimento in società biotecnologiche

Redazione

31 Luglio 2017 - 08:24

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Le società biotecnologiche suscitano grande interesse tra gli investitori, il settore biotech è molto redditizio ma anche molto rischioso. Vediamo che cos’è, come investire ed alcuni esempi pratici.

Come investire nel Biotech? Guida all’investimento in società biotecnologiche

Da qualche anno a questa parte le biotocnologie hanno suscitato sempre più interesse tra gli investitori dei mercati finanziari. Il perché è semplice: se si punta nel settore biotech sulle società biotecnologiche giuste il guadagno può essere molto elevato.

Su questo settore ad alto potenziale, vediamo cosa sono le società biotecnologie e come operano, le opportunità e i rischi e come investire nel Biotech.

Comparto Biotech: caratteristiche e struttura

La biotecnologia è quel ramo della biologia che tramite l’applicazione della tecnologia su esseri viventi permette l’ottenimento di beni o servizi per soddisfare i bisogni della società.
In pratica, le società biotecnologiche studiando l’evoluzione delle malattie prima sugli animali e sull’uomo cercano di trovare una soluzione a malattie le cui cure sono inefficaci o anche inesistenti.

Le società di biotecnologie cercano, attraverso studi molecolari, di modificare lo sviluppo organico di una malattia permettendone l’arresto o la guarigione. Gli studi ovviamente richiedono anni di ricerche e autorizzazioni da parte delle autorità preposte (l’Fda negli USA e l’Ema in Europa ad esempio) per poter procedere alle successive fasi di sviluppo della tecnologia.

Le fasi di sviluppo di un farmaco
Le fasi di sviluppo della molecola si suddivide in 2 fasi: la fase preclinica e quella clinica.
Nella fase preclinica si osserva come si comporta la molecola in un organismo complesso per vederne il grado di tossicità, come l’organismo la assorbe e come la elimina. Successivamente si passa ad una fase di studio detta “in vitro”, dove la molecola viene messa in provetta con dei microrganismi e vengono eseguiti dei test che, se soddisfacenti, permettono la sperimentazione sugli animali (fase “in vivo”).

Passata con successo la fase in vivo, si passa alla fase clinica che è caratterizzata a sua volta da 3 fasi: fase 1, fase 2 e fase 3.

Nella fase 1 si testa il principio attivo della molecola sull’uomo per vederne gli effetti di tollerabilità e sicurezza nell’essere umano.

Passata la fase 1 si entra nella fase 2 in cui si testa la capacità della molecola di generare gli effetti curativi ricercati. Questa fase serve ad individuare anche le dosi migliori da somministrare e la sua correlazione con parametri di salute del paziente (ad esempio la pressione sanguigna o se è in corso un particolare stadio della malattia che si vuole curare)

Superati i test della fase 2 si passa allo stadio finale dello sviluppo del farmaco: la fase 3. Nella fase 3 si reclutano centinaia o migliaia di pazienti, ad alcuni di essi verrà somministrata la molecola mentre ad altri il “placebo” ossia una terapia priva di efficacia oppure una terapia comune, per vedere se la molecola in fase di studio sia effettivamente migliore delle terapie già in uso o se possa essere una potenziale candidata come prima cura per una malattia che ne è priva.

Conclusa la fase 3, tutti i dati raccolti nelle varie fasi vengono raccolti e sottoposti all’autorizzazione delle autorità competenti per poterne studiare a fondo il rapporto rischio/beneficio e, se l’autorità darà esito positivo, verrà rilasciata l’autorizzazione per l’immissione in commercio (a cui sussegue una fase 4 che prevede il controllo del farmaco per vedere se ci siano effetti indesiderati non constatati nelle fasi precedenti).

Come investire nel settore delle biotecnologie?

Ora, l’investitore delle società biotecnologiche non guarda affatto i fondamentali. Perché? Perché se guardassimo il bilancio di una società biotecnologica con molta probabilità vedremmo una società che non fattura, non genera redditi e con pochi soldi in cassa.

Infatti, le società biotecnologiche durante la fase di studio delle molecole non producono alcun risultato economico, dovendosi per lo più finanziare tramite aumenti di capitale, finanziamenti di organi pubblici o finanziamenti di case farmaceutiche. Proprio quest’ultimo punto è quello che interessa un potenziale investitore.

Difatti, molte biotech hanno degli accordi con grosse case farmaceutiche interessate agli studi in corso da parte delle società. Per poter acquistare il farmaco, le grandi aziende farmaceutiche firmano degli accordi con le società biotech in cui prevedono l’opzione per l’esercizio di acquisto di uno studio in corso che avviene (non sempre) quando il farmaco supera le fasi più cruciali di studio.

Quindi, per poter scegliere al meglio su quale società investire, bisognerebbe vedere che tipo di farmaco produce, quali sono i concorrenti del mercato e se ha accordi in corso con grandi case farmaceutiche, per la maggior parte dei casi, invece, l’analisi fondamentale serve a ben poco.

Qui di seguito riportiamo i grafici di 3 società: una ha annunciato l’esercizio dell’opzione su un farmaco da parte di una grande casa farmaceutica, una presenta il caso opposto e una invece, nonostante i buoni risultati ottenuti è stata bocciata da Oddo Securities per la sua scarsa visibilità sul mercato.

Il primo grafico è quello di Oncodesign, società biotecnologica francese che annunciò l’esercizio di un’opzione milionaria da parte della casa farmaceutica Ucb. Come si vede dal grafico, evidenziato dal cerchio azzurro, la quotazione è passata da circa 8 euro a 23 nell’arco di poche settimane, facendo scontare l’accordo raggiunto nella capitalizzazione.

Nel secondo grafico invece, riportiamo il grafico di Galapagos NV, società biotecnologica olandese quotata sul Nasdaq e considerata una delle più promettenti a livello europeo. Nel cerchio azzurro è evidenziata la rovinosa caduta del titolo a seguito dell’annuncio di Abbvie di non esercitare la sua opzione da 200 milioni di dollari per l’acquisto del farmaco di punta di Galapagos (poiché ne aveva già uno uguale in portafoglio). Il titolo perse il 35% nell’arco di pochi minuti.

Nell’ultimo grafico riportiamo il caso di Transgene, società biotecnologica francese, che pubblicò i suoi dati molto promettenti relativi ad uno studio del suo farmaco di punta per la cura del cancro. Nonostante i buoni risultati un’importante casa d’affari, Oddo Securities, reputò che il farmaco era buono, ma che la società non fosse in grado di trovare un partner che lo finanziasse tagliando il target price a 1,4 euro. Il risultato di questo è evidenziato nel cerchio azzurro.

Ultimamente il settore delle biotecnologie è stato un pò dimenticato per via delle turbolenze finanziarie e anche per le dichiarazioni della Clinton contro le case farmaceutiche (colpevoli di manipolare a loro piacimento i prezzi dei farmaci). Ma comunque, dal grafico seguente vediamo che l’indice Biotech ha sempre sovraperformato il Nasdaq.

In via definitiva, il mercato delle biotecnologie può essere un mercato redditizio, ma bisogna essere molto attenti perché ad elevato rendimento corrisponde altrettanto rischio. Per chi volesse investire in questo mercato, ricordiamo di approfondire sempre il prodotto della compagnia su cui si vorrebbe investire, analizzandone tutti gli aspetti inclusi la concorrenza del mercato e la visibilità della società.

Inoltre, altro parametro fondamentale è quello di vedere se sono presenti delle partnership con grandi case farmaceutiche e la liquidità in cassa necessaria a portare avanti le fasi di sviluppo del farmaco.

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