Rajoy con l’accordo del PSOE e di Ciudadanos venerdì chiederà al Senato spagnolo di approvare un pacchetto di misure in base all’articolo 155 della Costituzione per sospendere l’autonomia della Catalogna. Dura la reazione di Forcadell e Puigdemont.
La Spagna sembra proprio voglia riprendere i metodi del franchismo, noncurante dell’appartenenza all’UE. Ha iniziato con la repressione giudiziaria arrestando Jordi Sanchez e Jordi Cuixart accusati di "sedizione" per le manifestazioni pacifiche di Barcellona il 20 e il 21 settembre ed ha avviato le procedure per il commissariamento delle istituzioni catalane applicando l’articolo 155 della Costituzione, cosa mai successa prima.
Per il presidente catalano Carles Puigdemont potrebbero esserci l’accusa di ribellione e trent’anni di carcere se arrivasse alla proclamazione dell’indipendenza unilaterale.
Rajoy, dopo il Consiglio europeo di giovedì 19 e venerdì 20 ottobre, sabato, dopo un consiglio dei ministri straordinario, ha dato il via libera all’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione per la sospensione dell’autonomia della Catalogna.
Venerdì 27 proporrà al Senato di destituire il presidente della Generalitat e gli altri consiglieri del governo regionale e di convocare elezioni nella regione entro sei mesi per i seguenti obiettivi:
- Il potere di sciogliere il Parlamento della Catalogna passa al Presidente del Governo. Le elezioni saranno chiamate entro un periodo massimo di sei mesi.
- Autorizzazione per la destituzione del Presidente della Generalitat, del Vicepresidente e di tutti i "consulenti" dell’Esecutivo Catalano. L’esercizio di queste funzioni sarà svolto dai rispettivi ministeri nel corso di questa eccezionale situazione.
- La Generalitat continuerà a funzionare e rimarrà l’amministrazione ordinaria e agirà secondo le direttive dei ministri del governo centrale. Il Parlamento non si scioglierà e continuerà ad adempiere al suo ruolo rappresentativo ma non farà investiture né potrà esercitare il controllo degli organi che governeranno provvisoriamente la Catalunya e né potrà adottare iniziative contrarie alla Costituzione e allo statuto.
- La direzione dei media pubblici passerà ai nuovi dirigenti della Generalitat che sarà nominata dall’Esecutivo centrale. Il direttore della TV-3, Vicent Sanchis e gli altri alti funzionari di questi media pubblici non saranno automaticamente respinti, ma verranno monitorati in conformità con informazioni veritiere, obiettive ed equilibrate, rispettose del pluralismo politico, sociale e culturale , e anche nell’equilibrio territoriale.
- Il governo avrà un periodo di 30 giorni per veto di tutte queste iniziative.
L’Unione europea ufficialmente non ha commentato ma il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani ha già parlato chiaro:
Sia chiaro! Nessun paese europeo riconoscerà la Catalogna come paese indipendente. Giusto, è guardare con favore a quello che sta succedendo in Europa dove la Brexit ha provocato una reazione all’interno dell’Unione europea che ha portato i cittadini a capire che uscire dall’Europa comporta più svantaggi che vantaggi.
La stessa Inghilterra non sa cosa fare perché gli inglesi stentano a trovare un percorso comune che li aiuti a tutelarsi. Tuttavia, contro i populismi bisogna ridurre le distanze fra Bruxelles ed i popoli europei.
Immediata la reazione della Catalogna. Carme Forcadell, Presidente del Parlamento catalano ha dichiarato:
Oggi il premier spagnolo Mariano Rajoy ha annunciato un colpo di Stato, di fatto. Un golpe autoritario in uno Stato membro dell’Unione europea. Rajoy pretende che il parlamento catalano smetta di essere democratico. Attaccando le istituzioni attacca la cittadinanza che vede lesi i suoi diritti.
Non lo permetteremo. Non faremo alcun passo indietro, la cittadinanza di questo Paese ci ha scelti come legittimi rappresentanti e come servitori pubblici.Ci impegniamo nei confronti degli elettori, oggi più che mai, a lavorare senza fermarci. Ci impegniamo a difendere la democrazia in maniera democratica, con decisione, perché sappiamo che i conflitti politici si risolvono politicamente.
I media hanno diffuso un messaggio di Mariano Rajoy subito dopo il Consiglio dei ministri di sabato che invita a fare una riflessione:
Il dialogo è nella legge e tutto quello che è stato fatto finora non è dialogo: il dialogo non è voler imporre ai governanti di violare la legge.
Il premier spagnolo parla di “dialogo” ma lui non ha mai voluto incontrare il Presidente della Catalogna Clailes Puigdemont e dialogare. Il messaggio lanciato dai media serve solo per mascherare che ha scelto una soluzione autoritaria che ha precedenti storici solo nel periodo franchista.
Cosa farà la Catalogna?
In settimana si riunirà il parlamento catalano e si parla con più vigore di proclamare l’indipendenza unilaterale. Si tenga conto che nessuno crede che le misure proposte da Rajoy saranno transitorie. Diffusa è l’opinione che anche in futuro si sospenderà l’autonomia e l’autogoverno perché si parla di non far ripresentare partiti e movimenti indipendenti alle elezioni. Quindi si parla di golpe.
Le manifestazione a Barcellona in tempo reale a mezzogiorno, e nel pomeriggio, sono state imponenti. A quella delle 17 quasi 450mila persone hanno partecipato con un mare di bandiere stellate e con cartelli verdi che chiedevano «Llibertat» cioè libertà per i due Jordì. La Catalogna, dai Pirenei alla Costa Brava, all’annuncio in TV delle misure di Rajoy ha risposto con una sonora "cacerolada" spontanea. Ormai si protesta così, con le casseruole, segno che la popolazione è unita e segue il governo ma chiede la dichiarazione unilaterale dell’indipendenza. Sabato alle 21 il Presidente Puigdemont in un discorso ha detto:
È il peggiore attacco alla Catalogna dai tempi del dittatore Franco. Prendendo il controllo dell’esecutivo catalano il governo spagnolo agisce al di fuori dallo Stato di diritto.
Chiederò al parlamento catalano che fissi una data per una seduta plenaria durante la quale i rappresentanti sovrani dei cittadini discuteranno di questo tentativo di liquidazione del nostro governo e della nostra democrazia e agiranno di conseguenza. L’attacco alla Catalogna può aprire la porta ad abusi simili altrove.
Se i valori fondamentali sono a rischio in Catalogna lo saranno anche in Europa. Decidere democraticamente il futuro di una nazione non è un crimine. Questo va contro le fondamenta che uniscono i cittadini europei nella loro diversità. Le nostre azioni sono il riflesso del nostro credo in una Europa democratica e pacifica.
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