II mercato azionario cinese fa un tonfo dell’8,2%, perde il 37% di capitalizzazione e sospende quasi il 50% dei titoli in listino. Stati Uniti e Ue nel mirino del contagio.
La bolla speculativa del mercato azionario cinese è ufficialmente scoppiata.
La Borsa di Shanghai stamattina ha aperto con un tonfo dell’8,2% e ben oltre il 40% dei titoli cinesi, sono stati sospesi dalle contrattazioni.
Si tratterebbe della più massiccia sospensione di titoli azionari dal mercato che la Cina abbia mai conosciuto, diretta conseguenza della bolla speculativa che la avrebbe stretta in una morsa senza precedenti.
Il tonfo di Shanghai dell’8,2% sta alimentando dalle prime ore della mattina una diffusa avversione al rischio che sta facendo incrementare ora dopo ora le posizioni short sui azioni e bond cinesi.
Nel frattempo la Banca centrale cinese mira ad applicare manovre di espansione monetaria per immettere la liquidità necessaria a stabilizzare i mercati finanziari, tenere a bada volatilità e evitare rischi sistemici.
Vendite irrazionali che mettono sotto tensione la maggior parte dei listini e clima di panico assoluto sono tra le caratteristiche dei mercati in queste ore.
Secondo fonti estere, la crisi finanziaria che potrebbe dilagare sui mercati asiatici sarebbe un evento molto più catastrofico per la finanza mondiale rispetto al caso Grexit.
Non si tratterebbe di una sottovalutazione della vicenda Grecia-Ue, quanto piuttosto di una visione realista rispetto al panico cinese di questi momenti. Secondo fonti Reuters, dati di borsa alla mano lasciano intravedere un dejà-vu simile al caos dei mercati che si verificò nel 2008 durante la crisi dei mutui subprime.
Il collasso dell’azionariato cinese potrebbe influenzare l’Europa più di quanto si possa immaginare e sembra destinato a rimanere sullo sfondo della finanza mondiale ancora per poco.
Cina: la bolla speculativa è scoppiata
La bolla speculativa del mercato azionario cinese ha registrato una perdita superiore al 30% in meno di un mese dopo ritmi di crescita esorbitanti di oltre il 150% nell’arco dell’ultimo anno.
Shanghai stamattina ha aperto con un tonfo dell’8,2% e ben oltre il 40% dei titoli cinesi, sono stati sospesi dalle contrattazioni e la tensione si è estesa anche alla vicina Hong Kong e presino a Tokyo. All’apertura dei mercati, l’indice Hang Seng cedeva infatti, il 5,7% e l’indice Shanghai Composite apriva in calo del 7 assieme all’indice CSI300 .
Si registra che da quando la bolla sembrava solo preannunciata ad oggi, i mercati finanziari cinesi hanno perso fino al 37% della loro capitalizzazione.
Anche Tokyo subisce il caos della Cina e la borsa ha segnato un calo superiore al 3% non soltanto per timori connessi alla Grexit.
Azionario in Cina: cosa sta succedendo?
Nonostante le misure adottate dalla Banca centrale cinese e dalla China Securities Regulatory, la Commissione di controllo che regola i mercati finanziari, la situazione non sembra trovare una via d’uscita e la stabilizzazione sembrerebbe molto lontana.
A queste perplessità si aggiungerebbe inoltre il paradosso: una grande potenza commerciale e finanziaria come la Cina, entrata anche nel capitale di grossi bancari italiani, ha un mercato azionario compromesso e sottocapitalizzato.
Alcune fonti l’hanno definita il gigante, ma d’argilla. Il problema di fondo risiederebbe nel fatto che molte banche cinesi investono la maggior parte dei loro asset nei mercati finanziari a scapito dell’economia reale.
La raccolta degli istituti di credito avviene attraverso il mercato: le banche inviano le loro risorse ai broker per acquistare azioni. Legittimo. Ma si tratta di un meccanismo in grado di incrementare la domanda di azioni così da fare schizzare al rialzo i loro prezzi.
A questo punto gli speculatori, cioè coloro che traggono profitti dalla compra-vendita di titoli a prezzi maggiorati hanno alimentato silenziosamente una bolla che è andata ad espandersi sempre più. A ciò si è aggiunto il fatto che nella seconda metà di giugno la Banca centrale cinese, senza motivazioni precise, ha ritirato liquidità dal sistema finanziario del Paese per stabilizzare, forse, il mercato in tensione e da ciò è scaturito subito il crollo delle azioni cinesi.
Cina: rischio maggiore di Grexit
Secondo la stampa estera, la crisi finanziaria che sta prendendo piede in queste ore in Cina potrebbe avere delle pesanti ripercussioni su Stati Uniti e Europa.
Le ragioni sarebbero legate sia all’esposizione bancaria statunitense nei confronti del dragone cinese, sia al fatto che la Cina è tra i partner commerciali più importanti per l’intera Europa.
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