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Unicredit e Mps: ora il 2% del capitale è cinese. Perché la Cina investe nelle banche italiane?
martedì 7 luglio 2015, di
Continuano gli investimenti cinesi in Italia e il target è quello delle partecipazioni bancarie: People’s bank of China partecipa da ieri al capitale sociale di Unicredit e Monte Paschi di Siena.
La comunicazione arriva dalla Consob che in una nota del 6 luglio ha ufficializzato l’acquisizione del 2% del capitale da parte della Banca centrale della Repubblica Popolare Cinese sia per il gruppo Unicredit che per Mps.
Non si tratta di certo del primo investimento da parte del dragone cinese nell’azionariato bancario italiano: solo nelle ultime settimane, People’s bank of China ha acquisito il 2% del valore di borsa di Intesa San Paolo.
Gli investimenti cinesi a Piazza Affari dopo quest’ultimo ingresso in Unicredit e Mps ammonterebbero così ad un totale di ben oltre 5 miliardi di euro.
Tutto questo accade mentre la Borsa di Shanghai è isolata dai mercati internazionali attraverso il controllo sui capitali che limita l’investimento straniero ed è in atto una bolla speculativa che ha fatto bruciare ben 3.000 miliardi di dollari e decine tra le quotazioni previste.
Unicredit e Mps: le quote di partecipazione cinese
Il 29 e il 30 giugno la banca di Pechino ha ufficialmente acquisito, rispettivamente, il 2,005% di UniCredit e il 2,010% di Mps. La comunicazione effettiva è arrivata però solo ieri dalla Consob. Considerando i valori espressi nella fase di chiusura dei mercati di venerdì scorso, le quote detenute da People’s bank of China ammonterebbero a circa 770 milioni di euro.
Un investimento di tutto rispetto se si considerano i 5 mld di euro del valore assoluto complessivo delle partecipazioni di capitale societario del dragone nel Bel Paese.
Cina: investimenti nel bancario italiano
Ciò dimostrerebbe che la Cina continua a farsi strada nel mercato bancario, solo pochi giorni dopo essere entrata nell’azionariato di Intesa Sanpaolo, dove il colosso finanziario cinese si è subito posizionato tra i principali azionisti stranieri dopo Blackrock (5%) e Norges (2,09%).
La Banca centrale della Repubblica Popolare Cinese accelera gli investimenti in Italia che, secondo una classifica europea, è il terzo paese per mole di partecipazioni di capitale cinese dopo Regno Unito e Francia.
Cina: il 2% ricorrente delle partecipazioni societarie
Questo interesse per nuove prospettive di crescita internazionali sarebbe legato all’esigenza di bilanciare i ritmi di sviluppo meno incalzanti del mercato azionario cinese che è messo sotto scacco in questi giorni da una stringente bolla speculativa.
Dall’altro lato a giocare un peso decisivo nella penetrazione cinese su piazza Affari sarebbe la crisi economica dell’Italia, che sembra accogliere l’afflusso di capitali stranieri con atteggiamento quasi attendista.
La Cina non è però interessata solo a bancari italiani.
Al momento in mano ai player finanziari del dragone vi sono infatti, quote di partecipazione societaria in settori strategici come quello dell’energia e delle telecomunicazioni. Enel, Eni, Cdp reti, Telecom Italia, Fiat Chrysler sono tra i colossi italiani partecipati da capitale cinese.
Ciò che stupisce guardando alle partecipazioni di capitale è che la percentuale del 2% è ricorrente. Il controllo di questa quota è frequente da parte di molti investitori cinesi e considerato il loro modo di sposare finanza e filosofia sembrerebbe quasi un mantra che il dragone ha deciso di seguire nelle sue strategie di investimento.