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Intesa San Paolo, da oggi il 2% del capitale è cinese

mercoledì 24 giugno 2015, di Linda Tiralongo

Da stamattina People’s Bank of China possiede il 2,005% del capitale di Intesa Sanpaolo.

La comunicazione arriva dagli aggiornamenti dell’azionariato pubblicati sul sito istituzionale della banca, in cui la presenza del colosso cinese si staglia in modo più che significativo. Si tratta di un investimento di tutto rispetto per People’s Bank of China, pari in valore assoluto a circa un miliardo di euro, se si considera che la banca italiana risulta capitalizzata in Borsa per ben 54 miliardi.

I fatti parlano chiaro: la Cina prosegue ad accelerare sugli investimenti nell’azionariato italiano, mostrando interesse per differenti comparti industriali: da quello dell’energia a quello delle infrastrutture e delle telecomunicazioni, arrivando persino alla gomma di Pirelli e passando per i salotti della finanza con della Ca’ de Sass, Mediobanca e Generali.

Norges Bank e BlackRock tra le quote di partecipazione
Come riporta Reuters, tra le quote dell’ azionariato di Intesa San Paolo ci sono poi quote superiori al 2% del capitale con Compagnia di San Paolo (9,38%), Fondazione Cariplo (4,84%), Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo (3,353%), Ente Cassa di Risparmio di Firenze (3,248%) e gli esteri Norges Bank (2,091%) e BlackRock (4,897%).

Cina: +10 mld in Italia solo per il 2014
La politica di investimenti cinesi in Italia, già avviata nel 2010, ha registrato in soli cinque anni una dinamica evolutiva e un trend crescente.
Il Vecchio Continente ha infatti da subito esercitato un incredibile potere attrattivo per i capitali cinesi facendo riportare una performance rilevante nel tempo. Cinque anni fa il totale degli investimenti diretti ammontava a quota 6 miliardi di euro, cifra destinata poi a quadruplicarsi al ritmo di una progressione aritmetica.
L’interesse per il Bel paese è cresciuto di gran lunga nel 2014 anno in cui la Cina si è focalizzata sulle società italiane, per un valore di investimenti pari a 10 miliardi.

Rapporto Unctad: Cina tra i maggiori investitori mondiali
La novità per l’azionariato di Intesa San Paolo arriva lo stesso giorno della diffusione del World Investment Report 2015 di Unctad, il documento annuale che studia la panoramica mondiale degli investimenti esteri. Secondo James Zhan, coordinatore principale del report finanziario,

l’Asia è stata la più grande fonte di capitali esteri e la Cina (con Hong Kong) è nettamente il secondo Paese investitore al mondo, più attivo della Germania e persino del Giappone.

Pechino guida il settore dell’M&A in Italia
Secondo la reportistica fornita dalla banca dati Reprint in collaborazione con il Politecnico di Milano e l’Università di Brescia, l’interesse cinese per il Bel Paese in meno di dieci anni avrebbe prodotto cifre rilevanti per la nostra economia. Sarebbero infatti 322, le aziende partecipate da capitali cinesi. Secondo Il Sole 24 Ore produrrebbero occupazione per 17.800 persone e parteciperebbero alla formazione del nostro Pil per 8,4 miliardi di euro. Nel 2014 il colosso energetico cinese State Grid, la principale società elettrica a livello globale ha rilevato il 35% di Cdp Reti, che a sua volta possedeva il 30% di Terna e Snam. Sempre nel corso dell’anno, l’azienda di Belluno ACC Compressors, produttrice di compressori per frigoriferi, è stata acquisita dalla cinese Wanbao Group Compressor. Poi è toccata pure alla Shanghai Electric Corporation che ha rilevato il 40% di Ansaldo Energia.

Sono inoltre partecipate per la maggioranza da capitali cinesi numerose aziende del tessuto industriale centro settentrionale tra cui la Om Carrelli Elevator, la Cifa del calcestruzzo, la Fosber, produttrice di macchine per imballaggi, il gruppo Ferretti costruttore di motoryatch e la farmaceutica Sirton.

E se l’ ltalia volesse riprendere quota rispetto ai competitor?
La scorsa settimana è arrivato anche il via libera definitivo all’accordo siglato tra Governo italiano e Governo di Hong Kong per eliminare le doppie imposizioni fiscali sul reddito. Una modifica quanto mai necessaria per gli investimenti italiani in Cina.

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