La Cina è in affanno: nuovi dati frenano la potenza asiatica

Violetta Silvestri

09/05/2022

09/05/2022 - 08:37

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Prosegue il cammino a ostacoli della Cina, pressata dalle severe restrizioni per il Covid e dalle insidie della guerra. I nuovi dati sul commercio evidenziano lo stallo del dragone.

La Cina è in affanno: nuovi dati frenano la potenza asiatica

La Cina in primo piano dopo i dati sull’importa/export: il dragone ha confermato la situazione economica in bilico, trainata dalla severa politica di zero-Covid e con ripercussioni a livello globale.

Le esportazioni e le importazioni cinesi hanno avuto difficoltà ad aprile, poiché il peggioramento dei focolai di Covid ha ridotto la domanda, minato la produzione e interrotto la logistica nella seconda economia più grande del mondo.

I dati di aprile sul commercio hanno fotografato l’impatto delle restrizioni per la pandemia sul polo commerciale e manifatturiero di Shanghai, sede del porto più grande del mondo. Le interruzioni aggiungono un’altra minaccia alle catene di approvvigionamento globali e all’inflazione e hanno influenzato le operazioni di società da Tesla ad Apple.

Cosa hanno svelato i dati sulla fragilità della Cina del momento?

I dati commerciali cinesi confermano: dragone in difficoltà

La crescita delle esportazioni cinesi è rallentata ad aprile, mentre le importazioni sono rimaste invariate.

Nello specifico, l’export in dollari è aumentato del 3,9% ad aprile sull’anno precedente, rispetto alla crescita del 14,7% registrata a marzo e superando leggermente la previsione degli analisti del 3,2%. L’incremento è stato il più lento da giugno 2020.

Le importazioni sono rimaste invariate su base annua il mese scorso, in leggero miglioramento rispetto al calo dello 0,1% di marzo e un po’ meglio della contrazione del 3,0% indicata dal sondaggio Reuters.

Gli sforzi di Pechino per frenare i più grandi focolai di Covid del Paese in due anni hanno intasato autostrade e porti, limitato l’attività in dozzine di città, incluso l’hub commerciale di Shanghai e costretto le aziende, dal fornitore di Apple Foxconn alle case automobilistiche Toyota e Volkswagen, a sospendere alcune operazioni.

Da sottolineare che le indagini di settore hanno mostrato un’attività delle fabbriche già sulla via della contrazione con un ritmo più marcato ad aprile, sollevando i timori di un forte rallentamento economico nella seconda economia più grande del mondo che peserà sulla crescita globale.

Inoltre, secondo gli analisti, anche i maggiori rischi derivanti dalla guerra in Ucraina, i consumi persistentemente deboli e una prolungata flessione del mercato immobiliare stanno pesando sulla crescita.

Con il tasso nazionale di disoccupazione ai massimi di quasi due anni, le autorità hanno promesso maggiore aiuto per rafforzare la fiducia e scongiurare ulteriori perdite di posti di lavoro in un anno politicamente delicato.

Alcuni analisti avvertono persino dei crescenti rischi di recessione, affermando che i responsabili politici devono fornire maggiori stimoli per raggiungere un obiettivo di crescita ufficiale per il 2022 di circa il 5,5%, a meno che Pechino non allenti la sua politica zero-Covid.

Da evidenziare, inoltre, che le importazioni sono state spinte dall’impennata dei prezzi dell’energia e delle materie prime. Il valore dell’import di carbone è aumentato di quasi l’80% nei primi quattro mesi dell’anno, mentre il volume delle spedizioni in entrata è sceso del 16%. Anche il valore del greggio, del gas naturale e dell’acciaio è cresciuto, mentre i volumi sono diminuiti.

Non a caso, poiché i prezzi globali del carbone sono rimasti elevati mentre il Governo centrale cinese ha ordinato ai minatori di aumentare la produzione interna e ha limitato i prezzi locali, i commercianti della Cina hanno evitato i costosi carichi marittimi a favore di fonti interne.

Le dinamiche economiche e commerciali del dragone continuano a interessare il mondo per la loro capacità di influenzarne le direttrici.

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