Il rallentamento del Pil non deve illudere. La Cina, alla luce del suo enorme surplus commerciale, continua ad acquisire aziende in giro per il mondo. Ecco perché il 2016 è il suo anno.
Cina: 2016 da protagonista, nonostante il Pil - Il 2016 potrebbe davvero rivelarsi l’anno del Dragone, nonostante il trend in discesa del prodotto interno lordo. Secondo le stime degli esperti, quest’anno il Pil cinese - che nel 2015 ha toccato il punto più basso dal 1990 - rallenterà ancora, oscillando tra il 6,5% e il 7%: a pesare, spiega il rapporto ICE sull’Italia nell’economia internazionale, è la transizione da un modello economico basato sulle esportazioni a un altro che invece si fonda essenzialmente sulla domanda interna.
Il dato, tuttavia, non deve far pensare a una crisi. Al rallentamento della crescita la Cina sta infatti reagendo con una politica espansionistica aggressiva, che si traduce in uno shopping sfrenato in tutto il globo.
Se da un lato il colosso asiatico registra una forte flessione di import ed export anno su anno (rispettivamente a -12,5% e a -4,4%), nel 2015 gli investimenti all’estero sono stati pari a 128 miliardi di dollari (dati ICE), numeri inferiori solo a quelli di USA e Giappone.
Italia meta preferita degli investitori cinesi
L’Italia - il cui deficit commerciale nei confronti del Dragone è stato pari a 17 miliardi nel 2015 - si conferma la meta europea preferita degli investitori cinesi, come dimostrano le recenti acquisizioni, rese possibili dall’enorme surplus commerciale accumulato dalla Cina negli ultimi anni.
Le operazioni su Milan e Inter, concretizzatesi quest’estate per circa 1,4 miliardi di euro complessivi, rappresentano solo la punta dell’iceberg di un interesse crescente nei confronti delle principali realtà imprenditoriali del Belpaese.
Basti pensare ai 7,4 miliardi di euro spesi nel 2015 da ChemChina per assicurarsi Pirelli (l’investimento più imponente mai realizzato dai cinesi nel nostro Paese) o ai 2,1 miliardi sborsati dalla State Grid International per rilevare il 35% di Cdp reti, la holding che controlla Snam e Terna, i due colossi della rete elettrica e del gas, giusto per citare i casi più eclatanti.
Cina: ecco perché il 2016 sarà il suo anno
Alberto Rossi, analista del centro studi per l’impresa della Fondazione Italia Cina, ha spiegato all’agenzia di stampa AdnKronos che il vero boom della Cina si verificherà nel 2016.
Dai 10,8 miliardi di dollari investiti dal Dragone in Europa nel 2014 si è passati ai circa 20 miliardi del 2015. Nell’anno in corso, invece, 43 miliardi di dollari sono stati spesi solo per rilevare Syngenta, multinazionale svizzera che produce semi e prodotti chimici per l’agricoltura.
Il recente via libera alla connessione tra le Borse di Shenzhen e Hong Kong inonderà poi il colosso asiatico di nuovi capitali esteri. Il progetto consentirà agli investitori cinesi di acquistare azioni sul mercato dell’ex colonia britannica, dando il via a un flusso massimo giornaliero di 23,5 miliardi di yuan (circa 3,1 miliardi di euro).
Fra due giorni, invece, per la prima volta nella sua storia la Cina ospiterà un G20, appuntamento per il quale - come riportato da alcuni organi di stampa - gli organizzatori avrebbero speso qualcosa come 21 miliardi di euro.
Insomma, a un anno dal crollo della Borsa di Shanghai, con la parallela svalutazione record del renminbi, la Cina si avvia a concludere un 2016 da protagonista assoluta.
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