Capodanno cinese 2019: gli investitori non si fidano dell’anno del maiale

Alessio Trappolini

04/02/2019

04/02/2019 - 16:53

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Jason Pidcock, gestore dell’Asian Income di Jupiter Asset Management, preferisce limitare l’esposizione verso la Cina privilegiando aziende private con bilanci solidi e attività guidate dal consumo interno. Ecco i nomi delle quattro aziende cinesi nel portafoglio gestito da Pidcock

Capodanno cinese 2019: gli investitori non si fidano dell’anno del maiale

In Cina il nuovo anno, rappresentato secondo l’oroscopo cinese dal maiale, simbolo di fortuna e ricchezza, inizia all’insegna del piano strategico China Manufacturing 2025.

L’iniziativa, nata per allontanare il Paese dallo stereotipo dell’essere il world’s factory floor (merci a buon mercato e di bassa qualità) verso prodotti e servizi di valore superiore, si inserisce in una fase economica fra le meno favorevoli degli ultimi anni.

La guerra economica e commerciale instaurata fra Pechino e Washington ha limitato le possibilità espansive del Dragone nel recente passato e ora rischia di avere ricadute anche sui Paesi più vicini geograficamente e sui principali partner commerciali.

Sul fronte macro, segnali di debolezza sono giunti dal PMI manifatturiero. Quello nazionale è rimasto stabile sotto soglia 50, mentre quello privato calcolato da Caixin è sceso ai livelli minimi da inizio 2016.

Cina, PMI Caixin settore privato sui minimi da 2016. Fonte: Bloomberg

“È finita l’epoca dei surplus delle partite correnti a livelli record, particolarmente utili per finanziare la prosperità economica del paese. La Cina ha registrato il suo primo deficit in 20 anni nei primi sei mesi del 2018. Ciò significa che le autorità cinesi non sono più in grado di aumentare la spesa per le infrastrutture come lo sono state finora, poiché comporterebbe un aumento delle importazioni di commodity difficilmente finanziabile in un momento in cui le casse del governo appaiono sempre più vuote”, ha spiegato Jason Pidcock, Head of Strategy, Asian Income di Jupiter AM.

Produttori globali in ritirata dalla Cina. Vietnam e Messico le nuove mete

A fronte di queste difficoltà, si è parlato molto di possibili misure di svalutazione della moneta cinese a favore delle esportazioni e del saldo delle partite correnti. Una mossa quest’ultima che gli Stati Uniti interpreterebbero come fortemente ostile in un momento in cui stanno cercando di riequilibrare i rapporti commerciali con la Cina.

«Da qualche tempo, la Cina ha perso il primato di sede prediletta per l’outsourcing da parte di produttori globali, lasciando il posto a paesi come il Vietnam e il Messico. In particolare, la combinazione di livelli salariali interessanti con la prossimità a mercati chiave, come gli Stati Uniti, hanno reso il Messico particolarmente attraente». La ricetta di Pidcock? Clicca qui per leggere l’approfondimento sulla strategia di Jupiter Asset Management su risparmiogestito.money.it.

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