Cina-USA, la guerra delle terre rare si intensifica: cosa significa per l’Italia

Redazione

14 Ottobre 2025 - 13:44

La tensione commerciale tra USA e Cina si intensifica con il controllo delle terre rare. La Cina, che controlla l’80% della produzione mondiale, utilizza questa posizione come arma geopolitica.

Cina-USA, la guerra delle terre rare si intensifica: cosa significa per l’Italia

La tensione commerciale tra Stati Uniti e Cina ha raggiunto un nuovo livello di complessità con l’escalation del controllo sulle terre rare, quei metalli preziosi che rappresentano il cuore pulsante dell’economia digitale moderna.

La risposta di Pechino alle restrizioni imposte dall’amministrazione Trump ha assunto i contorni di una vera e propria strategia geopolitica, con implicazioni che si estendono ben oltre i confini dei due giganti economici. Per l’Italia, paese manifatturiero per eccellenza e sempre più dipendente dalle tecnologie avanzate, questa escalation rappresenta una sfida che richiede attenzione immediata e strategie di lungo termine.

Le terre rare non sono propriamente rare dal punto di vista geologico, ma la loro denominazione deriva dalla difficoltà di estrazione e raffinazione, processi che richiedono tecnologie sofisticate e investimenti considerevoli. La Cina controlla attualmente circa l’80% della produzione mondiale di questi elementi, una posizione dominante costruita nel corso di decenni attraverso investimenti massicci e una strategia industriale lungimirante.

Quando l’amministrazione Trump ha intensificato le restrizioni tecnologiche contro le aziende cinesi, Pechino ha risposto con una mossa che molti analisti definiscono «l’arma nucleare economica»: il controllo delle esportazioni di terre rare verso gli Stati Uniti. Questa decisione non rappresenta solo una rappresaglia commerciale, ma rivela la profonda interconnessione delle catene di approvvigionamento globali e la vulnerabilità dei paesi occidentali rispetto a risorse considerate strategiche.

La Cina ha dimostrato di essere disposta a utilizzare la sua posizione dominante come strumento di pressione geopolitica, trasformando quello che un tempo era considerato un semplice mercato di commodities in un campo di battaglia per l’egemonia tecnologica globale.

L’impatto di questa guerra commerciale sulle terre rare si manifesta in modo particolarmente acuto nel settore dell’elettronica di consumo, delle energie rinnovabili e della difesa. Elementi come il neodimio, utilizzato nei magneti permanenti delle turbine eoliche, o il disprosio, essenziale per i motori elettrici ad alta efficienza, sono diventati oggetto di speculazione e accaparramento. Le aziende europee, incluse quelle italiane, si trovano ora a dover navigare in un mercato caratterizzato da volatilità dei prezzi e incertezza degli approvvigionamenti.

La strategia cinese non si limita al controllo delle materie prime, ma si estende all’intera filiera produttiva: Pechino ha investito massicciamente nella raffinazione e nella lavorazione di questi materiali, creando un monopolio de facto che va ben oltre la semplice estrazione mineraria. Questa integrazione verticale rappresenta una lezione di strategia industriale che l’Occidente sta imparando a proprie spese, scoprendo quanto sia difficile ricostruire competenze e infrastrutture che sono state delocalizzate nel corso di decenni.

Per l’Italia, le implicazioni di questa guerra delle terre rare sono molteplici e complesse. Il nostro paese, pur non avendo una tradizione estrattiva significativa in questo settore, ospita numerose aziende che dipendono criticamente da questi materiali per la produzione di componenti elettronici, sistemi di energia rinnovabile e tecnologie avanzate. Aziende come Leonardo nel settore aerospaziale e della difesa, o i numerosi fornitori dell’industria automobilistica che stanno investendo nella mobilità elettrica, si trovano ora a dover riconsiderare le proprie strategie di approvvigionamento.

La dipendenza dalla Cina per le terre rare rappresenta un rischio strategico che va oltre le considerazioni puramente economiche, toccando aspetti di sicurezza nazionale e autonomia tecnologica. L’Italia, come altri paesi europei, sta iniziando a comprendere l’importanza di diversificare le fonti di approvvigionamento e di investire in tecnologie alternative che possano ridurre la dipendenza da questi materiali critici.

In sintesi, la guerra delle terre rare non è solo una disputa commerciale, ma un confronto tra visioni strategiche globali. L’abilità della Cina di utilizzare la sua posizione nel mercato globale come leva geopolitica richiede una risposta coordinata e strategica da parte dei paesi occidentali, specialmente dell’Italia, che deve affrontare le sfide di un futuro sempre più dipendente dalla tecnologia e dall’innovazione.

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