Cibo d’asporto: la nuova stangata del Fisco

Laura Pellegrini

17/12/2020

31/05/2021 - 13:22

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La pandemia di coronavirus e il lockdown hanno fatto aumentare il numero di asporti di cibo e delle consegne a domicilio: il Fisco, però, ha imposto un’aliquota maggiore rispetto al consumo di alimenti all’interno del locale.

Cibo d’asporto: la nuova stangata del Fisco

Secondo l’Agenzia delle Entrate per il cibo da asporto non è possibile applicare l’aliquota Iva del 10% prevista, invece, per le consumazioni all’interno dei locali. Infatti, le cene a domicilio - secondo il Fisco - devono essere sottoposte a una tassazione pari a quella delle merci e decisamente superiore a quella che si applica per le consumazioni nei ristoranti.

Ciò significa che consumando un pasto al ristorante l’aliquota Iva rimarrà fissa al 10%, mentre sfruttando l’asporto o la consegna a domicilio si potrebbe incorrere in un aumento dell’Iva a causa della comparazione degli asporti alla consegna di merci. Per questo motivo, secondo l’Agenzia delle Entrate, risulta più corretto apporre sulle consegne a domicilio e sugli asporto l’aliquota prevista per ciascuna merce di riferimento.

Ma in un periodo in cui è preferibile evitare assembramenti e prediligere le consegne a domicilio o gli asporti, questa stangata è corretta? Enrico Zanetti, commercialista ed ex viceministro all’Economia intervistato da Il Giornale, ritiene si tratti di un «incentivo all’assembramento dentro bar o ristoranti», oppure di un «accanimento verso un settore tanto indispensabile in questa fase di difficoltà a causa di pandemia e chiusure obbligate».

Cibo d’asporto tassato al 22%

Con la chiusura di diverse attività commerciali e la suddivisione dell’Italia in diverse fasce di colore, le attività legate alla ristorazione hanno dovuto puntare tutto sul cibo da asporto e sulla consegna a domicilio. Non prevedendo la possibilità di consumare i pasti al ristorante o in pizzeria, infatti, gli italiani hanno imparato a ordinare le cene tramite app oppure a recarsi presso i ristoranti per effettuare gli asporti.

Ma secondo il Fisco la merce asportata o consegnata a domicilio non può essere classificata come «somministrazione soggetta ad aliquota Iva agevolata».

In altre parole: se si consuma un pasto caldo al ristorante o una pizza in pizzeria, l’aliquota Iva prevista sarà pari al 10%. Se, invece, si sceglie l’asporto di cibo o la consegna a domicilio, occorrerà applicare l’aliquota prevista per la consegna di merci, ovvero pari (in alcuni casi) al 22%.

Nuova stangata per i ristoratori

Come riporta il Giornale.it, secondo il commercialista Zanetti questa nuova stangata del Fisco sui ristoratori spingerebbe le persone a consumare i pasti all’interno di bar e ristoranti e ciò favorirebbe la formazione di assembramenti. Inoltre, per un settore già duramente colpito dalla crisi, questa stangata si configura come l’ennesimo colpo di grazia da parte del Fisco.

La notizia è giunta da Euretkne.info che dava conto al chiarimento dell’Agenzia delle Entrate in merito all’aliquota Iva da applicare sul cibo da asporto.

Zanetti ha commentato, invece, le rassicurazioni del Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (smentite dal Fisco) parlando di «pressappochismo politico del ministero dell’Economia» e di «ottusità tecnica dell’Agenzia delle Entrate che giocano a farsi i dispetti sulla pelle di un settore già in ginocchio».

Ad oggi, ha proseguito Zanetti, occorre «una norma di interpretazione autentica. Altrimenti, per fare una effimera bella figura politica, si lasciano consapevolmente esposti i contribuenti interessati alle contestazioni dell’agenzia che la pensa diversamente».

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