Certificazione parità uomo-donna con premio: cos’è, come funziona e cosa si rischia

Teresa Maddonni

27 Ottobre 2021 - 12:09

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Con la legge sulla parità salariale tra uomo e donna arriva anche l’obbligo di certificazione delle aziende che possono ottenere degli incentivi. Rischio sanzioni per le imprese inadempienti.

Certificazione parità uomo-donna con premio: cos’è, come funziona e cosa si rischia

In arrivo la certificazione della parità di genere, tra uomo e donna quindi, di cui le aziende dovranno munirsi e che permettono di ottenere dei premi.

Si tratta di una delle novità introdotte da disegno di legge sulla parità salariale tra uomo e donna approvato ieri al Senato.

La parità di stipendio tra uomo e donna ora è quindi legge e la norma introduce diverse misure come il monitoraggio, ma anche appunto la certificazione che permette alle aziende di ottenere degli incentivi. Vediamo nel dettaglio cos’è e come funziona la certificazione della parità di genere uomo-donna e quando l’azienda rischia una sanzione.

Certificazione parità uomo-donna con sgravi contributivi: come funziona

La certificazione sulla parità di genere arriva con la legge sulla parità salariale uomo-donna ed era già prevista dal PNRR.

La certificazione sulla parità di genere secondo il PNRR dovrebbe “accompagnare le imprese nella riduzione dei divari in tutte le aree più critiche per la crescita professionale delle donne, e rafforzare la trasparenza salariale.”

Nella legge sulla parità salariale la certificazione di genere prevede un premio, vale a dire uno sgravio contributivo che sarebbe pari all’“1 per cento dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, nel limite massimo di 50 mila euro annui”.

La certificazione della parità di genere verrà istituita a partire dal 1° gennaio 2022 e permetterà quindi alle aziende virtuose di avere un riconoscimento in termini di sgravi contributivi.

La nuova legge integrata la disciplina sulla discriminazione diretta e indiretta nelle aziende e lo fa introducendo gli atti di “natura organizzativa od oraria” che vanno a sfavorire le donne.

In particolare vengono considerati discriminatori gli atti che “in ragione del sesso, dell’età anagrafica, delle esigenze di cura personale o familiare, dello stato di gravidanza nonché di maternità o paternità, anche adottive”, mettono la lavoratrice “in posizione di svantaggio rispetto alla generalità degli altri”.

Si tratta di atti che andrebbero anche a limitare le opportunità di partecipazione e carriera delle lavoratrici rispetto ai colleghi uomini.

Con la certificazione della parità di genere anche il rapporto biennale e sanzioni

La certificazione della parità di genere nelle aziende, quindi della parità salariale tra uomo e donna, con la nuova legge è strettamente legata al rapporto biennale che le aziende pubbliche e private con più di 50 dipendenti devono redigere.

Nel rapporto devono indicare qual è la situazione aziendale in termini di parità salariale tra uomini e donne quindi ci saranno vari indicatori:

  • salari;
  • inquadramenti;
  • congedi;
  • reclutamento.

L’elenco delle aziende che trasmetteranno il rapporto, e quello di chi non lo trasmetterà, sarà pubblico, e i dati saranno consultabili dai lavoratori, dai sindacati e dagli ispettori del lavoro.

Le aziende che non rispettano la trasmissione dei dati rischiano sanzioni fino a 5.000 euro.

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