...Jordi Sánchez e Jordi Cuixart sono ancora in carcere. Puigdemont a Bruxelles per un incontro con i nazionalisti fiamminghi. Richiesta d’asilo al Belgio?
Il neofranchismo di Mariano Rajoy ha mostrato i denti. Il golpe sulla Catalogna iniziato con la raffinata repressione giudiziaria con l’arresto il 16 ottobre di Jordi Sánchez (ANC) e Jordi Cuixart (Ómnium) sta proseguendo intrecciando Costituzione e istituzioni con il commissariamento della Generalitat della Catalogna e con la denuncia del Presidente, Charles Puigdemont, e dell’intero governo.
Anche il Parlamento è stato sciolto, la presidente Carme Forcadell ha preso atto della decisione del governo di Rajoy che, con l’approvazione da parte del Senato di Madrid di venerdì 27 ottobre dell’articolo 155 della Costituzione spagnola, si è sospesa l’autonomia della Catalogna catalana per fare nuove elezioni il 21 dicembre per eleggere il Consiglio regionale della Catalogna.
Sul tetto del Palau della Generalitat sventola la bandiera spagnola
Per i due milioni e oltre che il primo ottobre sono andati a votare al referendum la bandiera della Catalogna è dentro di loro e non può essere ammainata. Con oltre 900 feriti hanno trasformato le manganellate della Guardia Civil in voti.
Puigdemont e il suo governo è stato ufficialmente denunciato dalla procura generale per ribellione, sedizione e malversazione. Il procuratore generale dello Stato, Jose Manuel Maza, ha accolto la richiesta di incriminazione presentata presso l’Audiencia Nacional. I capigruppo che permisero venerdì 27 ottobre di mettere ai voti la dichiarazione di indipendenza dovranno comparire dinanzi al Tribunale Supremo.
In una conferenza stampa il procuratore generale dello Stato ha dichiarato:
I responsabili della Generalitat hanno prodotto una crisi istituzionale che è sfociata nella dichiarazione unilaterale di indipendenza con totale disprezzo della nostra Costituzione, lo scorso 27 ottobre.
Il procuratore generale non ha chiesto l’arresto preventivo di Puigdemont e dei suoi ministri e della presidente del Parlamento Forcadell, ma potrebbe farlo quando saranno ascoltati dal giudice e quindi potrebbe pronunciarsi su possibili misure cautelari. La procura ha indicato anche la necessità di fissare cauzioni e un sequestro cautelare di beni pari a 6,2 milioni di euro in relazione ai costi per la celebrazione del referendum.
I media hanno dato notizia che Puigdemont sia a Bruxelles per un incontro con i nazionalisti fiamminghi ma hanno anche detto che sia nella capitale belga per chiedere asilo politico. Con lui ci sono cinque suoi ministri tra cui la ministra per le relazioni istituzionali Meritxell Borràs, il responsabile della Salute Toni Comin, la ministra degli Affari sociali Dolors Bassa e il ministro che fino ad oggi ha guidato gli Affari interni e i Mossos d’Esquadra, Joaquim Forn. Comunque il viaggio è stato confermato la richiesta d’asilo no.
La Repubblica continua
Al momento, se Rajoy non cambia idea, alle elezioni del 21 dicembre i partiti indipendentisti si potranno presentare e la Cup, la Candidatura di Unità Popolare, a quanto pare lo farà e lo farà anche il PDeCAT, il partito democratico catalano di Puigdemont. La coordinatrice Marta Pascal ha dichiarato:
Parteciperemo alle elezioni indette dallo Stato spagnolo per il 21 dicembre. Non ci arrendiamo, le forze indipendentiste restano in campo in nome della libertà delle istituzioni catalane e contro la decisione del governo spagnolo di destituirci con l’articolo 155 della costituzione.
Anche il partito della Sinistra Repubblicana Catalana, Erc, del vicepresidente Oriol Junqueras parteciperà. Il portavoce Sergi Sabrià ha dichiarato:
Le elezioni del 21 dicembre non sono legittime; non sono state convocate legittimamente ma dobbiamo essere capaci di trasformarle in una opportunità per consolidare la Repubblica, non possiamo perderne neanche una.
Chiaramente continua anche se niente è scontato e alle tensioni ordinarie stanno montando preoccupazioni d’ogni tipo perché le notizie non sono verificabili sempre anche perché le fonti non sono facilmente raggiungibili. Al riguardo le notizie che vengono date e variamente commentate che oltre mille aziende hanno lasciato la Catalogna trasferendo la loro sede legale in altre regioni della Spagna a quanto pare sta creando preoccupazioni e si fanno stime d’ogni genere e si disegnano scenari in chiaro e scuro e si conclude sempre che la colpa è degli indipendentisti.
Ovviamente non si dice più che è stato proprio Mariano Rajoy a spigere un decreto il 6 ottobre per facilitare questi processi di delocalizzazione. I catalani al riguardo sono informati ma ci sono sempre cittadini che non leggono i giornali né cartaceo e né online e purtroppo si informano solo con i titoli degli articoli.
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