Sono i Presidenti dell’Assemblea Nazionale Catalana (ANC) e di Ómnium, la più vecchia organizzazione indipendentista. Sono accusati di sedizione. In 200 mila alla manifestazione di protesta a Barcellona. Tutto ok per il governo spagnolo. Si rifiuta il dialogo e si alza il tiro con la repressione giudiziaria.
Siamo solo agli inizi e ben altro si vedrà se il governo della Catalogna non annullerà - come è stato richiesto da Rajoy - il referendum del primo ottobre come ha fatto la Corte Costituzionale, che ieri ha dichiarato nulla la legge del 6 settembre del parlamento catalano che ha permesso di svolgere la consultazione oppure se Puigdemont non convocherà le elezioni anticipate.
Nella seduta del 6 settembre i deputati contrari abbandonarono l’aula e Rajoy presentò subito il ricorso contro la legge che fu sospesa il giorno successivo perché invadeva competenze statali e ledeva principi costituzionali quali l’indissolubile unità della nazione spagnola: la Spagna è una monarchia ereditaria.
In contemporanea Jordi Cuixart e Jordi Sanchez sono stati arrestati per ordine della giudice Carmen Lamela dell’Audiencia Nacional spagnola, il tribunale di Madrid, che ha deciso per la carcerazione preventiva. La giudice indagava sulle perquisizioni del 20 settembre da parte della Guardia Civil in alcuni edifici pubblici in cui si sospettava fosse custodito il materiale per il referendum. Furono arrestati 14 funzionari catalani e migliaia di persone si radunarono attorno agli edifici impedendo alla Guardia civil di uscire per diverse ore e i due Jordi sono stati accusati per aver organizzato e coordinato quella mobilitazione.
Il presidente della Catalogna Carles Puigdemont ritiene che in Spagna ci siano di nuovo "detenuti politici" e il Governo catalano ha denunciato che è stata "una vergogna democratica". Sono stati accusati anche di aver organizzato e diretto un piano per consentire il voto illegale al referendum del primo ottobre scorso. La giudice Carmen Lamela ha accettato la richiesta della procura ordinando il loro arresto preventivo, senza cauzione, perché a suo giudizio ci sono sia "rischi di fuga" e la possibilità di "reiterazione del delitto" ed anche di "manipolazione o distruzione delle prove".
La carcerazione preventiva era stata chiesta anche per Josep Trapero, il capo dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, accusato anche lui di sedizione per gli stessi fatti. Per Trapero, però, l’Audiencia Nacional non ha previsto la carcerazione preventiva ma solo il ritiro del passaporto e l’obbligo di firma ogni 15 giorni.
Le televisioni hanno mostrato immagini che in tutte le città a mezzogiorno ci sono state concentrazioni davanti ai municipi e ai luoghi di lavoro. A Barcellona migliaia di persone hanno partecipato alla manifestazione in Piazza Sant Jaume davanti alla sede del Governo cantando "Libertat!" e Els Segadors. Alle 19 di martedì 17 ottobre ci sono state manifestazioni oltre che a Barcellona con 200mila partecipanti anche a Gerona, Lerida e Tarragona. Tutte davanti alle delegazioni locali del governo spagnolo. A Barcellona le televisioni hanno mostrato che nella folla c’era anche il presidente Carles Puigdemont. Il Governo catalano ha chiesto la loro immediata liberazione.
Quali prospettive?
Le manifestazioni continuano, segno che l’indipendenza della Catalogna sta coinvolgendo cittadini che non la condividevano. Il governo spagnolo con la complicità della comunità internazionale come la Ue non vuole fare concessioni di nessun tipo tanto che il governo centrale di Mariano Rajoy potrebbe decidere di commissariare la Generalitat ma di certo si avranno problemi perché la Catalogna è una regione complessa sia per la gestione del turismo e del porto ma anche per l’economia anche perché a quanto pare oltre 500 aziende hanno de localizzata la sede legale e grazie ad un decreto di Rajoy che semplifica di molto questa delocalizzazione.
Alcuni media hanno reso noto che Rajoy sarebbe disposto a rinunciare all’applicazione dell’articolo 155 previsto dalla Costituzione se Carles Puigdemont convocasse elezioni anticipate in Catalogna. Questo significherebbe che l’indipendenza ancora una volta verrebbe bloccata. Al riguardo sarebbe difficile convincere la Cup nonché l’ANC e l’Ómnium che hanno i loro leader ormai in galera.
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