Cassa integrazione in deroga, studi professionali a rischio esclusione

Valentina Brazioli

10 Dicembre 2013 - 16:12

Cassa integrazione in deroga per gli studi professionali: il decreto del Governo, che riordina gli ammortizzatori sociali, rischia, di fatto, di cancellare questa possibilità. Ecco come mai, e cosa potrebbe succedere.

Cassa integrazione in deroga, studi professionali a rischio esclusione

Cassa integrazione in deroga e impiegati degli studi professionali, un binomio al quale siamo poco avvezzi ma che è ormai una realtà consolidata nel nostro Paese, dove la crisi economica ha ormai raggiunto tutti i settori. E non siamo noi a dirlo, bensì i freddi numeri di un fenomeno in costante espansione.

La Cig in deroga negli studi professionali: i numeri del fenomeno

Nel 2012 circa 6 mila dipendenti degli studi professionali sono andati in cassa integrazione in deroga: un numero che può non sembrare particolarmente significativo, ma che ha comunque consentito agli impiegati in questione di vedersi retribuite ben 2 milioni di ore di lavoro che, a causa di una crisi sempre più stringente, non sarebbero state riconosciute loro. Inoltre, a preoccupare è il trend del fenomeno stesso: si è, infatti, registrato un aumento di ben il 40 per cento di cassaintegrati nel settore professionale rispetto al 2011. E anche l’andamento finora registrato nel 2013 non lascia adito a molte speranze: le ultime statistiche disponibili, elaborate da Confprofessioni su dati Inps, parlano infatti di un ricorso alla Cig in deroga, per i soli primi dieci mesi dell’anno, di ben 6 mila dipendenti. Numeri che preoccupano, quindi, ma che non sorprendono: di fronte al calo di fatturati e incarichi, spesso aggravati dal costante ritardo dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, anche gli studi professionali più blasonati sono stati costretti a mettere mano alle forbici, e i tagli più dolorosi, come spesso accade, hanno colpito proprio i più deboli.

Il decreto del Governo esclude gli studi professionali?

Del fatto che il Governo stesse lavorando a un decreto interministeriale sui nuovi criteri di concessione degli ammortizzatori in deroga, ne avevamo già parlato qualche tempo fa. Quello che però era sfuggito ai più, è che le nuove regole escluderebbero da questo tipo di tutela proprio i dipendenti degli studi professionali. Immediata è scattata la protesta delle associazioni di categoria, con il presidente di Conprofessioni, Gaetano Stella, che ha parlato chiaramente di:

Discriminazione economica e sociale.

Pur essendo comprensibile l’esigenza del Governo di porre un giro di vite alla Cig in deroga, che, dati del Ministero del Lavoro alla mano, solo quest’anno è costata allo Stato italiano ben 3 miliardi di euro, appare discutibile la scelta di tagliare via da ogni forma di tutela un settore economico piuttosto che altri, tra l’altro il meno oneroso da questo punto di vista: l’intero comparto degli studi professionali, infatti, non raggiunge nemmeno l’1 per cento delle ore coperte dalla Cassa integrazione in deroga, rappresentando in pratica solo lo 0,3 per cento di coloro che godono di questo ammortizzatore sociale.

Proprio per questi motivi, la presidente del Cup (Comitato unitario professioni) Marina Calderone, ha inviato una lettera al iministro del Lavoro, Enrico Giovannini, per sottolineare l’importanza di fornire adeguate tutele a un settore che, tra occupazione diretta e relativo indotto, offre lavoro a ben 3,9 milioni di persone.

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