Carlo Calenda e il futuro del centro: può essere lui il ponte tra Berlusconi e Renzi?

Alessandro Cipolla

11 Luglio 2017 - 14:30

Nonostante le smentite di rito, Carlo Calenda è sempre più al centro del futuro politico del paese: può essere lui l’anello di congiunzione tra Berlusconi e Renzi?

Carlo Calenda e il futuro del centro: può essere lui il ponte tra Berlusconi e Renzi?

In un panorama politico più che mai incerto, il ministro Carlo Calenda sta diventando ormai l’oggetto del desiderio bipartisan per cercare di fermare l’avanzata populista rappresentata dal fronte formato da Movimento 5 Stelle e Lega Nord.

Anche se lui si smarca e dice di pensare soltanto al proprio lavoro a capo del dicastero dello Sviluppo Economico, Calenda da giorni incassa gli apprezzamenti provenienti non solo da Forza Italia e Partito Democratico, sponda governativa, ma anche da Pier Luigi Bersani.

Una sorta di figura ponte che potrebbe quindi mettere d’accordo una vasta area trasversale della nostra politica, spinta a far fronte comune per fermare un ipotetico governo 5 Stelle appoggiato da Lega Nord e Fratelli d’Italia.

Tanti infatti sono gli scenari che potrebbero vedere protagonista Carlo Calenda prima ma soprattutto dopo le prossime elezioni, un voto quello del 2018 che mai come in questo momento assume sempre più la veste di autentico spartiacque per il destino del nostro paese.

La figura di Carlo Calenda

Cresciuto sotto l’ala protettiva di Luca Cordero di Montezemolo, nonostante la non elezione tra le fila di Scelta Civica nelle politiche del 2013, Carlo Calenda è stato prima vice ministro dello Sviluppo Economico, nominato da Letta, per poi diventare titolare del dicastero dopo le dimissioni della Guidi.

In poco più di un anno a capo del MiSE Calenda è riuscito a farsi apprezzare, nonostante si professi più un tecnico, da diverse forze politiche. Forza Italia lo ha infatti definito il miglior ministro del governo, con anche il feeling con Gentiloni che è molto forte.

Anche dallo scissionista Pier Luigi Bersani sono arrivate nei giorni scorsi parole di elogio per il ministro Calenda: “Apprezzo alcune cose da lui fatte, altre meno. Ha personalità e lo trovo in palla a differenza di molti altri”.

Silvio Berlusconi poi di recente aveva indicato proprio nel ministro uno dei possibili candidati premier non solo di Forza Italia, ma anche di tutta la coalizione di centrodestra. Un nome fatto assieme a quello di Sergio Marchionne e Mario Draghi, che comunque non ha fatto molto felice Matteo Salvini.

Calenda però è anche in cima ai pensieri dei centristi, in caso che Angelino Alfano decidesse di fare un passo indietro e magari puntare a governare la Sicilia. In quest’ottica, il ministro dello Sviluppo Economico potrebbe essere decisivo per far superare ad Alternativa Popolare la soglia di sbarramento del 3% e portare così i moderati in Parlamento.

Oltre a Berlusconi e Alfano, c’è anche il Partito Democratico che guarda con interesse alla sua figura. Come ribadito anche da Calenda stesso, c’è piena sintonia con il premier Gentiloni così come con altri apparati della maggioranza.

Il problema però è che Matteo Renzi non ha molto in simpatia il ministro, visto quasi come un potenziale rivale. Le strade però del Partito Democratico e di Carlo Calenda potrebbe intrecciarsi di nuovo attraverso sviluppi diversi.

I possibili scenari futuri

Mentre Forza Italia e Partito Democratico cercano di delineare al meglio le loro strategie, c’è un piccolo particolare che al momento sfugge a Berlusconi e a Renzi: se si votasse domani, le elezioni le perderebbero.

Stando agli ultimi sondaggi politici infatti, l’unico governo che potrebbe ottenere una maggioranza sarebbe quello formato dal Movimento 5 Stelle e dalla destra. La Lega Nord in particolare, è sempre più in crescita come dimostrano anche le recenti elezioni amministrative.

Se non dovesse cambiare la legge elettorale, cosa molto probabile, ecco che si andrebbe al voto con un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 3%. Non sarebbero previste poi coalizioni, ma solo liste dove potrebbero convergere più forze politiche.

Il sentore quindi è che alle prossime elezioni ognuno possa andare per conto proprio: Forza Italia, Lega Nord con Fratelli d’Italia, centristi, Partito Democratico, scissionisti con Pisapia e infine la sinistra radicale.

In questo scenario sarebbero necessarie delle intese post voto per far nascere un governo. Come detto, al momento i grandi favoriti sarebbero i 5 Stelle nel caso potessero godere dell’appoggio di Salvini.

Silvio Berlusconi come sempre è pronto a mettere in campo tutta la sua forza mediatica per guadagnare consensi, ma una crescita di Forza Italia potrebbe non bastare a dare vita ad un governo assieme al PD.

Ecco che allora potrebbe entrare in gioco Carlo Calenda in una duplice ipotesi. La prima è che il ministro si presenti alla guida dei centristi, riuscendo magari a portare il listone moderato oltre la soglia del 3% essendo più popolare al momento rispetto ad Alfano.

In questo caso, questo polo di centro potrebbe portare in dote i parlamentari necessari a dare vita a un governo dalle larghe intese, sempre a guida Renzi con Calenda che poi otterrebbe un ministero di peso.

La seconda ipotesi è quella che porterebbe invece a un clamoroso defenestramento di Matteo Renzi. Calenda infatti oltre che a Berlusconi non dispiace come visto anche a Bersani.

Visto i crescenti malumori interni al Partito Democratico dovuti alle linee guida imposte da Renzi, ci potrebbe essere una sorta di ribaltone con la riproposizione di una sorta di maggioranza simile a quella che sostiene al momento il governo Gentiloni.

A capo di questo esecutivo ci potrebbe essere sempre l’attuale premier oppure addirittura anche Calenda. Il tutto sta in questo caso nel vedere se ci potranno essere i numeri necessari.

In generale, alle prossime elezioni tutto dipenderà dal risultato del Movimento 5 Stelle: se i pentastellati dovessero riuscire a rimanere il primo partito senza cedere troppi voti alla Lega, allora ci sarà un governo proprio tra le due forze politiche.

Se invece i grillini dovessero crollare, ecco che allora non ci sarà nessuna ipotetica Terza Repubblica, con il nuovo governo che nascerà dalle larghe intese anche se adesso non è più così scontato che a capo ci debba essere per forza Matteo Renzi.

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it