Proteste in Francia per il caro benzina, ma il governo non arretra. Intanto in Italia i prezzi sono alle stelle
La protesta dei gilet gialli non sembra aver sortito alcun effetto sul governo francese che, dopo due giorni di scontri e blocchi, conferma la propria volontà di aumentare le tasse sui carburanti.
Le manifestazioni, che hanno interessato non solo Parigi ma l’intero Paese, con centinaia di blocchi ad oltranza sulle autostrade anche nella giornata odierna, hanno provocato un morto e 409 feriti, di cui 14 gravi, portando a 282 arresti. Nonostante questo bilancio arriva la conferma del governo. L’aumento delle tasse sul gasolio per 6,5 centesimi al litro e quelle della benzina per 2,9 centesimi, a partire dal primo gennaio prossimo, ci sarà.
Il governo va avanti, ma è sempre più impopolare
“In tema di fiscalità ecologica andiamo avanti sulla traiettoria prevista. Non farlo sarebbe incosciente”.
Lo ha dichiarato il ministro della Transizione ecologica, François de Rugy a Le Parisien, confermando l’entrata in vigore della tassa sul carburante dal 1° gennaio. L’accisa vorrebbe ridurre gli effetti del cambiamento climatico.
Intanto, nei sondaggi, la popolarità del presidente Emmanuel Macron subisce un nuovo calo nel mese di novembre, registrando ancora un segno meno. Ormai è solo un francese su quattro ad apprezzarne l’operato.
Secondo una ricerca Ifop, pubblicata oggi dal Journal du Dimanche, Macron tocca il suo minimo assoluto nei 18 mesi di presidenza, con il 25% di popolarità. Crolla di sette punti anche il primo ministro Edouard Philippe, al 34%. Gli intervistati che si dicono molto soddisfatti di Macron sono soltanto il 4%, il 21% è piuttosto soddisfatto. I piuttosto scontenti sono il 34%, mentre molto scontento è il 39% degli intervistati.
Proteste in Francia, ma in Italia i carburanti sono più salati
Proprio in relazione alle proteste francesi, l’Unione europea delle cooperative Uecoop ha diffuso un’analisi sui costi dei carburanti in Unione Europea, partendo dai dati Globalpetrolprices.com.
Dallo studio, riportato da Adnkronos, emerge che –in media- gli italiani pagano la benzina l’11,4% in più rispetto ai cugini francesi che possono risparmiare oltre 9 euro (9,4) a ogni pieno. Sul diesel lo scarto è della metà, pari a 5,36% e 4,4 euro al litro, con minori costi sempre a favore del Paese d’Oltralpe.
Anche con questi rincari annunciati dal governo,
“i carburanti francesi saranno, seppur di pochi centesimi, più convenienti di quelli italiani che rimangono ancora purtroppo quelli in media più cari al mondo con la benzina a 1,65 euro al litro e il diesel a 1,56 euro al litro, pur con differenze fra nord e sud, fra pompe private e quelle dei grandi marchi dell’energia”,
spiegano dall’Unione Europea delle Cooperative.
Il caro benzina danneggia soprattutto le 80mila cooperative italiane che operano nei settori più disparati: dai trasporti alla meccanica, dalla farmacia all’elettronica, dagli alimentari ai servizi di assistenza agli anziani e ai disabili con i trasporti e i servizi a domicilio.
I prezzi dei carburanti più elevati rispetto alle altre nazioni europee sono sempre stati uno degli elementi di svantaggio competitivo per l’economia italiana, nel nostro Paese l’88% delle merci viaggia su gomma.
“L’aumento della spesa energetica ha un doppio effetto negativo perché riduce il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie, ma aumenta anche i costi delle imprese”,
la conclusione dell’Uecoop.
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