Carabinieri di campagna e poliziotti di città: la riforma di Minniti non convince le Forze Armate

Simone Micocci

22 Agosto 2017 - 11:42

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Il Ministro dell’Interno conferma il progetto per la riorganizzazione delle Forze Armate: nuove competenze per Polizia e Carabinieri così da evitare le sovrapposizioni.

Carabinieri di campagna e poliziotti di città: la riforma di Minniti non convince le Forze Armate

Riforma delle Forze Armate, il Ministro dell’Interno Marco Minniti ha annunciato una riorganizzazione delle competenze per eliminare le sovrapposizioni tra Polizia di Stato e Carabinieri.

L’annuncio è arrivato nella giornata di Ferragosto, confermando quindi l’intenzione del Governo a procedere con la riorganizzazione delle Forze Armate prevista dalla Legge Madia prima del termine della legislatura. Ricordiamo che con la stessa Legge è stato disposto l’accorpamento della Forestale nei Carabinieri, sul quale pende il giudizio di costituzionalità della Consulta, mentre la Guardia di Finanza è diventata l’unica polizia del mare.

Entrambi i provvedimenti non sono stati esenti dalle polemiche, e probabilmente sarà così anche per quello che stabilisce le nuove competenze di Polizia e Carabinieri. Specialmente quest’ultimi, infatti, sono contrari ad una riorganizzazione dei ruoli visto che l’Arma verrebbe relegata ai margini del territorio, fuori dai capoluoghi di Regione che invece sarebbero di competenza della Polizia di Stato.

Una riorganizzazione che per il personale delle Forze Armate “non s’ha da fare”, mentre Minniti - con il solito decisionismo che lo contraddistingue - sembra intenzionato a portare avanti nei prossimi mesi.

Nel caso in cui dovesse riuscire nel suo intento come cambierebbero le Forze Armate? Quali sarebbero i nuovi compiti di Polizia e Carabinieri? Facciamo chiarezza.

Nuove competenze per Polizia e Carabinieri

Come annunciato da Marco Minniti, il Governo nelle prossime settimane lavorerà per pubblicare una direttiva che “declina le modalità con cui la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza dovranno coordinare l’espletamento dei rispettivi servizi in tutti quei settori affidati alla esclusiva competenza di una Forza di polizia, ovvero a più specialità in concorso tra loro”.

Obiettivo della riorganizzazione è evitare le sovrapposizioni, risparmiando sul budget per le Forze Armate. Per farlo verranno stabilite in maniera chiara le competenze di Polizia e Carabinieri, sulla base di “parametri oggettivi connessi alle condizioni socio-economiche, infrastrutturali, della criminalità comune ed organizzata, rilevabili in ogni singolo contesto”.

In base a questi criteri verrà stabilita l’esclusiva competenza della Polizia di Stato nel territorio dei capoluoghi di provincia, mentre i Carabinieri sarebbero dislocati sul resto del territorio. Insomma, carabinieri “in campagna” e poliziotti “in città”; un progetto che non convince il personale dell’Arma non favorevole al piano di allontanamento dalle città.

Contestualmente la riorganizzazione porterà ad un aggiornamento dei singoli piani di controllo del territorio, con il quale verrà effettuato una valorizzazione della Polizia Locale.

Perché la riorganizzazione non piace alle Forze Armate?

Non si può negare che il progetto annunciato da Minniti abbia un senso: la sovrapposizione delle forze di Polizia con l’Arma dei Carabinieri è infatti un problema di vecchia data e per quanto il personale dei due corpi si impegni giornalmente per non sprecare le risorse è inevitabile che ciò accada.

Allo stesso tempo però la riforma così come strutturata non piace alle Forze Armate - specialmente ai carabinieri - perché porta con sé più di qualche dubbio. Ad esempio, ci si domanda cosa ne sarà del personale dislocato sui vari territori: verrà trasferito? A che prezzo? È probabile che al risparmio previsto dallo Stato per la riorganizzazione bisognerà aggiungere degli oneri inattesi, alla luce ad esempio di quelle che saranno le richieste di risarcimento presentate dal personale trasferito.

E come abbiamo visto con l’ultima sentenza del Tar dell’Abruzzo, per questo tipo di vicende il giudice tende a tutelare la posizione del dipendente pubblico. Attuare questo progetto quindi potrebbe essere più difficile - e meno conveniente - del previsto; ecco perché potrebbero non esserci i tempi sufficienti per la sua realizzazione prima della scadenza della legislatura.

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