Gli esami di maturità 2013 si sono svolti in un clima di proteste e apprensione degli studenti, timorosi di doversi confrontare con il temuto bonus maturità, un bonus da 4 a 10 punti di cui servirsi per l’ammissione ai corsi di laurea a numero chiuso.
Un sistema considerato ingiusto e antimeritocratico perché “crea delle disparità nell’ingresso all’università” secondo le parole del Premier Letta che ha confermato la cancellazione del bonus già da quest’anno (in attesa di una riforma più equa) attraverso una misura contenuta nel decreto scuola, in funzione del quale serviranno circa 400 milioni di euro, coperti mediante l’incremento delle accise sugli alcoolici.
Cosa prevede il decreto scuola?
Il motore del decreto scuola è stato riconoscere e valorizzare il diritto allo studio, attraverso un vero e proprio welfare dello studente. L’obiettivo del del Governo è infatti quello di
“ricominciare a investire sulla scuola e l’istruzione dopo anni di tagli perchè‚ sono il centro per il rilancio del nostro Paese”.
Con queste parole Letta ha annunciato i provvedimenti in cantiere, definitivi o quasi:
- cancellazione del bonus maturità;
- riduzione delle spese per i libri scolastici con la possibilità di usufruire anche delle vecchie edizioni o del comodato d’uso (in base all’indicatore ISEE). A tale scopo il ministro Carrozza stanzierà 8 milioni di euro (2,7 milioni di euro nel 2013 e 5,3 milioni nel 2014) al fine di acquistare libri o dispositivi per la lettura di contenuti digitali (ebook);
- stanziamento di 15 milioni di euro per il prossimo anno per le borse di studio per “favorire il raggiungimento dei più alti livelli negli studi”:
- divieto di fumare sigarette elettroniche all’interno delle scuole per non incorrere in sanzioni pecuniarie;
- piano assunzioni per il prossimo triennio di circa 69.000 docenti e 16.000 posti per il personale ATA. In particolare si parla dell’assunzione di circa 26.000 docenti di sostegno a tempo indeterminato. Cambia invece l’assunzione dei presidi, che verranno scelti ogni anno mediante “corso-concorso di formazione della Scuola nazionale dell’Amministrazione”;
- programmi didattici sperimentali, come il “prolungamento dell’orario scolastico per gruppi di studenti, con particolare riferimento alla scuola primaria”;
- wifi nelle scuole;
- possibilità per le Regioni di stipulare mutui trentennali con la Bei (Banca di sviluppo del consiglio d’Europa) e la Cdp (Cassa Depositi e prestiti) per interventi di sicurezza, ristrutturazione o costruzione di nuove scuole;
- stanziamento di 5 milioni di euro (spalmati tra il 2013 e il 2014) per progetti contro la dispersione scolastica;
- estensione del permesso di soggiorno in funzione della durata del percorso di studi e/o formazione professionale in Italia;
- ingresso gratuito per gli insegnanti nei musei italiani (per finalità formative);
- reintroduzione della geografia negli istituti tecnici e professionali;
- borse di studio per l’alta formazione coreutica.
La ratio del decreto si sposa con tre parametri:
- diminuire i costi a carico delle famiglie italiane per trasporti e pasti e trasporti;
- valutare le condizioni economiche degli studenti in base all’ISEE;
- valorizzare la meritocrazia mediante la valutazione scolastica.
Un nuovo inizio?
Il decreto scuola corre sulla scia delle parole del ministro Carrozza che durante il Forum Ambrosetti di Cernobbio ha dichiarato necessaria un’evoluzione socio-politica:
"La politica ha fatto tanto male alla scuola negli ultimi trent’anni. Oggi abbiamo una classe dirigente omologata, invecchiata, che ha studiato negli stessi posti, veste uguale, parla solo italiano.Ci sono poche donne, pochissimi stranieri. Con questa classe dirigente non usciremo dalla crisi".
Fermamente contraria nel "dare persa l’Italia", il ministro, che inaugurerà l’inizio dell’anno scolastico a Casal di Principe, ha aggiunto:
"Non voglio più che gli studenti italiani arrivino a 25 anni senza aver mai lavorato un solo giorno nella loro vita".
Forse non lo vorrebbero neanche loro...
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