Le piattaforme di consulenza finanziaria possono aiutare chi ha scarse conoscenze dei mercati, ma ci sono rischi evidenti. Lo studio di Banca d’Italia.
Meglio investire in azioni o in obbligazioni? Scegliere un conto deposito o un fondo comune? Ovviamente, non esistono risposte certe e valide per tutti. E mentre cresce rapidamente la disponibilità di strumenti finanziari, si temono i rischi delle proprie scelte: lo sanno bene i consulenti finanziari, chiamati a fugare dubbi e a fornire le giuste informazioni ai potenziali investitori, mettendoli in guardia dai pericoli di un portafoglio poco diversificato.
Si capisce quindi che la consulenza è preziosa. In alcuni casi, ha un costo insostenibile e può rappresentare una barriera che impedisce a tanti di partecipare ai mercati. Cosa accadrebbe, allora, avendo a disposizione una consulenza più economica, basata su algoritmi e piattaforme digitali e con un input umano minimo o addirittura assente? La domanda è interessante soprattutto se rivolta al contesto italiano, notoriamente all’insegna di una bassa partecipazione ai mercati finanziari. La risposta è che i cosiddetti robo advisor sono già tra noi, tra opportunità e insidie.
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