Brexit: serve l’ok dal Parlamento? Al via le udienze alla Corte di Londra

Flavia Provenzani

05/12/2016

05/12/2016 - 14:29

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Iniziano le udienze all’Alta Corte di Londra sulla Brexit e l’attivazione dell’Articolo 50 e la necessità dell’approvazione del Parlamento.

Brexit: serve l’ok dal Parlamento? Al via le udienze alla Corte di Londra

Brexit: serve l’ok del Parlamento per attivare l’articolo 50 e uscire dall’Unione Europea? Dalle udienze di questa settimana presso l’Alta Corte conosceremo la risposta.

Al via oggi, lunedì 5 dicembre 2016, le udienze presso la Corte Suprema di Londra sulla questione uscita a inizio novembre. Il Governo di Theresa May deve avere l’approvazione del Parlamento per attivare la Brexit e l’articolo 50? Sta alle udienze in programma quattro giorni fino a giovedì dare la risposta.

Infuria il contrasto nel Regno Unito sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
Il Governo della May ha fatto ricorso, e questa settimana verranno ascoltate le parti, mentre il verdetto ufficiale sulla necessità che il Governo inglese debba necessariamente approvare Brexit e articolo 50 prima di procedere lo conosceremo a inizio gennaio.

Le udienze presso le sale dell’Alta Corte di Londra saranno trasmesse in diretta, come d’uso nel Regno Unito.

La promessa del neo primo ministro Theresa May di attivare l’articolo 50 entro marzo 2017 è a rischio.
Il Parlamento potrebbe rallentare la tempistica necessario per procedere con l’iter burocratico necessario all’uscita dall’Unione Europea, ma anche addirittura bloccare e annullare il risultato del referendum Brexit dello scorso 23 giugno.

Tutto nasce da Gina Miller, imprenditrice e filantropa inglese che ha lottato per l’azione legale per far sì che sia il Parlamento, come previsto, a prendere le decisioni importanti per il Regno Unito.

Per la Brexit servirà l’approvazione del Parlamento, forse. Il piano del primo ministro Theresa May di attivare a marzo 2017 il processo di due anni per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea subisce una battuta d’arresto.

Il Regno Unito deve ricevere l’ok dal voto del Parlamento prima di dare inizio al conto alla rovescia di due anni per la Brexit. È questa la decisione annunciata dalla Corte suprema di Londra, la cui udienza di appello richiesta dal Governo avrà luogo il mese prossimo.

L’appello all’articolo 50 e il successivo via al processo di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea cambierebbe «inevitabilmente» il sistema giuridico senza l’approvazione del Parlamento - come riferito dal giudice capo inglese John Thomas nella mattinata di giovedì.

L’osservazione comporta senza dubbio una battuta d’arresto al piano del primo ministro Theresa May, che aveva previsto l’appello all’articolo 50 del Trattato di Lisbona entro marzo 2017.

La sentenza circa la necessità di un voto parlamentare prima di procedere con l’avvio delle procedure per la Brexit ha portato una nuova ondata di polemica nello scenario politico e finanziario di Londra.

La sterlina - la valuta con la performance peggiore ad ottobre - è salita ai massimi di tre settimane contro il dollaro mentre gli esponenti politici, indipendentemente dalle fazioni, si interrogano se la sentenza riuscirà davvero ad alterare i piani della May.

Per Brexit serve ok da Parlamento inglese

Solo il Parlamento ha il potere di dare il via alla Brexit notificando a Bruxelles l’intenzione del Regno Unito di lasciare l’Unione Europea, ha stabito l’alta corte inglese.
La sentenza, emesso dall’esponente di spicco della Giustizia per i Lord, Lord Thomas di Cwmgiedd, rischia di rallentare le tempistiche burocratiche necessarie per l’abbandono del Regno Unito ed è un enorme passo indietro per Theresa May, che aveva previsto il via delle procedure a marzo del prossimo anno.
Secondo il capo della Giustizia dei Lord «la regola più fondamentale della costituzione del Regno Unito è che il Parlamento è sovrano ».

Un portavoce del governo ha riferito che i ministri inoltreranno un appello alla corte suprema contro la decisione. L’udienza si terrà il 7-8 dicembre.

"La corte non accetta la tesi sostenuta dal governo. Non c’è nulla nella legge del 1972 sulle Comunità europee che lo sostiene. Nella sentenza del tribunale la tesi è in contrasto con il linguaggio utilizzato dalle legge del parlamento nel 1972, con i principi fondamentali della sovranità del Parlamento e con l’assenza di diritto da parte della corona di modificare il diritto interno tramite l’esercizio dei suoi poteri prerogativi",

ha dichiarato Lord Thomas di Cwmgiedd.

A meno di un rovesciamento in appello alla corte suprema, la sentenza rischia di sgretolare i piani del governo per la Brexit poiché l’intero processo dovrà prima essere soggetto ad un controllo parlamentare completo.

La reazione degli attivisti Brexit

Gli avvocati del governo credono che la volontà del popolo, che ha votato in maggioranza per lasciare l’Unione Europea al referendum di giugno, debba essere rispettata incondizionatamente.

Ma la Corte di Giustizia dichiara:

"Il governo non ha potere sotto prerogativa della corona di dare comunicazione ai sensi dell’articolo 50 a nome del Regno Unito per uscire dall’Unione Europea."

Il segretario al commercio internazionale, Liam Fox, ha dichiarato che il governo è molto deluso dalla decisione dell’Alta Corte, ma ha aggiunto che «il governo è determinato a rispettare il risultato del referendum».

Il leader di UKIP, Nigel Farage, si è detto irritato dalla decisione.

"Ho paura che un tradimento possa essere a portata di mano...temo che ora verrà fatto ogni tentativo per bloccare o ritardare l’attivazione dell’articolo 50. Se fosse così, non hanno idea del livello di rabbia che provocheranno tra la popolazione".

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