È stato importante l’appello di David Davis che chiede di mostrare flessibilità e volontà di fare accordo ma l’Ue non lo ha raccolto. Il sondaggio della Kpmg ci dice che l’Europa cambierà.
Dopo la pausa estiva è iniziato il terzo round dei negoziati sulla Brexit fra l’Unione europea e il Regno Unito. Si concluderà il 31 agosto ma al momento non c’è un solo tema sul quale, al momento s’intende, si possa pensare che ci sarà un accordo.
Nelle sessioni precedenti, a giugno sono stati affrontati gli aspetti organizzativi dei negoziati e a luglio sono state identificate le aree di convergenza e divergenza su ambiti come i diritti dei cittadini Ue che risiedono nel Regno Unito, per la sessione di agosto l’obiettivo dovrebbe essere di chiarire le posizioni sulle tre questioni chiave ma non si intravvede nessuna convergenza sui diritti dei cittadini Ue presenti nel Regno Unito dopo la Brexit, niente neanche sulla frontiera con l’Irlanda e naturalmente il mercato comune della Ue a quanto pare non sarà disponibile per la Gran Bretagna.
Sull’accordo finanziario, dopo le notizie smentite non c’è ancora neanche un’ipotesi di pre-accordo. Al riguardo appare chiaro che l’UE non spera certo in un accordo sui costi effettivi in relazione ai trattati Ue che il Regno Unito dovrà pagare per la Brexit ma si coglie bene che vuole stabilire una metodologia sufficientemente dettagliata che dia agli Stati membri la garanzia del rispetto degli impegni assunti dai britannici per quello che è stato il bilancio dei 28 paesi Ue. Ovviamente non è una questione solo di contabilità, è anche una scelta politica della Ue: la Brexit deve avere un costo e anche notevole.
La fase più corposa del negoziato sarà a settembre ma intanto il ministro per la Brexit britannico David Davis ha lanciato un forte appello all’Ue chiedendo più flessibilità, in pratica una maggiore volontà di compromesso. L’Ue non lo ha raccolto e al riguardo nessuna dichiarazione ha rilasciato il capo negoziatore Michel Barnier. Il ministro della Brexit chiede anche che le discussioni siano più ampie e comprendano anche le future relazioni commerciali tra Londra e il blocco. Al riguardo il Daily Telegraph scrive che l’Ue, che non vuole affrontare questo argomento, potrebbe cambiare posizione per una serie di pressioni in arrivo da parte di alcuni Paesi Ue, fra cui la Francia, che vorrebbero invece discuterne già dall’inizio di ottobre. Vedremo.
Sia l’Ue e sia il Regno Unito ritengono che il rischio di fallimento dei negoziati aumenta se si rimanderà ulteriormente la questione dell’accordo finanziario anziché gestirla e farne un accordo. Per la questione irlandese si ritornerà a concentrarsi sul famoso accordo del Venerdì Santo che pose fine al conflitto armato in Irlanda del Nord e su quella che è diventata l’area comune di viaggio fra l’Irlanda e le sei contee dell’Irlanda del Nord che sono sotto il controllo diretto del Regno Unito.
Intanto è stato reso noto un sondaggio realizzato dalla Kpmg, network di società indipendenti affiliate con la denominazione "Kpmg International Cooperative" di diritto svizzero specializzata nella revisione, organizzazione contabile, consulenza manageriale, servizi fiscali nonché legali e amministrativi. Circa un milione di cittadini Ue che lavorano nel Regno Unito pensano, o già progettano, di lasciare il Paese dopo la Brexit.
Si legge che si tratta in gran parte di persone altamente specializzate e quindi si tratta di professionalità pregiate che sono in possesso di diploma di laurea e anche di dottorato. La ragione sarebbe che si sentono "meno benvenuti e apprezzati" e chiaramente dopo il referendum sul divorzio britannico dall’Ue e anche che il Regno Unito non è più quel luogo che li aveva attratti. Molti di loro a quanto pare sono pro Ue e contrari alla Brexit.
Il sondaggio comunque presenta tensioni già note e chiaramente si sta preparando una mobilità post Brexit verso l’Ue che cambierà l’Europa anche perché gradualmente si stanno presentando situazioni che peseranno molto sui cittadini Ue che lavorano nel Regno Unito come quelle del trasporto aereo tra Regno Unito e paesi dell’Ue. Recentemente l’amministratore delegato della Ryanair, Michael O’Leary, in un intervento a Madrid, riportato da Bloomberg, ha affermato:
“Il governo britannico è nel caos totale sulla Brexit ed è incapace di dare delle risposte.”
Chiaramente si riferisce al fatto che esiste un rischio reale di non avere più voli tra la Gran Bretagna e l’Unione Europea se con la Brexit non si negozieranno anche accordi bilaterali con i singoli Paesi simili all’accordo “Open Sky” che permette alle compagnie aeree della Ue di volare senza restrizioni tra i Paesi che ne fanno parte.
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