Il bla bla di Greta vale 150 trilioni da qui al 2050. Cioé, 5 trilioni di Qe verde l’anno

Mauro Bottarelli

27 Ottobre 2021 - 11:12

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Bank of America pubblica «Transwarming world», enciclopedico studio dedicato alla politica Net Zero e al futuro ESG della monetizzazione del debito. Non senza un inquietante sospetto sull’inflazione

Il bla bla di Greta vale 150 trilioni da qui al 2050. Cioé, 5 trilioni di Qe verde l’anno

Da qualche settimana, la retorica ambientalista e della transizione verde ha incontrato sulla sua strada un ostacolo inaspettato: il caro-energia. Bollette alle stelle per famiglie e imprese, salassi ai distributori di benzina e prospettive di scontri geopolitici sulle forniture strategiche di gas hanno fatto traballare l’impalcatura apparentemente granitica dell’imperativo ESG. Insomma, lotta al cambiamento climatico sì ma attenzione a correre troppo, perché si rischia di far deragliare una ripresa che già la crisi della supply chain e i continui stop-and-go della pandemia hanno rallentato a livello globale in maniera netta.

Una prima conferma del nuovo trend è all’orizzonte, poiché se al G20 in programma a Roma questo weekend sfilerà il popolo dei FridaysForFuture, da lunedì prossimo e per 12 giorni a Glasgow andrà in scena COP26, l’appuntamento clou per l’universo green, chiamato a far confrontare galassia dell’ambientalismo, mondo politico, economia e settore finanziario. Sarà per anticipare questa concentrazione di concetti ed eventi e offrire un punto di vista provocatoriamente iconoclasta che Bank of America ha pubblicato l’ultima delle sue enciclopediche Thematic Research dal titolo decisamente evocativo: Transwarming World, gioco di parole che unisce in un neologismo da crasi pubblicitaria il tema del surriscaldamento globale con quello della trasformazione dell’approccio energetico in base ai criteri ESG.

Questa tabella

Numeri, percentuali e cifre della Net Zero policy in 12 grafici Numeri, percentuali e cifre della Net Zero policy in 12 grafici Fonte: Bank of America

mostra il profilo decisamente imponente che questa ricerca (114 pagine) offre a livello di compendio per chi cerca dati, percentuali, numeri e prospettive. Insomma, tutto il contrario del bla bla dei politici denunciato recentemente da Greta Thunberg nella sua visita in Italia per la Pre-COP26 tenutasi di Milano. Ed ecco che qualcosa sembra mettere ancora più a rischio la tenuta ideologica dell’approccio green. A detta di Bank of America, dietro alla sovra-esposizione mediatica e social della tematica ci sarebbe una ragione tanto prosaica quanto esiziale: 150 trilioni di dollari in investimenti nei prossimi 30 anni. Tradotto, 5 trilioni l’anno che equivalgono al doppio dell’attuale Pil mondiale.

La banca d’affari non ha dubbi: la cosiddetta transizione energetica garantisce un flusso ininterrotto di investimenti basati su tassazione e debito, i quali - a loro volta - offrono alle Banche centrali materiale open-ended per un costante livello di monetizzazione del debito. Stiamo parlando, riferendoci alla cifra messa in campo da Bank of America come investimento annuale da qui al 2050, dell’intera base di tassazione statunitense o 3 volte il livello di stimolo economico e monetario messo in campo contro il Covid. Solo da qui al 2030. E la banca d’affari Usa non ha tratto le proprie conclusioni in base a dati campati per aria: quel calcolo deriva dalle proiezioni dell’IEA (International Energy Agency), la quale potrebbe addirittura essersi concessa il lusso di operare su cifre arrotondate per difetto.

Uno studio di BloombergNEF, il provider di analisi sulle commodities dell’agenzia di stampa Usa, ritiene infatti che i costi per infrastrutturazione e fornitura di energia in un contesto che punti alla transizione verso il Net Zero sulle emissioni sia di 175 trilioni in 30. Quindi, 5,8 trilioni ogni 12 mesi. Tre volte l’ammontare investito ad oggi. Ma ecco che Bank of America apre uno scenario ancora più interessante, quando analizza l’impatto economico diretto della rivoluzione ESG e pone l’accento su un tema di stringente attualità: l’inflazione. La risposta? Sta in questo grafico

Impatto delle varie percentuali di assorbimento di green bond sull'inflazione Impatto delle varie percentuali di assorbimento di green bond sull’inflazione Fonte: Bank of America

e nelle conclusioni della ricerca: l’acquisto di green bond potrebbe sostanziarsi in uno shock sulle dinamiche dei prezzi quantificabile fra l’1% e il 3%.

Ed eccoci alle risultanze del grafico, il quale fa riferimento a tre scenari ipotizzati dagli analisti rispetto al grado di intervento delle Banche centrali nel processo di monetizzazione del debito green. Il primo prevede il sussidio pressoché totale delle spese infrastrutturali per la decarbonizzazione (di fatto, stampare direttamente moneta in quello che si prospetterebbe come un Qe green trentennale), il secondo la monetizzazione solo di una metà delle emissioni e il terzo solo di un quinto delle stesse. Il grafico parla chiaro: se l’ipotesi di un 20% di assorbimento diretto dei bond green pare in grado di garantire un approccio quasi neutrale a livello di dinamiche dei prezzi, salendo dal 50% in su l’impatto a livello di inflazione si fa decisamente meno benigno. E, di fatto, pressoché strutturale, ragionando su un arco temporale di lungo termine come 30 anni.

La conclusione cui giunge la ricerca? It’s all about greenlighting the biggest QE episode in history! Di fatto, l’amplificazione totale del concetto di greenwashing: non si tratta più di millantare per ambientalmente sostenibile ciò che in realtà non lo è, al fine di sfruttare l’onda, bensì di operare in modo pervasivo e sistemico attraverso uno schema che crei liquidità attraverso un’emergenza permanente e di lungo periodo, esattamente come il Covid ha permesso un’iniezione globale da 30 trilioni di dollari da parte di Banche centrali e governi. Ma se il virus, prima o poi, verrà debellato, qui i profili sono quelli della lunga marcia di stampo maoista: l’arco temporale è già deciso, ci si muove su un percorso culturale a livello economico e finanziario che ha come base 30 anni di politiche espansive. Garantiti e su base mondiale coordinata. Praticamente, la fonte dell’eterna monetizzazione.

Nel processo di formazione della quale, cadranno dalle tasche dei governi anche cicliche iniezioni di argent de poche sotto forma di prodromi di helicopter money: sussidi a pioggia, redditi di sostegno, cittadinanza, disoccupazione o povertà. Fino al capolavoro finale: il reddito universale, materiale di scarto del più enorme esperimento di finanziamento diretto dei deficit della storia. Sorge un dubbio, dopo aver letto le 114 pagine dello studio: la retorica sulla transitorietà dell’attuale inflazione sposata dalle Banche centrali per mesi, in grado di far galoppare i prezzi ai livelli attuali, era forse uno stress test prodromico al new normal che ci attende? Inflazione mitigata a livello di sostegno del potere d’acquisto da un po’ di MMT, il tutto in nome della salvezza dei pinguini e delle foche e senza bisogno di reali aumenti nelle dinamiche salariali? Se sì, Faust era un dilettante.

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