Biden si inventa il «ministero della Verità» per il panico da Twitter. Cosa cela Musk?

Mauro Bottarelli

3 Maggio 2022 - 20:37

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Causa guerra e in vista del midterm, nasce il Disinformation Governance Board per contrastare le fake news. Casualmente, dopo l’Opa del patron di Tesla. E guidato da un’ex advisor del governo ucraino

Biden si inventa il «ministero della Verità» per il panico da Twitter. Cosa cela Musk?

La disinformazione russa deve essere come il raffreddore stagionale. Si diffonde nell’aria e contagia senza pietà. Difficile trovare altra spiegazione a quanto anticipato da Politico, cioè la nascita in seno al Department of Homeland Security (DHS) statunitense del Disinformation Governance Board, struttura il cui scopo sarà quello di contrastare la disinformazione in vista delle elezioni di mid-term di novembre. E restare in vigore anche dopo. Insomma, Joe Biden ha deciso di dare vita al Ministero della Verità, come immediatamente il web ha ribattezzato la nuova creatura, addirittura con tanto di falso profilo Twitter, come mostra l’immagine.

Caricatura del falso profilo Twitter per il neonato Disinformation Governance Board Caricatura del falso profilo Twitter per il neonato Disinformation Governance Board Fonte: Web

E non è un caso. Perché l’accelerazione al riguardo si è sostanziata subito dopo l’Opa di Elon Musk sul social network, decisione che ha letteralmente gettato nel panico buona parte dell’establishment a stelle e strisce. E fatto la gioia del patron di Tesla, il quale proprio attraverso Twitter da un paio di giorni sta giocando al gatto con il topo, come mostrano queste incursioni:

se infatti Elon Musk in prima battuta bolla come orwelliana la decisione della Casa Bianca, il secondo tweet appare ancora più sarcastico nel sottolineare il clima di nervosismo che alberga a Capitol Hill. Il Wall Street Journal, infatti, ha sposato del tutto la teoria del complotto, sostenendo in un articolo-retroscena del 1 maggio scorso come dietro la decisione del patron di Tesla ci sarebbe una cricca ombra.

Paranoia. O forse qualcosa di diverso. E di più serio. Nella fattispecie, il timore che una mina vagamente come Elon Musk possa togliere la museruola al social network, la stessa che - ad esempio - ha visto calare una censura senza precedenti sulla vicenda relativa al famoso laptop del figlio di Joe Biden e ai suoi affari in Ucraina. Ed ecco che i dubbi rispetto a timing e profilo dell’operazione verità lanciata da Pennsylvania Avenue vanno a sbattare proprio a quel Paese martoriato. E oggi al centro della disputa geopolitica ed economica mondiale. Alla guida del Disinformation Governance Board ci sarà infatti Nina Jankowicz, il cui curriculum di studi e professionale parla di una cattedra da assistente al Wilson Center con specializzazione proprio in tecniche di disinformazione e, soprattutto, un ruolo da advisor presso il ministero degli Esteri di Kiev in seno a un’iniziativa patrocinata dalla Fulbright-Clinton Public Policy Fellowship. Infine, può vantare la supervisione di programmi relativi a Russia e Bielorussia per il National Democratic Institute, di fatto sigla-ombrello della attività di intelligence statunitense nei Paesi dell’Est, al pari del National Endowment for Democracy. Detto chiaramente, la Cia e il Dipartimento di Stato sotto mentite spoglie.

Insomma, in nome della lotta contro le fake news della disinformazione russa e casualmente a ridosso dell’Opa di Elon Musk di Twitter, l’America pare scoprire le gioie della censura. E la sua oggettiva comodità, quantomeno quando occorre combattere una guerra. Sia politica come le elezioni di mid-term di novembre, sia bellica. Perché queste immagini

Testo della nuova versione dell'Authorization for Use of Military Force (AUMF) Testo della nuova versione dell’Authorization for Use of Military Force (AUMF) Fonte: House of Representatives
Testo della nuova versione dell'Authorization for Use of Military Force (AUMF) Testo della nuova versione dell’Authorization for Use of Military Force (AUMF) Fonte: House of Representatives
Testo della nuova versione dell'Authorization for Use of Military Force (AUMF) Testo della nuova versione dell’Authorization for Use of Military Force (AUMF) Fonte: House of Representatives

mostrano le tre pagine di cui si compone la nuova versione del Authorization for Use of Military Force (AUMF) appena presentata dal deputato repubblicano dell’Illinois, Adam Kinzinger e che, in caso fosse approvata, si tramuterebbe in un Bill che garantirebbe al Presidente il potere di inviare truppe statunitensi all’estero in difesa di un Paese alleato (nella fattispecie l’Ucraina ma anche un membro Nato eventualmente attaccato dalla Russia), in caso Mosca utilizzasse armi chimiche, biologiche o nucleari.

Di fatto, un assegno in bianco per muovere guerra, poiché il via libera al Bill presuppone anche la luce verde automatica del Congresso alle iniziative militari decise della Casa Bianca, eliminando il filtro parlamentare fra Presidente e Pentagono. Probabilmente è solo un’impressione, visto che la grande stampa non ha ritenuto nessuna di queste notizie degna di nota ma negli Usa sembra imperare un pericoloso nervosismo. Molto pericoloso.

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