Befera: Riforma Catasto? Indispensabile. Ecco perchè

Valentina Pennacchio

05/06/2013

Befera: Riforma Catasto? Indispensabile. Ecco perchè

Entro fine agosto il Governo Letta deciderà (in teoria) sulla riforma del catasto, che secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera ormai non è più rinviabile alla luce di un Catasto Edilio Urbano nato ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, nel 1939, ed entrato in vigore nel 1962.

In audizione al Senato, presso la commissione Finanze sulla tassazione degli immobili, Befera ha assicurato che ci sarà la massima collaborazione e disponibilità da parte dell’Agenzia delle Entrate, ma:

L’orizzonte temporale dell’intera operazione di una siffatta revisione non potrà che essere pluriennale e, presumibilmente, non inferiore ai cinque anni, anche se una stima più precisa dei tempi e delle risorse, umane e finanziarie, necessita di ulteriori analisi e approfondimenti”.

Il patrimonio immobiliare italiano

Nel testo dell’audizione si danno alcune cifre sulla consistenza del patrimonio immobiliare italiano:

“La Banca d’Italia, con riferimento alle abitazioni, ai fabbricati non residenziali e ai terreni, stima un valore della ricchezza patrimoniale pari a circa 5.600 miliardi di euro, quasi 3,6 volte il PIL italiano”.

Ecco qualche cifra:

  • il maggior numero di unità immobiliari sono abitazioni: 34 milioni, per una rendita catastale complessiva di oltre 16 miliardi di euro;
  • il numero degli immobili a destinazione commerciale e pertinenze: oltre 25 milioni, per una rendita catastale complessiva di oltre 5,8 miliardi di euro;
  • immobili a destinazione speciale (es. capannoni industriali, alberghi): 1,4 milioni, per una rendita catastale complessiva di oltre 10 miliardi di euro.

Riforma catasto: indispensabile

Occorrono 5 anni per “un prodotto ottimo e che funzioni”, eliminando complicazioni e iniquità, acuite dall’IMU. L’obiettivo della riforma del catasto è duplice: semplificazione, ci sono troppe imposte e troppe basi imponibili, e equità. Befera ha così sostenuto la necessità della riforma catasto:

Non è mai stata attuata una revisione generale del classamento, per aggiornare e perequare i redditi delle singole unità immobiliari e, di conseguenza si è prodotto, nel tempo, un progressivo scollamento tra la realtà dei valori catastali e i valori del mercato immobiliare. L’insieme delle distorsioni ha effetti sul livello di equità della tassazione”.

Infatti:

“Con l’introduzione dell’IMU e la rivalutazione dei coefficienti che consentono il passaggio dalle rendite catastali (rimaste invariate) ai valori imponibili patrimoniali degli immobili si è ridotta ovviamente la distanza tra questi ultimi e i corrispondenti valori di mercato, ma, d’altra parte, è aumentata l’iniquità”.

Insomma, finchè non si attuare la riforma del catasto e le rendite immobiliari rimarranno quelle attuali, qualsiasi imposta sulla casa sarà iniqua. In particolare, l’esigenza della riforma nasce da una serie di motivi:

  • inadeguatezza delle attuali categorie catastali;
  • zone censuarie troppo ampie;
  • periodo di riferimento di oltre venti anni fa (l’ultima revisione delle tariffe d’estimo risale al 1990);
  • persistenza di classamenti effettuati in fase di impianto del sistema catasto;
  • lo strumento selettivo per accedere alle prestazioni di welfare è l’ISEE, che si determina anche mediante il patrimonio immobiliare valutato su base catastale.

Ne consegue che l’iniquità della valutazione catastale si traduce nell’iniquità rispetto all’accesso alle prestazioni di welfare.

Parallelamente alla riforma del catasto si dovrà procedere con:

  • l’allineamento tra Catasto terreni e Catasto edilizio urbano;
  • la costituzione di un archivio dei fabbricati per identificare le unità immobiliari mediante l’edificio o il fabbricato a cui appartengono;
  • completamento banca dati planimetrie e calcolo superfici.

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